L’acquisto di una motovedetta, l’incremento del servizio di vigilanza e la messa in funzione dell’incubatoio di Bardolino sono i tre nuovi elementi portanti dell’attività di tutela della fauna ittica del Garda operato dall’assessorato all’ecologia ed all’ambiente. «Sul piano squisitamente tecnico», ha spiegato l’assessore Camillo Pilati , «il nostro intento è di ampliare e migliorare rispettivamente quantità e qualità dei ripopolamenti ittici nel Garda con materiale autoctono proveniente da ceppi locali, con un occhio particolare di riguardo per il carpione. Certamente ci sarà bisogno di un investimento considerevole di denaro per ottenere questo scopo e, parallelamente, occorrerà attendere qualche tempo, diciamo almeno un paio di anni, per vedere risultati concreti. Ma l’impegno c’è e la volontà di portare a compimento il progetto, anche. Ed è proprio in vista del recupero e dell’incremento soprattutto del carpione, specie presente al mondo unicamente nel Garda, che la Provincia ha acquistato l’impianto ittiogenico di Bardolino, inizialmente di proprietà dell’Esav e poi di Veneto Agricoltura. «In esso l’Amministrazione provinciale», spiega l’ittiologo della Provincia Ivano Confortini, «a partire dal prossimo anno effettuerà la produzione di avannotti e novellame delle specie caratteristiche del lago di Garda e, nello stesso tempo, effettuerà esperimenti riproduttivi nei confronti soprattutto del carpione e della trota lacustre, entrambe specie in forte rarefazione. Non verranno tuttavia trascurate anche altre specie importanti, quali il luccio e il pesce persico, specie peraltro molto apprezzate dai pescatori professionisti e, naturalmente, dai buongustai». L’intera produzione sarà destinata naturalmente al ripopolamento del lago di Garda, attualmente effettuato con materiale acquistato da ditte private. Per il raggiungimento di tali obiettivi si dovrà anzitutto procedere alla ristrutturazione dell’immobile e alla costruzione ex-novo dell’incubatoio (impianto idraulico, vasche, etc…) e del laboratorio. La gestione sarà a carico dell’Amministrazione, nei modi che verranno definiti in tempi brevi, mentre per l’attività di ricerca, gli esperti ritengono che potrà essere conveniente rivolgersi a strutture pubbliche specializzate, quali le università, fermo restando comunque il coordinamento da parte della provincia. Sempre per la gestione, inoltre, la Provincia non esclude eventuali convenzioni con enti privati comunque deputati alla ricerca. «La struttura, inoltre», ha sottolineato l’assessore Pilati , «potrà acquisire una funzione didattico-culturale ipotizzando visite guidate magari inizialmente per un giorno alla settimana. Ma non è tutto: si potrà poi destinare un locale dell’impianto quale ritrovo per la pianificazione dell’attività della vigilanza e, perché no, lo stesso potrà anche rappresentare un punto di riferimento informativo per quanti, pescatori e non, sono oggi costretti a recarsi presso gli uffici di Verona». Insomma, le idee sull’utilizzo dell’impianto sono numerose. Si tratta di capire anzitutto quali sono quelle immediatamente realizzabili e quali invece quelle che necessitano di una scansione nel tempo. Ma a rispondere a questa domanda uno studio di fattibilità, già in atto, offrirà presto tutti gli elementi, anche quelli economici, su cui lavorare. Eugenio Cipriani
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La Provincia vuole migliorare la qualità e la quantità della fauna ittica: primo passo è la ristrutturazione dell’incubatoio
Diventerà la culla dei nuovi carpioni
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