Il presidente della Comunità del Baldo è al corrente. Sa di Prada e del suo acquedotto a secco. Sa di Zappalà e dei suoi svariati tentativi per trovare una soluzione. Sa dei residenti e dei turisti che continuamente scrivono per sollecitare interventi. Luigi Castelletti sa. E forse adesso – giuntagli voce della decisione del sindaco di Brenzone di appellarsi alla giustizia – ha trovato la strada giusta per mettere fine al disservizio. «Ho incaricato un tecnico», spiega, «perchè studi il sistema migliore per venire a capo di questa faccenda, che in effetti va avanti da troppo tempo e che non è mai stata affrontata con la volontà di trovare soluzioni definitive. Bisogna precisare che a Prada non è che manchi l’acqua, perchè c’è, semplicemente non arriva. Che fare, allora? Solo questo: individuare il modo per spingerla fin lassù perchè le pompe attuali non sono abbastanza potenti. È tutta la fascia alta del comprensorio ad essere penalizzata e credo che con il lavoro di questo tecnico incaricato ad hoc per l’estate si dovrebbe arrivare a capo di qualcosa». Sulla scia di quanto suggerito da Zappalà, anche il presidente della Comunità è convinto – nell’interesse di tutti i Comuni, non solo di Brenzone – della necessità dell’automazione dell’acquedotto tramite telecontrollo. «Visto che a Prada l’acqua arriva da tre fonti», sottolinea Castelletti, «bisognerà ottimizzarne il percorso attraverso un controllo automatico in grado di gestire autonomamente il sollevamento. I costi? Non dovrebbero essere esorbitanti, si tratta di acquistare pompe e macchine, niente di più. Sì, mi sento di garantirlo: nel giro di tre mesi l’acqua scorrerà dai rubinetti di Prada senza problemi. E stavolta non sarà una chimera». Ma se poco bastava, perchè non ci si è pensato prima?