“A piccoli passi abbiamo scritto la nostra piccola grande storia”. Sono parole del presidente dell’Avis Lonato Gianbattista Braga per sottolineare il lungo e impegnativo percorso svolto dall’associazione che raccoglie i donatori di sangue.
Un appuntamento che è stato accompagnato da una conferenza con alcuni medici degli Spedali Civili di Brescia sulla terapia con le staminali svoltasi con grande successo di partecipazione nella Sala Celesti del Palazzo municipale.
Sappiamo quanta polemica abbia sollevato la presunta efficacia di questa terapia .Le iniziative sono poi proseguite con la festa di tutti gli avisini e la premiazione dei soci benemeriti. Il sindaco Mario Bocchio ha sottolineato “in qualità di medico e primo cittadino, l’impegno di quanti offrono, con la donazione del proprio sangue, un significativo contributo a garantire la salute di molte persone sofferenti. Mi rivolgo con apprezzamento a tutti i donatori – ha detto Bocchio – che, animati da un forte spirito di altruismo indiscriminato e gratuità, soddisfano quotidiane esigenze, con l’auspicio che cresca sempre di più, all’interno delle istituzioni e della società civile, tra i giovani in primis, la sensibilità verso questa opera di bene volta a salvare vite umane e a migliorare la qualità della vita di molte persone”.
Il direttivo, eletto da poco, rimarrà in carica fino al 2016. Presidente come abbiamo già detto è Gianbattista Braga che nella sua mansione sarà aiutato dal vice Luigi Crotti, dal tesoriere Ariberto Trevisi e dalla segretaria Elena Battaglia.
Direttore sanitario il dottor Antonio Demoro. La sede è in via Malagnini al civico 1, aperta la mattina della terza domenica del mese.
Ricordiamo che la sezione di Lonato si è costituita ufficialmente il primo novembre del 1958. In 55 anni di storia sono stati raccolti 8430 chili di sangue con oltre 250 associati di cui ben 230 effettivi donatori. La prima sede fu in via Sorattino, dove attualmente è situato l’accesso ali uffici della Fondazione Madonna del Corlo. Le visite e i prelievi si effettuavano al piano terra. Successivamente, al primo piano, si liberò l’ambulatorio del dottor Ughi, perciò i prelievi vennero eseguiti nel nuovo spazio. Il sangue veniva raccolto in bottiglie di vetro e portato a Brescia dagli stessi medici che li effettuavano. Quanta storia è passata. Dai primi timidi passi fino alla forza che ha oggi l’Avis.
Roberto Darra