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Borroni rilancia l'agricoltura compatibile. Al convegno di lunedì sotto accusa la scarsa informazione sui piani rurali regionali

Più turismo nei campi

Pubblico attento all’incontro sui temi dell’agricoltura organizzato dal Comitato Rutelli 2001 lunedì sera all’oratorio di Gozzolina. Sollecitati da Nicola Borzi, giornalista de Il Sole 24 Ore, si sono confrontati per più di due ore Roberto Borroni, sottosegretario per le politiche agricole, Antonio Corbari, presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica e Antonio Viotto, consigliere regionale membro della Commissione attività produttive.Fra il pubblico, il vicesindaco Giuseppe Bertoli, l’assessore all’ecologia Roberto Moratti e il presidente dell’Indecast Nunzio Belluzzi.Borroni ha ricordato che gli obiettivi dell’azione di governo sono stati sostanzialmente tre: riconquistare ruolo e credibilità per il nostro Paese a Bruxelles; gestire le tante emergenze di questi anni senza ridurre le proteste a problema di ordine pubblico, ma agendo per incanalarle in forme democratiche di confronto; riformare le istituzioni agricole, portando tra l’altro a conclusione l’annosa vicenda dei consorzi agrari che sono stati ricondotti alla legislazione cooperativa.Il consigliere Viotto, citando il Piano Rurale regionale, ha rilevato la scarsa informazione fatta su questo strumento e sui finanziamenti europei, nonché sulle possibilità della formazione da cui il mondo agricolo, oggi, non può prescindere. In un contesto come quello dell’Alto Mantovano, sostiene Viotto, l’agricoltura deve tenere conto di altre variabili quali l’ambiente e il turismo. D’accordo Corbari, che ha affermato il ruolo fondamentale della tutela dell’ambiente e della salute pubblica nella definizione dei disciplinari di produzione dell’agricoltura biologica e rilevato la necessità di sviluppare i Piani Rurali: la Regione Lombardia guarda più al momento della commercializzazione che a quello della produzione e poco si fa in tema di formazione. Borroni ha poi sottolineato: «La legge di riforma del regime delle quote latte, che lega la loro assegnazione alla produzione effettiva, è stata messa in minoranza da una maggioranza trasversale che non accettava questo principio. Il governo ha quindi dovuto procedere a colpi di decreti legge. Questo perché l’agricoltura è sottoposta a forti tensioni nel passaggio dal protezionismo a un mercato libero. La maggior parte dell’agricoltura italiana è oggi in grado di sostenere questo cambiamento, anche al Sud, grazie ai giovani imprenditori, ma persiste una parte minoritaria che ragiona in termini di assistenzialismo e che è destinata a non reggere la competizione».

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