venerdì, Aprile 19, 2024
HomeAttualitàRe dei monti.La riscossadel castagno
Un convegno a San Zeno di Montagna rilancia una produzione tradizionale e invita alla tutela dei boschi: 350 ettari di vecchi castagneti sono da salvare dal degrado

Re dei monti.
La riscossadel castagno

Era il re della montagna e il castagno puo tornarne signore: risorsa agronomica, paesaggistica e di presidio idrogeologico. La riscossa del castagno è stata illustrata in un convegno a San Zeno di Montagna dal tecnico forestale della Comunità del Baldo Cristiano Pastorello. Sono 180 gli ettari di castagneto produttivi sul Baldo, ma altri 350 sono ancora recuperabili, salvandoli dall’imboschimento incontrollato che ruba agli alberi sostanze nutritive, acqua e luce, facendoli morire anzitempo.Pastorello ha presentato il castagneto sperimentale della Comunità montana in località Fittanze, a 700 metri di altezza sul livello del mare, sopra San Zeno. I convegnisti hanno ammirato esemplari antichi e giovani, piantumazioni di altre specie frutticole tipiche (meli, peri, ciliegi). Oggi l’esperto raccomanda l’impianto del Castanea sativa classico e indigeno perché, spiega, «è stata fallimentare e temeraria l’importazione di specie esotiche cinesi e giapponesi, rivelatesi portatrici di nuove gravissime malattie». La Comunità montana del Baldo ha in progetto un vivaio in grado di fornire ecotipi da trapianto produttivo agli agricoltori.Il Marrone di San Zeno è tutelato dal marchio Dop (denominazione di origine protetta); il consorzio di tutela oltre a San Zeno comprende Brenzone, Malcesine, Caprino, Brentino Belluno e Ferrara di Monte Baldo, con una potenzialità di 3600 quintali su complessivi 180 ettari. Una pianta produce sui 50 chili e vi sono 50 piante per ettaro. Quest’anno una stagione infausta ha ridotto del 30 per cento la produzione, senza intaccarne però il pregio.Sono 3000 quintali, invece, quelli prodotti in Lessinia. I coltivatori stanno per consorziarsi a tutela del marchio Marrone San Mauro dei Monti Lessini Veronesi, per ottenere il riconoscimento della Dop. La zona della nuova Dop comprenderebbe la fascia di mezza montagna della Lessinia, nei Comuni di San Mauro di Saline, Sant’Ambrogio, Fumane, Marano, Sant’Anna d’Alfaedo, Negrar, Erbezzo, Grezzana, Cerro, Bosco, Mezzane, Verona, Roverè, Velo, Tregnago, Badia, Selva di Progno, San Giovanni Ilarione e Vestenanuova.«Il nostro marrone Dop deve costituire il 75 per cento del raccolto», spiega Luciano Alberti, che con il fratello Pietro e il padre Michelangelo, a San Mauro di Saline, è fra i 20 principali produttori. «Anche se grandine e siccità settembrina hanno ridotto a metà la produzione, l’alta qualità è rimasta intatta. I marroni sono indicati soprattutto per fare le caldarroste, i frutti sono previsti non superiori a 90 per chilogrammo, fino a 120 in annate particolarmente sfavorevoli, divisi in categorie extra, prima e seconda in base alla qualità».Maestosi, ombrosi, isolati, ieratici, dalla forme scultoree, spesso cavi e carbonizzati dentro il tronco plastico, eppure frondosi, in maggio ricchi di gemme, in giugno-luglio rilasciano dai fiori nuvole di polline, in ottobre sono tempestati di ricci che si schiudono facendo cadere un frutto delizioso, la castagna. I castagni sono considerati alberi da frutto a tutti gli effetti e possono inoltre beneficiare delle provvidenze previste dalla legge nazionale 52/78 sul «miglioramento dei boschi esistenti», che dava diritto a un contributo.Nel Veronese di contributi se ne sono visti pochini, anche perché le assegnazioni regionali avvenivano con criteri discrezionali su corsie preferenziali. Nel Veneto il «Doge» Carlo Bernini, ex presidente della Regione, li concedeva al suo collegio elettorale nel Trevigiano. Adesso è posibile chiedere contributi, tramite i Servizi forestali e le Comunità montane, all’Unione europea, per progetti di recupero.I castagni sopravvivono, seppur insidiati dal bosco ceduo che avanza, specie il nocciolo, su tutto il territorio gardesano: frassino, roverella, orniello, rosa canina, carpino e cerro rubano vitalità ad alberi che, un tempo, erano isolati su prati e pascoli. I castagni sono importanti anche come presidio contro il dissesto idrogeologico, oltre che meraviglioso elemento ambientale, importantissimi anche per animali e uccelli. Un patrimonio che va tutelato, sottraendo all’incuria alberi che possono diventare pluricentenari e che invece vengono condannati a morte prematura.A fine ottobre c’è un risveglio di attenzione: solo per andare a rubare le castagne. Un malvezzo incivile: eppure basterebbe parlare coi proprietari e accordarsi per avere il permesso di raccogliere i frutti abbandonati sotto le grandi chiome. Ogni castagna, infatti, ha un padrone. Non vorremmo che, visti i danni dei bracconieri di marroni, si tornasse alla vecchio rimedio della s-ciòpa caricata a sale. È successo.

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video