giovedì, Aprile 18, 2024
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È il più corto del mondo e grande attrazione turistica ma è ancora in parte soffocato dal vecchio acquedotto

«Salviamo il fiume Aril»

Di recente i fiumi finiscono spesso agli onori delle cronache per i disatri idrologici che si scatenano dai loro alvei, come è successo nel camping di Soverato lo scorso autunno; questi fatti diventano moniti importanti per riapprendere quella materia dimenticata che è la conoscenza dei fiumi, cosa che i nostri padri e i nostri nonni avevano imparato bene. Prima regola: avere grande rispetto per queste fonti d’acqua. È una lezione che conoscevano molto bene, perché loro con le inondazioni e le rotte avevano a che fare di frequente e perché sapevano che se da un lato la vicinanza del fiume era pericolosa, dall’altro la sua presenza era fondamentale. Non è certo un caso che moltissime città sorgano lungo il corso dei fiumi o in prossimità dei laghi. Napoleone, divenuto presidente della prima Repubblica Italiana nel 1800, lo volle ricordare a tutti sostituendo il nome delle province con quello dei dipartimenti, che appunto assumevano il nome della fonte d’acqua che li interessava. Ecco perché rimangono ancor oggi i toponimi quali Valeggio sul Mincio, Torri del Benaco, (ex dipartimento napoleonico del Benaco) e più a sud Ronco all’Adige, Albaredo all’Adige, Belfiore d’Adige, Roveredo di Guà. Se non sono infatti materia da ricordare solo quando capitano i disastri, i fiumi non sono neppure competenza esclusiva dei consorzi di bonifica e del Magistrato delle acque, bensì un impegno che deve essere portato avanti da tutti. Ecco allora che costruire un gruppo di sommozzatori volontari nell’est veronese assume un significato importante, interessarsi dell’opera di integrazione delle falde fatta dai consorzi da parte di molte amministrazioni diventa un esempio educativo di grande valore. Ecco che chiamare un nucleo di protezione civile Medio Adige o Basso Adige, non è una scelta nostalgica ma la consapevolezza delle giuste dimensioni del territorio e una presa di coscienza che l’Adige, il Tione, il Guà, o qualsiasi altro corso d’acqua sono inscindibili dalle nostre comunità. E gli abitanti del lago questo dovrebbero saperlo bene, ma basta conoscere e rispettare il Garda? Anche dalla valorizzazione dei fiumi che rendono tale il lago – in primis il Mincio e il Sarca – può diffondersi questa cultura e al contempo beneficiare di un nuovo tipo di turismo attento al rispetto della natura. Ma il Sarca e il Mincio non sono gli unici fiumi legati al Garda: ecco che a Malcesine, e precisamente nella frazione di Cassone, si è formata da tempo la coscienza di dovere qualcosa di più al fiume Aril, il corso d’acqua che misurando la bellezza di 175 metri, è iscritto sull’album del guinness come il fiume più corto del mondo. Perché di un fiume a tutti gli effetti si tratta: nasce a Cassone alle pendici del Baldo, ai piedi del poggio roccioso dove si trova la chiesa parrocchiale, da una risorgiva che spunta dove si trova l’Hotel Cassone e dopo poco più di cento metri sfocia nel lago. Vedendo la davvero piccola tabella posta dal Comune, tutti i pullman turistici italiani e stranieri, invitati dalle guide, si fermano a osservare questa eccezionalità della natura. Ma anche altre motivazioni spingono gli abitanti di Cassone a pretendere una giusta dignità per questo fiumiciattolo che altrimenti rischia di soffocare tra tubature e rifiuti: dalla notte dei tempi fino a 15 anni fa, l’Aril ha fornito d’acqua gli abitanti della frazione lacustre, che hanno smesso di bere e di servirsene quando il Comune ha allacciato i cassonesi all’acquedotto, benché la sua acqua sia ancor oggi potabilissima. Nonostante siano passati una quindicina di anni e i tubi per la conduzione dell’acqua dalla sorgente dell’Aril al paese non servano più, sono ancora lì ad arrugginire. Perché allora non liberare il letto del fiume? Più di una persona ha fatto presente a vari sindaci e a varie amministrazioni succedutesi, di compiere questo gesto di attenzione per l’Aril. «Si potrebbe dare anche maggiore risalto a questa fortuna naturale», sostiene Paolo Brighenti ex vigile urbano di Brenzone e oggi componente del comitato di frazione di Cassone, «Mettendo una segnalazione più visibile. Poi, come la foce al porto di Cassone ha una propria architettura ad archetti, non si dice che tutti i 175 metri di corso debbano essere decorati, ma che almeno venga eseguita la giusta pulizia del fiume e alla fonte sia fatto un po’ di decoro, questo sì. Se rimane così sembra una fogna a cielo aperto». Due particolarità contraddistinguono l’Aril: in qualunque tempo dell’anno risalgono dal lago le trote, visibili e studiabili a occhio nudo nel loro ambiente naturale, dove si riproducono. Addirittura, non è inusuale scorgere qualche famigliola ittica percorrere in senso inverso il corso d’acqua, nella loro risalita. Un sogno sarebbe realizzare qui una riserva protetta per le trote del lago.

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