lunedì, Maggio 29, 2023
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95 candeline per l’alpino, medaglia d’argento al Valor Militare, Giovanni Molinari

Alla vig­ilia di scor­so ha spen­to 95 can­de­line Gio­van­ni Moli­nari, alpino e del­la Divi­sione Julia e medaglia d’ar­gen­to al val­or Mil­itare. Gio­van­ni è anco­ra arzil­lo e lucidis­si­mo, abi­ta con un badante sri­lankese di nome Gian­ni nel­la sua casa di via Pra Leor. Una vita rego­la­ta e sanis­si­ma lo ha por­ta­to a vivere fino ad oggi nonos­tante la sua ampia e vis­tosa feri­ta nel­la parte sin­is­tra del cor­po, subi­ta nel­l’au­tun­no del 1941 sul fronte Gre­co-Albanese. Un ardi­to è impetu­oso atto di cor­ag­gio ne è sta­ta la causa prin­ci­pale ma in quel­la tremen­da gior­na­ta fu l’u­ni­ca nec­es­saria azione per non soc­combere sia lui che i suoi com­mili­toni . “Vidi morire di fronte ai miei occhi, con una pal­lot­to­la in piena fronte il mio coman­dante, il sot­tote­nente Car­lo Gia­r­dolf — spie­ga lucidis­si­mo Gio­van­ni Moli­nari — ed allo­ra io mi misi alla mitragli­atrice al suo pos­to per cer­care di arginare la furia del nemi­co e porre in sal­vo il mag­gior numero di com­mili­toni. Feci del mio meglio ma una improvvisa azione del nemi­co — con­tin­ua Moli­nari — mi colpì in pieno. Fui fer­i­to molto grave­mente in tut­ta la zona sin­is­tra del cor­po, dagli arti supe­ri­ori a quel­li infe­ri­ori. Non ricor­do nul­la di cosa accadde dopo. Mi risveg­lia in un ospedale da cam­po di Val­ona, in Alba­nia. Fui poi trasfer­i­to in aereo all’ospedale mil­itare del Celio, a Roma, per un lun­go peri­o­do di cura.”

Pro­prio per ques­ta azione di grande cor­ag­gio , por­tan­do in sal­vo diver­si alpi­ni, Gio­van­ni Moli­nari è sta­to dec­o­ra­to del­la medagli d’ar­gen­to al val­or mil­itare.

“Fui in segui­to con­geda­to con il ” con­ge­do asso­lu­to” — sot­to­lin­ea anco­ra Moli­nari — e ciò non mi con­sen­tì di pot­er aderire alla Cam­pagna di Rus­sia. Un mira­co­lo. Mi arruo­lai a 19 anni, nel­l’aprile del 1939, con­vin­to di fare la cosa gius­ta.”

Dopo il con­ge­do l’alpino friu­lano rien­trò nel suo paese natio, a Var­mo, ma non tro­vò gran chè da fare. Allo­ra decise di emi­grare in Aus­tralia. E li fece ogni genere di lavoro. Ulti­mo suo impiego fu una grande fab­bri­ca di sigari e sigarette. ma il tabac­co lo portò ad ammalar­si seri­amente.

Rien­trò in Italia con la moglie. Decis­ero di sta­bilir­si a Lazise, in local­ità La Pez­za, per causa di una cug­i­na del­la moglie che ave­va auna abitazione in ter­ra lacisiense. Era­no gli inizi degli anni set­tan­ta.  La sua conoscen­za del­l’in­glese, la forte tem­pra, la voglia di fare lo facil­i­tarono molto. Tro­vò impiego in alcune attiv­ità tur­is­tiche.

Da buon alpino volle subito iscriver­si al grup­po di Lazise. Da li è nata una solidis­si­ma ami­cizia con il capogrup­po Mario Mar­ti­ni che anco­ra oggi per­mane immu­ta­ta. Per le dif­fi­cili pos­si­bil­ità di deam­bu­lazione ma per il suo attac­ca­men­to alle penne nere il capogrup­po Ste­fano Bergami­ni, il seg­re­tario del­l’AN­CR Ser­gio Mar­coni e l’am­i­co di sem­pre Mario Mar­ti­ni sono andati a domi­cilio per la con­seg­na delle tessere dei due sodal­izi d’ar­mi.

“Una fes­ta ed una accoglien­za tra­boc­chev­ole di sim­pa­tia — sot­to­lin­ea Ste­fano Bergami­ni — con un uomo lucidis­si­mo che rac­con­ta la sua sto­ria di guer­ra con trat­ti com­moven­ti e di forte pathos. Un vero solda­to. Un uomo d’al­tri tem­pi.”

“Invali­do di guer­ra, alpino, ma con una grin­ta da far impal­lidire un ven­tenne — con­clude com­mosso Ser­gio Mar­coni — dove ognuno di noi ha impara­to qualche cosa incon­tran­do­lo ed ascoltan­do­lo.”

Ser­gio Baz­er­la

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