mercoledì, Dicembre 6, 2023
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Brunati e Rosmini epistolario interrotto

Se si ha la curiosità di entrare nel ric­co scrig­no di carte antiche qual è l’archiv­io stori­co del­l’, si vedrà che uno dei fon­di più cospicui è quel­lo degli auto­grafi di Giuseppe Brunati (Salò 1796 — Pueg­na­go 1855), prete e stu­dioso di raz­za, ded­i­to allo stu­dio delle lingue antiche, soprat­tut­to gre­co ed ebraico, all’arche­olo­gia bib­li­ca, alla sto­ria del­la Chiesa, ma atten­to cul­tore, anche, del­la sto­ria locale, bena­cense-bres­ciana-veronese, del­l’epi­grafia lati­na e delle biografie degli uomi­ni illus­tri in ter­ra garde­sana.

Brunati è sta­to, in un peri­o­do in cui l’anal­fa­betismo seg­na­va per­centu­ali altissime di esten­sione nel­la nos­tra peniso­la, un infat­i­ca­bile stu­dioso e ricer­ca­tore, fre­quen­tan­do bib­lioteche in varie regioni d’I­talia e tessendo rap­por­ti con emi­nen­ti intel­let­tuali del suo tem­po. Avrebbe potu­to assumere il ruo­lo di cus­tode del­la Apos­toli­ca Vat­i­cana, ma vi rin­un­cia per essere libero di dedi­car­si total­mente ai suoi stu­di.

Nel­la recente pub­bli­cazione riguardante l’in­ven­tario delle sue opere(Il fon­do Giuseppe Brunati- Inven­tario, Ate­neo di Salò, 2008, pp.676), si dà con­to del­l’im­men­sa sua pro­duzione. Quel che spic­ca, per la forte valen­za comu­nica­ti­va, è l’epis­to­lario: 791 let­tere, riferi­bili a 213 cor­rispon­den­ti, com­p­rese nel­l’ar­co crono­logi­co 1816–1855. Ben 41 sono le let­tere scritte dal grande filoso­fo Anto­nio Ros­mi­ni al “soavis­si­mo ami­co” garde­sano.

Da una di esse si viene a sapere del­l’of­fer­ta fattagli dal Brunati di una cat­te­dra di uman­ità nel nuo­vo gin­na­sio di Salò, pro­pos­ta che viene rifi­u­ta­ta (1820). In altre si leg­gono scam­bi di con­sigli, sug­ger­i­men­ti per scelte di vita, accen­ni a stu­di e pub­bli­cazioni in cor­so, infor­mazioni sul­la vita quo­tid­i­ana. Ogni let­tera tes­ti­mo­nia del­la cor­dial­ità e del­la sin­cera famil­iar­ità che inter­corre tra i due. Poi Ros­mi­ni decide di fon­dare una pro­pria con­gregazione reli­giosa men­tre Brunati, dopo tor­men­tate rif­les­sioni, prende i voti nel­la Com­pag­nia di Gesù (ne uscirà però qualche anno dopo).

Lo scam­bio di let­tere ces­sa nel 1838 o, per meglio dire, non si ha doc­u­men­tazione epis­to­lare per il peri­o­do che dal 1838 va fino al 1855, anno in cui entram­bi muoiono. Dici­as­sette anni sen­za rap­por­to epis­to­lare sono tan­ti. Un dub­bio, non so se fonda­to, affio­ra. Anto­nio Ros­mi­ni, che oggi la Chiesa ven­era come beato, non ebbe in vita onori e com­pren­sione. Furono pro­prio i Gesuiti a ren­dere dif­fi­cile ogni suo pas­so. Il suo libro più famoso “Le cinque piaghe del­la Chiesa” fu ogget­to di cen­sure e di accuse indi­ci­bili men­tre oggi, dopo il Con­cilio Vat­i­cano II, si può dire che sia sta­to larga­mente antic­i­pa­tore del­la odier­na dot­t­ri­na. Forse Brunati dovette rispettare “l’obbe­dien­za” gesuit­i­ca inter­rompen­do la comu­ni­cazione con l’am­i­co. O forse non ravvisò che vi fos­sero più i motivi fon­dan­ti del loro anti­co sodal­izio. La ques­tione è aper­ta e andrebbe appro­fon­di­ta per amore di ver­ità.

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