giovedì, Aprile 25, 2024
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Ma il Comune non vuole avallare la trasformazione residenziale

L’ospedale S.Corona tra pubblico e privato

L’Amministrazione comunale di Gardone Riviera non intende concedere il cambio di destinazione dell’immobile del Santa Corona, ospedale specializzato nelle cardiopatie, che sta rischiando la trasformazione residenziale. È il forte impegno assunto nella recente assemblea svoltasi a Fasano e di cui «Bresciaoggi» ha già dato notizia. La minaccia di chiusura dell’ospedale di Fasano è ricorrente da almeno due decenni. Già quindici anni fa la Regione Lombardia ne aveva programmato la soppressione. L’intervento dei dirigenti dell’ospedale e l’opera degli amministratori comunali dell’epoca riuscirono tuttavia a scongiurare il pericolo. Ma la chiusura provvisoria, dopo i danni causati dal terremoto del 24 novembre 2004, potrebbe ora diventare definitiva. Già agli inizi degli anni Novanta si era pensato alla possibilità che alla gestione pubblica subentrasse un gruppo privato. La strada sembra ancora percorribile, considerando la costante richiesta di servizi ospedalieri nel territorio, la carenza di strutture e la particolare specializzazione assunta dalla stessa sezione fasanese del Santa Corona, ben nota in tutta Italia al punto da ospitare pazienti provenienti da ogni regione. Il problema è certo complesso, tuttavia l’Amministrazione comunale potrebbe farsi parte attiva approfondendo la situazione e coinvolgendo operatori privati già presenti nel settore localmente e in provincia e forse anche stranieri. La sanità, infatti, è uno degli ambiti di maggior interesse per gli investitori. E basti pensare all’ampliamento di Villa Gemma con la nuova struttura di Barbarano (ex albergo Astoria) e ad altre realtà sorte non lontano dal Garda. L’edificio del Santa Corona ha mantenuto traccia, nonostante le trasformazioni, dell’ariosa struttura settecentesca. Fu, infatti, nobile dimora del conte Alfonso Arrighi, benefattore di Fasano (fece dono alla comunità del cimitero) e per ben due volte sindaco di Gardone Riviera dal 1887 al 1892 e dal 1905 al 1910. Il conte Arrighi – che vantava molte proprietà, fra cui altri importanti edifici – cedette la dimora sulla fine dell’Ottocento (probabilmente nel 1897) all’esperto d’arte e collezionista tedesco Alexander Günther il quale affidò il restauro all’architetto Fritz Schumacher. Nella limonaia in fregio alla strada e prospiciente i giardini a lago venne ricavato un porticato, la Wandelhalle, in cui Günther allestì un museo, o meglio un lapidario, documentato dalle fotografie. In esso collocò, fra l’altro, venticinque busti-ritratto dei secoli XVII e XVIII e un centinaio di pietre antiche. Il 21 luglio 1918, con decreto del Prefetto di Brescia, ogni bene del Günther venne sequestrato dal Governo italiano, al pari di quelli di tutti i tedeschi residenti in Italia, e le sue stesse collezioni furono disperse. Quattro importanti sculture romane, site nella Wandelhalle, vennero affidate ai Musei di Brescia dal Ministero attraverso la Soprintendenza archeologica: un sarcofago, attualmente esposto in una sala del Museo di Santa Giulia come arredo (quindi senza scheda informativa a causa dell’incerta provenienza: da Roma?), una testa di fanciullo, una testa di uomo giovane e un frammento di busto femminile, oggi nei depositi di Santa Giulia e un tempo in mostra al Museo Romano. L’importante villa fu acquistata nel 1925, probabilmente attraverso il Demanio, dall’americana lady Wheeler, donna affascinante e ricca, personaggio del belmondo e moglie del maestro di musica Nando Benvenuti: nei tre anni in cui visse sul Garda la dimora diventò centro di vita mondana. Vi si recò anche Gabriele d’Annunzio per ascoltare musica e nella proprietà vi tenne, per qualche tempo, la sua scuderia di cavalli. Durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale divenne sede del Consolato generale tedesco e del centro amministrativo retto dal console generale in Italia Schäfer Rümelin, coadiuvato dal capo della delegazione politica all’ambasciata tedesca, il diplomatico Friedrich Moellhausen, e dal viceconsole von Langen. Incerti gli ultimi due passaggi di proprietà prima di diventare ospedale. Nel dopoguerra fu forse acquisita dalla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde e quindi probabilmente comperata dalla famiglia Luzzato. Fu successivamente ceduta al Pio Istituto Santa Corona, fondato a Milano nel secolo XVI da frate Stefano da Seregno con scopi filantropici e assistenziali. Nel volgere dei secoli l’istituto Santa Corona estese la propria attività con nuove sedi e strutture ospedaliere a Garbagnate e a Pietra Ligure. Nel 1952 il Pio Istituto aprì nell’antica villa di Fasano l’ospedale specializzato di seconda categoria per cardioreumatici, con 110 letti, annesso nel 1978 agli Spedali Civili di Brescia. Prima della chiusura del 24 novembre 2004 il Santa Corona disponeva di 61 posti letto (circa 2500 ricoveri annuali) e dava occupazione a dieci medici, trentacinque infermieri professionali e a molte decine di persone fra inservienti e personale amministrativo. Naturalmente, dopo il terremoto, oltre alla messa in sicurezza, l’immobile abbisogna di ulteriore adeguamento, anche per aumentare il numero dei posti letto e renderlo così funzionale pure ai fini economici.

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