venerdì, Marzo 29, 2024
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L’appuntamento è domani mattina nella piazza di Pieve e nel primo pomeriggio all’oratorio

Pasqua a Tremosine: rivive la battaglia delle uova

Anche l’alto lago vive tra le vecchie tradizioni che se ne vanno e quelle che, invece, continuano a resistere. Non fa eccezione la Pasqua, uno dei momenti più intensi proposti nel corso dell’anno. La ricorrenza cristiana, al pari di altre, forniva l’occasione per evadere da una quotidianità fatta di fatica e stenti, non certo di noia. A Tremosine, a tenere il campo, era una speciale gara di resistenza, condita da una tecnica particolare e da strategie mescolate ad astuzia contadina: la gara di S-ciapì. Ebbene, questa tradizione continua a ripetersi, grazie alla Pro Loco e all’Oratorio di Pieve. In che cosa consiste? È presto detto. La gente si affronta, «armata» di un uovo. Due avversari picchiano l’uovo sodo che tengono in mano. L’urto avviene tra i due arrotondamenti più stretti (e più duri) dell’uovo. Se entrambi resistono, si fanno cozzare le due «pance» delle uova, fino a che una cede. Il concorrente che ha vinto prosegue la gara. Quest’anno sono due gli appuntamenti nella giornata di domani, domenica di Pasqua: la mattina nella piazza di Pieve e il pomeriggio, alle 14, all’oratorio. Resta da precisare che non sono solamente i bambini a partecipare e che, in passato, c’erano contadini che portavano le uova da casa, evidentemente meglio predisposte allo scontro. Spiega don Gabriele Scalmana: «In passato, a Pasqua, dominavano le uova (naturalmente di gallina, non di cioccolato) sode e variamente colorate con infusi d’erbe e di scorze. Le uova servono anche per i giochi. Tra questi, la tradizione ci ha consegnato quello detto S-ciapì. Consiste nel tenere in mano un uovo sodo mentre l’avversario lo colpisce con un altro uovo. Vince chi riesce a mantenere integro il proprio e a rompere quello dell’altro. Il premio consiste appunto nel guadagno dell’uovo rotto». Caduta in disuso, invece, un’altra tradizione, molto sentita nel tremosinese e anche negli altri paesi dell’alto lago e della provincia: la pulitura pasquale delle catene dei focolari, che veniva fatta dai ragazzi durante la settimana santa. È sempre Scalmana a parlarne: «I ragazzi andavano nelle case per chiedere le catene dei focolari annerite dal fumo. Le trascinavano poi lungo le strade sabbiose e ciottolose (allora non c’era asfalto) fino a renderle lucide e splendenti. Si riportavano poi al proprietario avendone in cambio uova sode». Ma, ormai, pochi utilizzano il caminetto, le catene non sono quasi presenti neppure per coreografia e le strade acciottolate si trovano con il lanternino.

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