venerdì, Dicembre 8, 2023
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Chiese, finora aperto un solo cantiere

Anche il pat­ri­mo­nio artis­ti­co e cul­tur­ale ha subito gravi dan­ni. E quel­lo ver­so il com­ple­to ripristi­no dell’agibilità di tut­ti gli edi­fi­ci non sarà un per­cor­so facile: per le più di 300 strut­ture lesion­ate ci sarà un iter molto com­p­lesso da seguire, si trat­ta nel­la mag­gior parte di edi­fi­ci e beni vin­co­lati, e pri­ma di inter­ven­ti strut­turali ci sono numerosi «palett»i da rispettare. «Sono sta­ti dod­i­ci mesi più che altro ded­i­cati all’elaborazione dei prog­et­ti — spie­ga don Pier Vir­gilio Beg­ni Redona, diret­tore dell’ufficio per l’arte sacra e i beni cul­tur­ali eccle­si­as­ti­ci — anche per­chè l’iter buro­crati­co è molto più lun­go e com­p­lesso rispet­to a quel­lo per gli altri edi­fi­ci, spe­cial­mente per quel­lo che riguar­da gli edi­fi­ci vin­co­lati. In dod­i­ci mesi noi abbi­amo aper­to un solo cantiere, quel­lo del­la scuo­la mater­na di Pom­peg­ni­no, che tra l’altro è un edi­fi­cio non tute­la­to». Dunque il lavoro è solo all’inizio; quel­lo che chiede la Sovrin­ten­den­za per dare il via lib­era agli inter­ven­ti non è cosa da poco, e spes­so, anche durante le riu­nioni al Pirelli­no, i rap­p­re­sen­tan­ti del­la dio­ce­si lo han­no fat­to pre­sente a chi di dovere. Del resto i numeri par­lano chiaro: sono soltan­to 15, ad oggi, i prog­et­ti esam­i­nati in regione, tut­ti ovvi­a­mente rel­a­tivi alle «pri­or­ità 1»: «Cosa pos­si­amo fare? Per adesso ci limi­ti­amo a rispettare le sca­den­ze — com­men­ta anco­ra don Pier Vir­gilio — abbi­amo 48 pri­or­ità 1 e solo un ter­zo di queste istrut­to­rie è pas­sato in Regione. Purtrop­po sono questi ter­mi­ni, dob­bi­amo soltan­to avere mol­ta pazien­za; voglio comunque sot­to­lin­eare che abbi­amo trova­to buone risposte sia da Mas­si­mo Busce­mi che da Sil­vio Lau­ro, con i quali abbi­amo lavo­ra­to bene». Tra le strut­ture dan­neg­giate il numero più con­sis­tente è rel­a­ti­vo alle chiese (242, di cui 57 inag­i­bili) ma anche ora­tori e canon­iche han­no subito lesioni; e delle 302 strut­ture 278 sono finite nelle ordi­nanze region­ali: «Adesso non ci res­ta che per­ferzionare la pratiche. Abbi­amo fat­to mol­ta espe­rien­za in questi mesi, ci sono state delle situ­azioni prob­lem­atiche e altre che si sono risolte in tem­pi più bre­vi. Mi sen­to di dire che comunque for­tu­nata­mente Bres­cia mi sem­bra abbia rispos­to bene: ci sono sta­ti dei dan­ni, è vero, ma ho vis­to la gente rea­gire bene». Durante l’anno ci si è arran­giati a volte come si è rius­ci­ti: chi ha fat­to lezioni di cat­e­chis­mo in pizze­ria, chi ha trova­to ospi­tal­ità dai par­roc­chi­ani per l’inagibilità del­la canon­i­ca, chi ha «vesti­to» un salone provvi­sio­rio come una chiesa: «Alla fine mi sono reso con­to che per la litur­gia — pros­egue don Beg­ni Redona — i ten­doni, in ques­ta situ­azione di dis­a­gio, han­no fat­to la loro parte; inoltre ho vis­to che per la gente avere una chiesa, ancorchè provvi­so­ria, almeno in ordine, è sta­to impor­tante quan­to lo è sta­to sis­temare la loro casa. È sem­pre sta­to così: anche chi non è par­ti­co­lar­mente devo­to o prat­i­cante, nei momen­ti impor­tan­ti come funer­ali o mat­ri­moni, e ancor di più in un momen­to di dif­fi­coltà come questo, si sente parte del­la comu­nità reli­giosa, e fa di tut­to per dare una mano. Così è sta­to per noi: abbi­amo avu­to numerose man­i­fes­tazioni di affet­to e di grande disponi­bil­ità». Purtrop­po però le risorse non sono state suf­fi­ci­en­ti per tut­ti: «Qual­cuno ha 3–4 chiese lesion­ate, e pur rispet­tan­do i tem­pi per la pre­sen­tazione dei prog­et­ti ha risorse solo per la par­roc­chiale. Pro­prio la set­ti­mana scor­sa ci siamo incon­trati con i par­ro­ci e a loro e alle comu­nità abbi­amo det­to: tenete duro. Noi sti­amo facen­do il mas­si­mo, e ci auguri­amo che al più presto la situ­azione pos­sa tornare alla nor­mal­ità».

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