lunedì, Aprile 21, 2025
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L’assessore ai rapporti con gli enti locali affronta i cacciatori e rilancia il progetto: incontro a settembre. Valdegamberi: «Un vantaggio per l’immagine». Turcato: «No, un rischio»

Baldo, ritorna l’idea del parco

Dicono che gli affari e i patti migliori si stringono a tavola. È da vedere. Intanto, in occasione del pranzo di festeggiamento per Baldo avventura 2005, è stata rispolverata l’idea del parco del Monte Baldo. Non è una parola magica. Anzi, fa scintille. È bastata a far scattare in quarta il patron delle doppiette che da anni sostiene a spada tratta il fondamentale ruolo dei cacciatori nella ricostruzione del patrimonio faunistico baldense, in particolare il ripopolamento di camosci. A fornire l’occasione è Stefano Valdegamberi, assessore regionale rapporti con gli enti locali, parchi e aree protette, ospite dell’amministrazione. «Mi chiedo come mai», dice, «in Lessinia c’è un parco, mentre sul Monte Baldo, dove da anni esiste una riserva integrale, non si sia mai arrivati ad istituirlo». «Il treno è stato perso, basta», mormora qualcuno. Ma Valdegamberi continua: «Io penso che mai nessun treno sia definitivamente perso. Se gli amministratori del posto sono d’accordo, mi rendo disponibile a realizzare un parco regionale in collaborazione con la Comunità montana del Baldo e gli enti locali. Credo che questi luoghi della nostra montagna possano essere rilanciati solo così, il parco sarebbe un valore aggiunto, soprattutto in termini promozionali, a quanto il territorio dà. Agricoltura e turismo si possono proporre come pacchetto unico destinato a essere molto sfruttato in una zona come questa, così vicina e quindi ben raggiungibile dal frequentatissimo bacino gardesano». Per arrivare a istituire un parco basterebbe poco: «Occorre solo promuovere una legge regionale costitutiva», spiega Valdegamberi, «ma mi impegnerò solo se ci saranno le approvazioni necessarie e il consenso della popolazione». Apriti cielo. Tiziano Turcato, presidente della sezione venatoria locale, salta su tutte le furie: «Lei dovrà venire a vedere la nostra Mostra provinciale sui trofei degli ungulati, che si tiene qui tra poco più di un mese. Perché volete creare un parco morto? La zona del Baldo demaniale, che noi chiamiamo le bandite, è impenetrabile, lassù regna solo l’abbandono, anche gli animali che ci vivono rischiano di ammalarsi perché i prelievi non si possono fare, a rischio anche per le bestie sane, che noi abbiamo portato qui. Ora sul Baldo ci sono 450 camosci, 9 cervi, dalle 7 alle 9 aquile». L’assessore risponde: «Propongo per settembre o al massimo ottobre un incontro, che potrebbe essere alla sede della Comunità montana, con le associazioni, le categorie economiche, sociali e culturali, i cittadini, gli amministratori e in particolare le associazioni venatorie per capire fino a che punto si può condividere questa ipotesi. Inserirei nel parco solo le aree demaniali già protette e di proprietà pubblica, non si interferirebbe nemmeno sulle proprietà private e potremmo scrivere la legge articolo per articolo, insieme. Non sarebbe affatto un’imposizione dall’alto». Turcato è dubbioso: «Possiamo parlarne, ma mai senza convocare tutti gli interessati, non possono calarci dall’alto un parco, non possiamo rischiare di vederci pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale tutto il contrario di quanto abbiamo deciso». «Non si farà nulla che non sia condiviso dalle gente», ribatte Valdegamberi, «sarebbe piuttosto un’operazione di marketing e di immagine che potrebbe aiutare la popolazione locale aggiungendo benefici senza nulla togliere a quanto già possiede». E ancora: «Dobbiamo anche tenere presente che in Trentino Alto Adige si stanno già muovendo per istituire un parco nella zona del Baldo trentino». E per tranquillizzare ulteriormente i cacciatori: «Ribadisco che questo parco non andrebbe a modificare nulla del piano venatorio della zona, visto che interesserebbe aree già vincolate». Il sindaco di Ferrara di Monte Baldo, Paolo Rossi, commenta: «Un’iniziativa comune tra le due regioni su cui si trova il Baldo è importante, ma questa deve andare a vantaggio delle popolazioni. In un piccolo mondo, delicato come il nostro, ci sono realtà che non possiamo dimenticare e che vanno rispettate, la nostra riserva alpina di caccia è preziosa perché ci aiuta a mantenere il territorio». E conclude: «Noi abbiamo zone con vincoli addirittura superiori al parco, sarebbe eventualmente bene che fosse istituito lì».

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