giovedì, Maggio 2, 2024
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Il comando alleato di Napoli non ha più interesse a mantenere operativo il sito sotterraneo aperto nel 1966. Entro la fine di marzo i militari abbandoneranno il monte Moscal

Chiude la base Nato segreta

La base militare Nato situata nel ventre del monte Moscal sta per essere chiusa. La data probabile è quella del 31 marzo, ma è ancora da confermare. Bisognerà vedere se in tempi così stretti le Forze Armate Alleate riusciranno a compiere tutti i passaggi necessari per ultimare un atto che passerà alla storia. Che l’intenzione sia quella di chiudere lo conferma il Comando superiore Nato di Napoli, ora denominato Allied Joint Force Command Naples, al quale fanno riferimento sia il Comando di Verona che quello di Affi. Molto stringata, ma altrettanto chiara, la dichiarazione: «Il sito di Affi risulta non essere più di interesse per la Nato e quindi ritorna allo Stato italiano».È dal 1966, quindi da 40 anni, che la Nato si serve della base di Affi. La base, un comando di guerra protetto che si espande sotto terra in un’area di oltrre 20mila metri quadrati, soprattutto negli anni della guerra fredda tra blocco occidentale e patto di Varsavia ha operato protetta da un impenetrabile top secret. Proprio questo clima ha contribuito a sviluppare molta curiosità da parte della gente del luogo e dei veronesi in genere nei confronti dei misteri del monte Moscal. Immancabili le congetture più disparate, alimentate dagli scenari hollywoodiani proposti da 007: base di missili nucleari pronti ad essere sparati dalla cima del monte su Mosca, o almeno sede di sofisticatissime apparecchiature militari degne della miglior fantapolitica.Dagli ambienti militari nulla trapela, se non la solita smentita ufficiale: «Si tratta di leggende metropolitane, dentro la base non ci sono mai stati né missili né radar». Chi da tanto aspetta di sapere cosa ha protetto il monte Moscal rischia dunque oggi di rimanere deluso, anche se le dichiarazioni nulla tolgono alle paure che la popolazione ha coltivato per anni. Infatti in caso di conflitto militare – e negli anni sessanta si parlava di attacchi nucleari, come è anche emerso dagli archivi segreti statunitensi nei quali Verona risultava essere tra gli obiettivi nucleari del Patto di Varsavia – per forza di cose la base di Affi sarebbe stata un obiettivo prioritario, in quanto appunto luogo di comando delle forze alleate.La base del resto, ancghe se ormai di scarso interesse strategico, è sermpre stata ed è super protetta, con militari Nato presenti ai due ingressi ai piedi del Moscal, uno dalla parte di Affi e l’altro sul lato opposto, dalla parte di Costermano. La cima del monte è recintata ed è sempre stata pattugliata: a molte persone è successo di passeggiare nei boschi del monte senza rendersi conto di essere arrivate al confine con la zona militare. A quel punto però, sbucava dal nulla un militare armato, che intimava in inglese l’allontanamento. Tanti uomini di Affi hanno inoltre ricordi legati alla base, trasformati da contadini in operai edili, anche ben retribuiti, chiamati a costruire le numerose gallerie che sono state scavate nel monte per l’edificazione del bunker, che sarebbe poi diventato dal 1966 sede del comando di guerra. Le testimonianze degli operai che vi hanno lavorato, molti di loro ora deceduti, raccontano di scavi, sia in orizzontale che in verticale, per gallerie che nessuno sapeva ricollegare ad un progetto generale, poiché ciascuno era addetto ad un singolo tratto di opera. Anche chi vi ha lavorato più di recente, anche un anno fa, ha avuto accesso solo a zone periferiche e ben definite. Difficile dimenticare per la gente del posto il viavai di mezzi targati A.F.I., che per tanti significava «Affi» scritto con un’effe sola, anziché Allied Forces in Italy (Forze alleate in Italia). Ora sarà lo Stato italiano a decidere del destino della base: verrà smantellata e murata, oppure destinata nuove attività?L’amministrazione di Affi, guidata da Roberto Bonometti, qualche idea ce l’avrebbe. Vorrebbe prima di tutto togliersi la curiosità di sapere cosa c’è sotto il monte. Per questo la settimana scorsa ha spedito una richiesta formale al Comando Nato, perché venga concessa al Comune l’opportunità di visitare la base militare. La curiosità è cresciuta ulteriormente quando il Comune ha ricevuto, ormai il 25 settembre scorso, una lettera dall’ Allied Joint Force Command Naples, Support Group Detachment North East Italy, con la quale si richiedeva di valutare la possibilità di ridurre la tassa rifiuti solidi urbani (unica entrata che il Comune di Affi riceve dalla presenza della base militare), per la struttura dislocata in via Sottomoscal, «Poiché sebbene detta imposta venga calcolata in base alla superficie dell’infrastruttura», vi si diceva, «desideriamo informarvi che la presenza di personale è drasticamente ridotta a poche unità nel corso degli ultimi mesi e verrà ulteriormente ridotta nel corso dell’anno».A quel punto l’amministrazione ha capito le intenzioni della Nato e si è attivata prima che la base militare venisse chiusa senza che a livello locale nessuno potesse dire nulla. «Se la base verrà dismessa, prima che venga magari murata, noi come Comune vogliamo essere parte attiva nella vicenda», spiega il sindaco. «Desideriamo venga messa a disposizione della popolazione per attività culturali, magari un museo della guerra fredda, oppure per altri utilizzi a favore di enti territoriali. Un suo utilizzo potrebbe essere studiato dagli enti pubblici e dallo Stato italiano. La nostra speranza è che ci sia la sensibilità di creare una partecipazione anche a livello locale, visto che la base è sul nostro territorio».«Siccome non abbiamo mai saputo cosa c’è al suo interno», prosegue Bonometti, «abbiamo ora chiesto di visitare il sito per renderci conto effettivamente di quello che c’è e capirne l’eventuale utilizzo». «Sarebbe interessante», conclude il primo cittadino di Affi, «ricostruire la storia della base, dalla sua apertura fino ai giorni nostri. Chi c’è andato dentro? Quali manovre sono state fatte? Al fine di ricostruire la storia del nostro paese, al quale la base ha dato anche ricchezza. Speriamo davvero in una risposta affermativa per una visita istituzionale».

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