martedì, Luglio 1, 2025
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Allarme del presidente di Villa Spada che teme ripercussioni negative anche sulla casa di riposo. Funziona bene ma rette e contributi non sono sufficienti

Alzheimer, il centro è in deficit

Il Centro diurno demenze e malattie Alzheimer accoglie ora nove malati, per un totale di sette rette fisse, ma è in deficit e rischia di mettere in crisi l’Istituto assistenza anziani Villa Spada, che lo ospita. A novembre la perdita è stata di 2.150 euro, da sommare ai 31mila persi a partire dal 19 aprile, giorno dell’inaugurazione, a ottobre. Fornedo queste cifre, il presidente di Villa Spada, Piero Bresaola, ha chiuso il gremito convegno organizzato al Park Hotel Villa Cariola. C’erano l’assessore regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi, molti amministratori del Baldo Garda, lo staff del centro, Maria Grazia Ferrari presidente dell’associazione Alzheimer Italia Verona; relatori: Michele Benamati direttore dei servizi sociali dell’Ulss 22, Gabriele Bezzan direttore del distretto 1, Laura De Togni neurologo all’ospedale Sacro Cuore di Negrar, Silvia Vettor psicologa dell’associazione Freia di Treviso; moderatore: Carmine Capaldo responsabile del settore residenzialità extraospedaliera Ulss 22. Prima dell’appello di Bresaola, però, si è parlato per oltre due ore di questa «malattia desolata, vuota, arida come il deserto, ladro di cuori e di anime e di menti»”, come l’ha definita De Togni (usando una frase di Nicholas Sparks Ogni giorno della mia vita, edizioni Frassinelli). Una malattia terribile che riduce fisicamente il cervello del malato, rubando pezzi di memoria, compromettendo il pensiero, il linguaggio, il comportamento. «Nell’80 per cento dei casi il malato è seguito dai familiari che diventano a loro volta vittime della malattia», spiega Benamati, «le istituzioni offrono assistenza domiciliare, contributi, inserimento in strutture. Fino a quest’anno, per esempio, la Regione ha previsto un contributo di 516,46 euro a favore delle famiglie con reddito inferiore a 13.940 euro che assistono in casa persone affette da demenze tra cui l’Azheimer. Anche la struttura semiresidenziale riceve un contributo di 25,48 euro al giorno, altri 19,50 sono a carico dell’utente».Il centro di Caprino è aperto dalle 8 alle 17 ed è autorizzato ad accogliere 10 ospiti per 47 settimane l’anno, è chiuso due settimane a Natale e a Ferragosto, una a Pasqua. Riprende Bresaola: «Anche a novembre abbiamo chiuso in perdita. Abbiamo i costi del personale (infermiere professionale, due operatori di cui uno part-time, fisioterapista, animatore, psicologa volontaria); poi ci sono le spese per i servizi, infine l’Ulss aveva offerto di pagare il trasporto, che invece è a carico nostro e incide moltissmo. Il costo è di 105mila euro l’anno, chiedo ci siano pagate almeno 10 quote intere per arrivare a un totale di 104mila euro di entrate, equilibrando così le spese».Poi fa sapere: «Lo comunicherò anche alla Conferenza dei sindaci dell’Ulss 22, che dovrà tenere conto di questo fatto preoccupante. Se sostenuti possiamo costruire molto, altrimenti rischiamo di compromettere gli equilibri della casa di riposo». In sala cala il silenzio. Si sente solo protestare la vocina di un’anziana: «Eh no», ammonisce, «Villa Spada va tenuta su. Molto su. È il posto più bello del mondo». Così prepara il terreno a Ferrari: «Va sensibilizzata la Conferenza dei sindaci, ma ricordo l’efficacia del volontariato. È da questa forza, unita allo sforzo delle istituzioni del territorio, che è nato questo stesso centro, risultato di un’iniziativa partita nel 2002».Così si è giunti anche al convegno e all’Sos di Bresaola a cui Benamati intanto risponde: «L’Ulss dà al centro i 25,48 euro che riceve dalla Regione ed è legittimata a spendere solo questa cifra. In altre realtà della nostra provincia la compartecipazione dell’utente è più alta di quella corrisposta a Caprino. La Casa di riposo deve stabilire il costo del servizio, poi spetterà alla Conferenza dei sindaci prendere atto del problema e ai comuni intervenire per sostenere l’utente del centro diurno». Che intanto, come precisa la psicologa volontaria Olimpia Cascia, si sta affinando: «Come gruppo di lavoro siamo partiti da un’interpretazione psico-sociale dei disturbi comportamentali, che possono essere letti come una difficoltà proveniente dall’ambiente. In questi casi di forte stress è importante che il centro diventi un ambiente fisico e umano protesico, cioè molto flessibile nell’adattarsi alle esigenze che vengono dalla persona».

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