lunedì, Aprile 29, 2024
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La filosofia «ambientalista» dell'industria di viale Rovereto illustrata dall'ingegner Paolo Mattei ai colleghi industriali. Con l'insonorizzazione sui lati est e nord un maquillage ai capannoni Dalla cogenerazione lo spreco minimo di risorse in atmosfer

Cartiera del Garda: i fanghi diventano tegole

Paolo Mattei ha illustrato all’assemblea degli industriali la svolta che, da qualche anno a questa parte, ha portato la Cartiera del Garda – massima realtà industriale della provincia – a scommettere impegno e risorse sulla compatibilità fra produzione di qualità ed ambiente. Un ambiente – quello del Garda – che, proprio perchè irripetibile, ha stimolato l’impegno.Il problema all’interno dell’azienda ormai non è più quello di rispettare i parametri imposti dalla legislazione provinciale sulle emissioni in atmosfera, sul rilascio delle acque dopo la lavorazione, sui livelli di rumorosità e sulla riduzione dei residui di produzione, sentiti o sofferti come imposizioni calate dall’esterno. Ribaltando l’atteggiamento, la cartiera è convinta che la sopravvivenza stessa dell’industria è legata al mantenimento dell’ambiente, e che inquinare meno (ossia buttar via il meno possibile) rappresenta un aumento della redditività da inseguire come risultato gestionale. In questo processo alcuni risultati sono incassati, altri stanno per maturare lungo gli ultimi mesi di questo 2003. Per quanto riguarda i fanghi, fino a tre anni addietro, erano destinati alla discarica. Grazie all’instaurarsi d’una forma di collaborazione con una industria che produce laterizi ed ha stabilimenti in Alto Adige e a Brescia, già ora il 90% dei fanghi finisce, impastato in dosi opportune con l’argilla, trasformato in mattoni e coppi, e la previsione è che per la fine dell’anno più nemmeno un chilo di residui della prosuzione della carta finisca in discarica. Secondo aspetto, il rumore. L’insonorizzazione realizzata sul lato ovest dello stabilimento sta dando risultati positivi e verrà esteso sui fronti est e nord del complesso, verso via Padova e a ridosso della passerella ciclo-pedonale. L’occasione, ha spiegato Mattei, servirà per un restyling completo dell’azienda che ormai mostra tutti i suoiquasi cinquant’anni. Alluminio anodizzato e legno serviranno a fornire un’immagine assolutamente inedita, e meno impattante, del complesso. Per quel che riguarda l’acqua, il depuratore biologico continua a fornire risultati di assoluta eccellenza a livello europeo: dopo la depurazione primaria attraverso sedimentazione, quella biologica consente di cavare dall’acqua la totalità delle sostanze organiche disciolte. L’acqua – dagli 800 ai 900 metri cubi all’ora – pescata in falda viene restituita al lago praticamente identica a com’era in origine. Infine le emissioni di anidride carbonica in atmosfera. La cartiera rispetta con assoluta tranquillità le raccomandazioni, accettate a livello auropeo, del protocollo di Kyoto, grazie alla cogenerazione. Dal metano (già di per sè relativamente inquinante) la cartiera ricava, prima del calore per l’essicazione della carta, tutta l’energia occorrente a far funzionare le macchine. L’autosufficienza garantita dalla produzione della centrale termoelettrica è giudicata dalla Comunità europea l’applicazione ottimale (meglio ancora sarebbe il nucleare, ma in Italia è vietato) per ridurre emissioni. Il tutto, ha concluso l’ingegner Mattei, ottenuto grazie al coinvolgimento delle maestranze ad ogni livello. Il personale, capita e fatta propria la filosofia dell’azienda, garantisce risultati impensabili senza una simile generalizzata assunzione di corresponsabilità.

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