Incontro con l’autrice: Francesca Manfredi.

10/01/2018 in Attualità
A Lazise
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“Un buon pos­to dove stare”, la pri­ma fat­i­ca let­ter­aria del­la scrit­trice Francesca Man­fre­di, vincitrice del Pre­mio Campiel­lo Opera Pri­ma, pre­cisa­mente la cinquantac­inques­i­ma edi­zione ed è sta­to pre­sen­ta­to a Pacen­go, al cen­tro polifun­zionale di Via Croce con un buon suc­ces­so. E’ sta­to il sec­on­do appun­ta­men­to del­la rasseg­na “Lazise tra le pagine” pro­mosso dal­la Comu­nale in stret­ta col­lab­o­razione con la coop­er­a­tive Char­ta che da alcu­ni mesi gestisce la bib­liote­ca col­lo­ca­ta nel­la ex scuo­la mater­na di Colà.

L’autrice, incalza­ta dalle domande del­la bib­liote­caria Ilar­ia Baz­er­la, ha rispos­to con grande gar­bo e nat­u­ralez­za a tut­ti i que­si­ti posti ed ha quin­di svis­cer­a­to ogni pie­ga del suo lavoro che è com­pos­to da undi­ci rac­con­ti che han­no per pro­tag­o­nisti per­sone comu­ni, immerse in situ­azioni all’ap­paren­za ordi­nar­ie, ma  che nascon­dono inqui­etu­dine, mis­tero ed ambiguità.Episodi che pos­sono sem­brare una sor­ta di appun­ti di viag­gio ma che di fat­to ren­dono immag­i­ni e situ­azioni ognuna diver­sa e par­ti­co­lare.

La scrit­trice, classe 1988, quin­di giovanissima,è allie­va del­la Scuo­la Hold­en diret­ta da Alessan­dro Bar­ic­co e sta già lavo­ran­do ad un roman­zo che vedrà la luce nei pri­mi mesi del prossi­mo anno. Un genere nuo­vo rispet­to alla serie di rac­con­ti inser­i­ti nel libro che ha pre­sen­ta­to a Pacen­go che è sta­to pub­bli­ca­to per i tipi del­la casa editrice La Nave di Teseo.

“Si è sta­ta una emozione for­tis­si­ma ved­er­si nel­la vet­ta del Pre­mio Campiel­lo, alla pri­ma mia fat­i­ca, all’e­sor­dio — ha sot­to­lin­eato Francesca Man­fre­di — e questo sia mer­i­to soprat­tut­to di quan­to ho appre­so alla scuo­la di Bar­ic­co che com’è noto è uno scrit­tore di tal­en­to. Ave­vo già pub­bli­ca­to del­la su Il Cor­riere del­la Sera e su Linus, ma un libro vero e pro­prio no. Questo lo è. Anche se con rac­con­ti. Uno stile poco usato, non tan­to di moda in Italia, men­tre nei pae­si anglosas­soni si.”

Ha incon­tra­to il favore del pub­bli­co, di quel­lo più gio­vane, più avvez­zo alla con­ci­sione, alle sto­rie bre­vi, mag­a­ri sen­za una fine ed una con­clu­sione ovvia o delin­ea­ta. “Questi rac­con­ti infat­ti las­ciano pen­sare il let­tore — con­clude l’autrice — ed ognuno ha una sua sto­ria a se; non han­no un filo che li col­le­ga. Las­ciano immag­i­nazione e cre­ativ­ità al let­tore.”

Ser­gio Baz­er­la

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