«Un turismo ritagliato su misura dei pullman in arrivo è come un negozio che fa i saldi: all’insegna delle svendite». Vede crisi nera e senza tante vie di uscita, Enzo Benedetti, storico ristoratore arcense e grande conoscitore dell’ambiente turistico altogardesano. «Se a Riva non si ride qui si piange – spiega – e la colpa è di noi operatori. Troppa improvvisazione, e adesso ne paghiamo le spese».Avanti così e questa stagione verrà ricordata più per il turismo da scarsi numeri che per l’incessante canicola. La crisi è generalizzata e non sta colpendo soltanto l’Alto Garda. Ma qui, stando ai commenti degli addetti ai lavori, sta lasciando maggiormente il segno. E fa più paura. «Se sulla riviera romagnola la flessione del mercato tedesco è intorno al 7-8 per cento – spiega Benedetti – da noi è almeno il doppio. Questo produce inevitabilmente una riflessione. Molta colpa è nostra, di noi operatori. Per tutti gli errori compiuti fino ad ora. Qui c’è troppa improvvisazione, da sempre, e ora se ne pagano le conseguenze. Non è possibile pensare di arrivare a conseguire i risultati prefigurati in tempi brevissimi. Occorre pazienza e pianificazione. In questo «mamma» Provincia ci ha viziati fin troppo». «Quella che stiamo vivendo – prosegue il titolare del ristorante Alla Lega – è una crisi seria, senza, a mio avviso, tanti sbocchi d’uscita. Nell’ultima settimana qualcosa in più si è registrato ma rimane sempre un periodo di fiacca. Per anni abbiamo vissuto di rendita grazie al nostro splendido territorio. Ma questo non basta più, al turista si deve offrire dell’altro, ogni anno un motivo in più per tornare. Un buffet particolare, tanto per fare un esempio banale, o la piscina riscaldata. In questo frangente il progetto delle acque termali poteva essere vincente. Così come quello del golf. Ma, ripeto, c’è troppa improvvisazione. Per questo i turisti “scappano” sulla riviera romagnola, dove sanno come trattarli».
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Per Enzo Benedetti, storico ristoratore arcense, la situazione è critica e la colpa è soprattutto degli operatori. Troppa improvvisazione all'origine della crisi del settore
«Col turismo dei pullman ci si svende»
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