Quali sono i problemi che porterà l’alta velocità e quanto può fare il Comitato, che prende le distanze dalla Provincia e da chi sostiene che questa è un’occasione importante per Verona, contro i poteri forti, locali, regionali e nazionali che hanno già deciso? «I guai che scongiuriamo sono presto detti: lasciando da parte l’impatto devastante che l’opera avrebbe sullo storico santuario, restano i rischi per la salute della gente, il degrado ambientale, l’inquinamento acustico e magnetico che, si sa, sono fonti di gravissime malattie: nessuno degli abitanti di Peschiera è così autolesionista da accettare passivamente soluzioni tanto dannose. Seconda risposta: il Comitato chiede solo che gli sia consentito di esprimere il proprio pensiero in sede istituzionale, a fianco dell’amministrazione comunale, in un libero confronto con le parti. Se saremo inascoltati, indosseremo il vestito buono della domenica e domanderemo di entrare democraticamente in quelli che qualcuno (assessore Pozzani, ndr) ha definito palazzi dei “poteri forti” chiedendo di essere sentiti». – Da chi? «Anche dal presidente del consiglio, se serve». – Torniamo ai problemi che la Tav causerebbe a Peschiera, argomento principe della vostra battaglia: rimarrebbero anche spostando il tracciato a sud del paese, non riguarderebbero più il Frassino e le campagne di chi è iscritto al Comitato, ma quelle di qualcun altro cittadino sì. La vostra sembra più una tutela di interessi personali e particolari che collettivi. «Diciamo che non possiamo rigettare in toto l’opera – che comunque non condividiamo – ma che rifiutiamo il suo passaggio sul nostro paese e sui suoi pezzi di storia: si realizzi altrove. L’Alta velocità, fatta dove noi diciamo, sarebbe certamente meno invasiva: Peschiera non può più consegnare al progresso neppure un lembo del suo territorio perchè già più volte è stata ferita dall’attuale sede ferroviaria, dalla variante esterna della Statale 11, dall’autostrada a sei corsie. Si esca dal paese, lo si circumnavighi ma non lo si violenti oltre. I danni sarebbero certamente ridotti. A questo punto faccio io una domanda: è meglio “sacrificare” campi di soia, di girasole e di frumento – che pure amiamo – in aperta campagna o costruire binari a un centinaio di metri da uno dei più preziosi e sacri beni di Peschiera, cioè il santuario?». – Niente da fare: da Roma hanno fatto sapere che, dopo nove anni di chiacchiere, è ora di iniziare i lavori e che la soluzione della galleria sotterranea al Frassino tutelerà la struttura da ogni ricaduta sia sul piano ambientale che su quello storico-culturale: niente vibrazioni, niente tremolii, niente rumore. «Impossibile, non sarà così, chi lo sostiene finge di non capire. Noi del Comitato non comprendiamo come sia possibile, nel nome di uno sbandierato e non provato progresso, immolare sull’altare dello stesso la nostra storia millenaria, luoghi sacri, forti austriaci, quartieri residenziali, aziende vincolate, antiche corti venete pure quelle sotto tutela e, oltre il Mincio, ville Palladiane, verde pubblico, vita quotidiana». – Vita quotidiana? «Sì, sarà messa a repentaglio la vita di tutti i giorni di chi abita in queste zone, perchè dovrà respirare un’aria intrisa di veleni e sopportare violenze continue all’udito». – Ripetiamo: toccherà la stessa sorte anche a chi vive 12 chilometri a sud, dove il Comitato vorrebbe passassero i treni, bypassando Peschiera e sbucando a San Giorgio in Salici. Il concetto è un altro: la Tav ha dichiarato di voler partire con i cantieri e chiede alla collettività collaborazione e disponibilità. Come dire: tutto è stato deciso, inutile opporsi. «Ma noi non possiamo nè essere collaborativi nè dare la nostra disponibilità, perchè siamo contrari al progetto e decisi a contrastarlo in tutte le sedi e con tutti i mezzi a disposizione. Per questo abbiamo fondato il Comitato» . – Ma non tutti hanno la fortuna di aderivi: chi è proprietario di quei famosi terreni che voi indicate al posto dei vostri, cosa dovrebbe fare? E cosa gli altri italiani – visto che la Tav taglia trasversalmente tutto il Nord – che hanno ragionevolmente trovato un accordo con la società? «Ripeto, il Comitato è aperto a chiunque: difende Peschiera, il suo santuario e quei 7.000 cittadini che si sono uniti in nome dello stesso obiettivo. Sia quindi chiaro: è apolitico e accoglie senza distinzione di condizione sociale, dalla più umile alla più abbiente, tutte le persone e tutte le categorie presenti a Peschiera, ha l’onore di poter contare sull’adesione del rettore del santuario della Madonna del Frassino e del mondo imprenditoriale come l’associazione albergatori, campeggi, le società Franke e Arda e altri del tessuto economico e produttivo. Nel novembre del Duemila è stato redatto un documento ufficiale, sotto forma di dichiarazione congiunta, rappresentativo dell’intera comunità di Peschiera, sottoscritto anche dall’allora sindaco, il senatore Umberto Chincarini. C’è comunque un ideale comune che sta sotto alla nostra vertenza: difendere le ragioni stesse dell’esistenza di questo paese e dei suoi abitanti che hanno il diritto di esistere, il diritto-dovere di non rinunciare al santuario, ai suoi visitatori e ad un ambiente sano e protetto. È chiedere troppo?». – Quali sono i problemi che porterà l’alta velocità e quanto può fare il Comitato, che prende le distanze dalla Provincia e da chi sostiene che questa è un’occasione importante per Verona, contro i poteri forti, locali, regionali e nazionali che hanno già deciso? «I guai che scongiuriamo sono presto detti: lasciando da parte l’impatto devastante che l’opera avrebbe sullo storico santuario, restano i rischi per la salute della gente, il degrado ambientale, l’inquinamento acustico e magnetico che, si sa, sono fonti di gravissime malattie: nessuno degli abitanti di Peschiera è così autolesionista da accettare passivamente soluzioni tanto dannose. Seconda risposta: il Comitato chiede solo che gli sia consentito di esprimere il proprio pensiero in sede istituzionale, a fianco dell’amministrazione comunale, in un libero confronto con le parti. Se saremo inascoltati, indosseremo il vestito buono della domenica e domanderemo di entrare democraticamente in quelli che qualcuno (assessore Pozzani, ndr) ha definito palazzi dei “poteri forti” chiedendo di essere sentiti». – Da chi? «Anche dal presidente del consiglio, se serve». – Torniamo ai problemi che la Tav causerebbe a Peschiera, argomento principe della vostra battaglia: rimarrebbero anche spostando il tracciato a sud del paese, non riguarderebbero più il Frassino e le campagne di chi è iscritto al Comitato, ma quelle di qualcun altro cittadino sì. La vostra sembra più una tutela di interessi personali e particolari che collettivi. «Diciamo che non possiamo rigettare in toto l’opera – che comunque non condividiamo – ma che rifiutiamo il suo passaggio sul nostro paese e sui suoi pezzi di storia: si realizzi altrove. L’Alta velocità, fatta dove noi diciamo, sarebbe certamente meno invasiva: Peschiera non può più consegnare al progresso neppure un lembo del suo territorio perchè già più volte è stata ferita dall’attuale sede ferroviaria, dalla variante esterna della Statale 11, dall’autostrada a sei corsie. Si esca dal paese, lo si circumnavighi ma non lo si violenti oltre. I danni sarebbero certamente ridotti. A questo punto faccio io una domanda: è meglio “sacrificare” campi di soia, di girasole e di frumento – che pure amiamo – in aperta campagna o costruire binari a un centinaio di metri da uno dei più preziosi e sacri beni di Peschiera, cioè il santuario?». – Niente da fare: da Roma hanno fatto sapere che, dopo nove anni di chiacchiere, è ora di iniziare i lavori e che la soluzione della galleria sotterranea al Frassino tutelerà la struttura da ogni ricaduta sia sul piano ambientale che su quello storico-culturale: niente vibrazioni, niente tremolii, niente rumore. «Impossibile, non sarà così, chi lo sostiene finge di non capire. Noi del Comitato non comprendiamo come sia possibile, nel nome di uno sbandierato e non provato progresso, immolare sull’altare dello stesso la nostra storia millenaria, luoghi sacri, forti austriaci, quartieri residenziali, aziende vincolate, antiche corti venete pure quelle sotto tutela e, oltre il Mincio, ville Palladiane, verde pubblico, vita quotidiana». – Vita quotidiana? «Sì, sarà messa a repentaglio la vita di tutti i giorni di chi abita in queste zone, perchè dovrà respirare un’aria intrisa di veleni e sopportare violenze continue all’udito». – Ripetiamo: toccherà la stessa sorte anche a chi vive 12 chilometri a sud, dove il Comitato vorrebbe passassero i treni, bypassando Peschiera e sbucando a San Giorgio in Salici. Il concetto è un altro: la Tav ha dichiarato di voler partire con i cantieri e chiede alla collettività collaborazione e disponibilità. Come dire: tutto è stato deciso, inutile opporsi. «Ma noi non possiamo nè essere collaborativi nè dare la nostra disponibilità, perchè siamo contrari al progetto e decisi a contrastarlo in tutte le sedi e con tutti i mezzi a disposizione. Per questo abbiamo fondato il Comitato» . – Ma non tutti hanno la fortuna di aderivi: chi è proprietario di quei famosi terreni che voi indicate al posto dei vostri, cosa dovrebbe fare? E cosa gli altri italiani – visto che la Tav taglia trasversalmente tutto il Nord – che hanno ragionevolmente trovato un accordo con la società? «Ripeto, il Comitato è aperto a chiunque: difende Peschiera, il suo santuario e quei 7.000 cittadini che si sono uniti in nome dello stesso obiettivo. Sia quindi chiaro: è apolitico e accoglie senza distinzione di condizione sociale, dalla più umile alla più abbiente, tutte le persone e tutte le categorie presenti a Peschiera, ha l’onore di poter contare sull’adesione del rettore del santuario della Madonna del Frassino e del mondo imprenditoriale come l’associazione albergatori, campeggi, le società Franke e Arda e altri del tessuto economico e produttivo. Nel novembre del Duemila è stato redatto un documento ufficiale, sotto forma di dichiarazione congiunta, rappresentativo dell’intera comunità di Peschiera, sottoscritto anche dall’allora sindaco, il senatore Umberto Chincarini. C’è comunque un ideale comune che sta sotto alla nostra vertenza: difendere le ragioni stesse dell’esistenza di questo paese e dei suoi abitanti che hanno il diritto di esistere, il diritto-dovere di non rinunciare al santuario, ai suoi visitatori e ad un ambiente sano e protetto. È chiedere troppo?».
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«Il nostro paese si è già sacrificato troppo. Non sopporteremo altri danni irreparabili»
Ancoara per la TAV
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