giovedì, Aprile 18, 2024
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L’impianto Prada-Monte Baldo fa il pieno e incassa l’apprezzamento per la riapertura. In montagna da turisti e contenti, con un solo neo: pochi servizi igienici

Seggiovia oltre quota mille

Cappello con visiera per ripararsi dal sole, zaino in spalla e scarpe da trekking: questo l’abbigliamento ideale per una perfetta giornata in montagna. Meta: i rifugi del Monte Baldo. «Sopra il lago, prima del cielo» recita lo slogan. Il tragitto sugli impianti di risalita dura poco più di mezz’ora ed è suddiviso in due parti: la prima in bidonvia fino al rifugio Mondini (al momento funziona solo come posto di ristoro); la seconda in seggiovia fino al rifugio Fiori del Baldo. Prezzo della gita, andata e ritorno, 12 euro. La bidonvia che parte da Prada e conduce fino a 1.550 metri di altitudine è stata da poco riaperta, dopo sei anni di chiusura, e attira ogni giorno molti turisti: circa 300 durante la settimana, oltre mille la domenica, fino al record di 1.728 persone del 3 luglio, giorno dell’inaugurazione. E tutti sembrano soddisfatti del nuovo servizio, tanto che l’affermazione che si sente più spesso è «Finalmente l’hanno riaperta!». Lo sostiene Vittorio Speri di Pescantina, giovane padre in procinto di salire sulla cabinovia:«Mi aspetto da questi impianti una maggiore comodità, perché fare queste escursioni con i bambini è difficile». Speri, con la sua piccola in braccio, aggiunge: «Sapevo che era stata chiusa e venivo comunque, ma senza figli». Fra le nuove “reclute” del Baldo c’è invece Marco Tommasi di Negrar, che non era mai stato a Costabella e non sapeva della chiusura degli impianti di risalita. «Alcuni amici mi hanno proposto questa camminata e quindi eccomi qui. Speriamo di trovare bel tempo». Anche Bruno e Rosetta Perazzolo di San Bonifacio si dicono soddisfatti della nuova bidonvia: «Abbiamo visto in televisione che l’avevano riaperta e quindi abbiamo deciso di fare un salto. L’anno scorso siamo arrivati a Prada, ma l’abbiamo trovata chiusa». Mauro Perin è venuto invece a conoscenza della riapertura dal gruppo alpino Cai: «Il servizio funziona bene, è utile» e conclude in fretta, diretto verso l’impegnativa ferrata delle Taccole, che conduce al Telegrafo. Fra i più appassionati della montagna c’è anche Massimo Colombini che, nonostante la riapertura degli impianti, è arrivato al rifugio Fiori del Baldo a piedi: «Me ne sono accorto solo salendo che stavano funzionando, ma la prossima volta continuerò a salire a piedi. In fondo, è questione di un paio d’ore». E aggiunge: «La cabinovia ha portato parecchio movimento, oggi c’è molta gente». Gianni Brighenti e Renato Bertanza ammettono invece di aver atteso la riapertura degli impianti: «Sapevamo che erano stati riattivati, oggi era la prima domenica libera che avevamo». Stefano Coghi, titolare di una delle aziende che hanno permesso alla bidonvia di tornare a funzionare, non nasconde la sua soddisfazione. «Oggi sono qui per una piacevole camminata con moglie e amici, il servizio è ottimo, a detta non solo mia ma anche dei turisti. Basta provare, tutti possono giudicare come può essere divertente una giornata in montagna». L’unico a sollevare un problema, relativo non tanto agli impianti quanto piuttosto ai servizi igienici, è Attilio Olivieri, di Torbole: «Sono stato qui anche domenica scorsa. Bello il giro, bella la funivia, che non ha dato alcun tipo di problema. L’unico disguido è stato il bagno. Avevamo bisogno di utilizzarlo, ma al rifugio Fiori del Baldo non sono stati molto disponibili». Pizzicato dunque con una domanda un po’ impertinente sul tema, Moreno Oliboni, figlio dei proprietari del rifugio Fiori del Baldo, si dice dispiaciuto: «Il problema è che al rifugio c’è scarsità d’acqua. Gli impianti dovrebbero dotarsi di servizi igienici chimici propri, anche perché non posso obbligare tutti a bere un caffè per andare in bagno…». Lo scorso novembre Oliboni aveva fatto presente la questione al consiglio comunale di San Zeno, ma la richiesta, evidentemente, è caduta nel vuoto, precipitando da oltre 1.500 metri d’altitudine.

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