domenica, Giugno 4, 2023
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Due étoiles per la coreografia di Zanella in un inedito Omaggio a Ravel al Filarmonico di Verona

Per Omag­gio a Rav­el spet­ta­co­lo di bal­let­to su musiche di Mau­rice Rav­el tor­nano a Verona Rena­to Zanel­la e Peter Tiboris in un lavoro sin­er­gi­co ed ined­i­to.  In sce­na due étoiles di fama inter­nazionale: Beat­rice Knop (nel­la foto Ennevi con Zanel­la) Prin­ci­pal dancer del­lo Staats­bal­lett Berlin e Maria Kousouni Pri­ma bal­le­ri­na del­la Greek Nation­al Opera, che tor­na a dan­zare al Filar­mon­i­co dopo l’ap­plau­di­to suc­ces­so nel­l’in­ter­pre­tazione del­l’Uc­cel­lo di fuo­co la pas­sa­ta sta­gione. Accan­to a loro i Pri­mi bal­leri­ni, i Solisti ed il Cor­po di bal­lo del­la Fon­dazione diret­to da Maria Grazia Garo­foli. In Omag­gio a Rav­el lib­ertà e moder­nità, carat­teri pecu­liari del­la ricer­ca lin­guis­ti­co-for­male di Zanel­la, si esp­ri­mono in una dan­za neo­clas­si­ca fon­da­ta su estet­i­ca e musi­cal­ità, che intro­duce pas­si e fig­ure nuove in con­tin­ua evoluzione. La sua dan­za fat­ta di gesti nat­u­rali si cala qui in un trit­ti­co lega­to dal­la musi­ca di Mau­rice Rav­el: Valse, Pavane, Bolero. Valse, il quadro d’aper­tu­ra che impeg­na tut­ta la pri­ma parte del­la ser­a­ta, riprende due lavori di Rav­el ded­i­cati al valz­er. Il pri­mo è la suite Valses nobles et sen­ti­men­tales inizia­ta nel 1906 e pub­bli­ca­ta nel­la ver­sione per pianoforte nel 1911 e per orches­tra l’an­no suc­ces­si­vo, con for­ti carat­ter­is­tiche impres­sion­iste e mod­erniste. Il sec­on­do è La Valse, poème choréo­graphique pour orchestre scrit­to tra il 1919 ed il 1920. Con­cepi­to come un bal­let­to per Sergej Diaghilev (ma da lui mai por­ta­to in sce­na), è diven­ta­to più cele­bre come con­cer­to e rimar­ca l’«intensa attrazione» di Rav­el per il genere del valz­er. Paul Lan­domy definirà La Valse nel 1937 come «la più inaspet­ta­ta delle com­po­sizioni di Rav­el, che ci riv­ela pro­fon­dità fino­ra inaspet­tate del Roman­ti­cis­mo, potere, vig­ore, ed il rapi­men­to in questo musicista, la cui espres­sione è soli­ta­mente lim­i­ta­ta alle man­i­fes­tazioni di un genio essen­zial­mente clas­si­co». La pro­tag­o­nista di questo quadro, Beat­rice Knop, esprime il rap­por­to tra emo­tiv­ità e dinam­i­ca che Zanel­la legge nel­la par­ti­tu­ra di Rav­el. Segue nel­la sec­on­da parte del bal­let­to il quadro più corale Pavane, che il core­ografo definisce «pen­e­trante come il dolore che lo ispi­ra»: la par­ti­tu­ra di Rav­el s’in­ti­to­la infat­ti Pavane pour une infante défunte (Pavana per una principes­sa defun­ta). Com­pos­ta per pianoforte a soli 24 anni nel 1899, viene orches­tra­ta nel 1910 e riprende l’ered­ità spag­no­la del­l’au­tore, che sug­gerisce l’idea di aver descrit­to «una pavana che una pic­co­la principes­sa può aver bal­la­to in tem­pi pas­sati pres­so la corte spag­no­la». Un inter­mez­zo orches­trale con Menuet antique sem­pre di Mau­rice Rav­el intro­duce il ter­zo quadro del­lo spet­ta­co­lo: Bolero. Sem­pre ispi­ra­ta alla Spagna, ques­ta cele­ber­ri­ma par­ti­tu­ra viene core­ografa­ta nel­la ver­sione inte­grale in pri­ma nazionale per lo spet­ta­co­lo al Teatro Filar­mon­i­co. Musi­ca per bal­let­to com­pos­ta nel 1928 su com­mis­sione del­la bal­le­ri­na rus­sa Ida Rubin­stein, il Bolero fu inno­v­a­ti­vo quan­to provo­ca­to­rio, per la dan­za sedu­cente del­la figu­ra fem­minile che atti­ra ver­so di sé un grup­po di uomi­ni al crescen­do del­la musi­ca. Andò in sce­na con clam­oroso suc­ces­so all’Opéra di Pari­gi il 22 novem­bre 1928, per la direzione di Wal­ter Straram e con le core­ografie di Bro­nisla­va Nijin­s­ka. La par­ti­tu­ra è famosa anche come pez­zo con­certis­ti­co, diret­to per la pri­ma vol­ta dal­lo stes­so Rav­el nel 1930. Il quadro con­clu­si­vo Bolero è un lavoro inizia­to da Zanel­la a Vien­na nel 1998 e che al Filar­mon­i­co di Verona vede la sua ulti­ma ver­sione dove una don­na, l’é­toile gre­ca Maria Kousouni, rap­p­re­sen­ta la melo­dia in lot­ta con quat­tro uomi­ni ad imper­son­are il rit­mo. In Omag­gio a Rav­el il cor­po si fa musi­ca per esprimere un Rav­el lib­era­mente mes­so in sce­na dal core­ografo Rena­to Zanel­la, nel­la con­vinzione che la vita è un mis­to tra trasfor­mazione e rec­i­p­ro­ca ispi­razione.

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