Il piano delle opere pubbliche prevede un nuovo investimento sul complesso. Nel bilancio anche i soldi per la passeggiata a lago

Riparte l’operazione-teatro

11/02/2003 in Attualità
A Salò
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Di Luca Delpozzo
Sergio Zanca

Le opere più con­sis­ten­ti pre­viste nel bilan­cio pre­ven­ti­vo 2003 di Salò riguardano il sec­on­do lot­to del­la passeg­gia­ta volu­ta dagli «Ami­ci del gol­fo» di Aure­lio Nas­tuz­zo (990 mila euro), la pros­e­cuzione dei lavori del teatro (775 mila euro), l’am­pli­a­men­to del cimitero (465 mila), la sis­temazione di piaz­za Carmine (500 mila) e di largo Dante Alighieri (430 mila). Per quan­to riguar­da la passeg­gia­ta, è in cor­so di appal­to la pri­ma tranche, dal­la pizze­ria «La vela» al Muli­no. Ver­rà rad­doppi­a­ta la super­fi­cie delle due spi­agge attuali. Una scogliera grez­za con mas­si pro­teggerà dal moto ondoso. L’ac­ces­so a lago sarà pos­si­bile gra­zie ad alcu­ni gradoni. A monte, ver­so le case, scor­rerà la passerel­la in leg­no, larga un paio di metri. L’il­lu­mi­nazione, garan­ti­ta da faret­ti incas­sati ester­na­mente. Cos­to del­l’in­ter­ven­to: 1 mil­iar­do e 200 mil­ioni di vec­chie lire, di cui 800 mil­ioni cop­er­ti da un con­trib­u­to a fon­do per­du­to. Il suc­ces­si­vo lot­to (da 990 mila euro) riguarderà il trat­to dal­l’ex fab­bri­ca del ghi­ac­cio, vici­no all’ho­tel Lido, fino alla pizze­ria. Con un pon­ti­cel­lo in leg­no per scav­al­care il rimes­sag­gio Arcan­geli. Il prog­et­to sarà redat­to dal­l’Uf­fi­cio tec­ni­co comu­nale. Poi c’è il nodo del teatro. Chiu­so da più di tren­t’an­ni e uti­liz­za­to come mag­a­zz­i­no per scartoffie o mobili, nel 2001 — pri­mi mesi del 2002 è sta­to ogget­to di un (parziale) inter­ven­to di restau­ro. Un adegua­men­to per con­sol­i­dare i vari impal­cati (prog­et­to esec­u­ti­vo di Valenti­no Vol­ta, diret­tore dei lavori Lui­gi Fer­rari) e col­lo­care sopra il boc­cas­ce­na una trave reti­co­lare in acciaio (prog­et­to del­l’ingeg­n­er Ezio Giuri­ani, direzione Anto­nio Girelli Zubani e Abramo Men­si). Obi­et­ti­vo prin­ci­pale: tenere in pie­di una strut­tura fatis­cente. Appal­to vin­to dal­la Ceic di Milano, che ha fir­ma­to un con­trat­to di un mil­iar­do e 274 mil­ioni, affi­dan­dosi poi alla Biemme­due di Avez­zano (L’Aquila). Finanzi­a­men­to del­la Regione, sul Fon­do ricostruzione infra­strut­ture sociali del­la Lom­bar­dia. I 775 mila euro stanziati adesso riguardano gli impianti e il foy­er d’in­gres­so. Suc­ces­si­va­mente bisogn­erà pen­sare alle fini­ture e agli arre­di. Dif­fi­cile ipo­tiz­zare i tem­pi di ulti­mazione e il cos­to (finale) com­p­lessi­vo. Furono alcu­ni cit­ta­di­ni salo­di­ani, gui­dati dal­l’avvo­ca­to Lui­gi Pir­lo, a far costru­ire il teatro. Affi­darono l’in­car­i­co del­la prog­et­tazione all’ar­chitet­to Achille Sfon­dri­ni, lo stes­so del «Car­cano« di Milano, del «Politea­ma» di Cre­mona e del «Costanzi» di Roma. Dep­u­ta­to e ami­co di Giuseppe Zanardel­li, l’avvo­ca­to tro­vò i finanzi­a­men­ti, uti­liz­zan­do pure i sol­di di famiglia. La strut­tura inter­na (platea cir­co­lare, due ordi­ni di palchi, log­gia, log­gione e cameri­ni, per una super­fi­cie di mille metri quadri e una vol­ume­tria di 11 mila metri cubi) era tut­ta in leg­no. Cinque­cen­to i posti a sedere. Le dec­o­razioni, di tre valen­ti arti­giani: Fran­chi­ni di Venezia, Zam­bi­ni e Galeazzi di Milano. L’in­au­gu­razione avvenne il 1 novem­bre 1873, con l’opera di Ver­di «Il Rigo­let­to». Nel 1905 Pir­lo lo cedette per poche migli­a­ia di lire alla Sbe (Soci­età elet­tri­ca bena­cense) che, a sua vol­ta, ne fece dono al Comune. Notev­ole il ruo­lo dei palchet­tisti, for­mati dal­la borgh­e­sia locale: a loro venne affi­da­ta la ges­tione. Ebbene spazio anche i veg­lioni e le proiezioni cin­e­matogra­fiche. Grup­pi politi­ci, asso­ci­azioni sin­da­cali e isti­tuzioni sco­las­tiche orga­niz­zarono con­veg­ni. Numerosi i rifaci­men­ti, l’ul­ti­mo nel 1952. Una sta­gione, quel­la, che portò sul lago Cesco Base­gio, Memo Benas­si, Rug­gero Rug­geri, Faus­to Tomei, Emma Gra­mat­i­ca. Nel ’65 fu respin­ta la doman­da di adibire il «comu­nale» a sala da bal­lo e amer­i­can bar. Il decli­no, ormai evi­dente. Qualche anno fa è sta­ta risana­ta la cop­er­tu­ra, allo scopo di lim­i­tati i dan­ni provo­cati dagli acquaz­zoni. Con pochi risul­tati prati­ci. Da ulti­mo l’in­ter­ven­to sopra ricorda­to. E adesso l’op­er­azione-teatro riparte.

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