lunedì, Dicembre 11, 2023
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E’ l’estrema propaggine settentrionale delle Alpi di Ledro

E’ l’estrema propag­gine set­ten­tri­onale delle Alpi di Ledro. Il Monte San Mar­ti­no, un ton­deg­giante dos­so fit­ta­mente ricop­er­to di boschi, piaz­za­to di fronte agli splen­di­di castel­li tur­ri­ti delle Dolomi­ti di Brenta dalle quali è sep­a­ra­to dal pro­fon­do sol­co d’u­na for­ra sca­v­a­ta nel cor­so dei mil­len­ni dalle acque del fiume Sar­ca. Anche durante la sta­gione inver­nale la cima è rag­giun­gi­bile sen­za dif­fi­coltà con un’es­cur­sione da fare, in ques­ta sta­gione, con le rac­chette da neve. Sen­za di esse la fat­i­ca e i tem­pi di per­cor­ren­za rad­doppi­ano a meno di non aspettare la pri­mav­era quan­do le nevi si saran­no sci­olte. Da Tione o da Fiavè si rag­giunge Pas­so Duròn dove si tro­va un ampio spi­az­zo per parcheg­gia­re. Quassù tran­si­tarono anche i Franchi di Car­lo Mag­no nel lon­tano 797 men­tre nel 1438 si svolse una cru­en­ta battaglia tra le truppe milane­si del Gat­tame­la­ta con quelle del­la Repub­bli­ca di Venezia che difend­e­vano il val­i­co. Val­i­co che era già conosci­u­to e tran­si­ta­to a scopi com­mer­ciali dagli antichi etr­uschi. Da questo stori­co pas­so si prende una strad­i­na ster­ra­ta chiusa al traf­fi­co (frec­ce) che sale ver­so Nord. Qua­si subito si incon­tra un biv­io dove si prende la strad­i­na di destra (la strad­i­na di sin­is­tra la per­cor­rere­mo al ritorno). Si sale nei boschi dove s’in­con­tra­no numerosi mas­si graniti­ci, regali del ghi­ac­ciaio che 10.000 anni fa cir­con­da­va per intero il Monte S.Martino abbrac­cian­done tut­ti i ver­san­ti con una gel­i­da mor­sa. Al suc­ces­si­vo biv­io si prende la più stret­ta strad­i­na di sin­is­tra, si pas­sa accan­to a una cap­pel­let­ta con un cro­ce­fis­so in gran­i­to e ded­i­ca­ta a San Mar­ti­no, raf­fig­u­ra­to nel­l’at­to di donare il suo man­tel­lo a un poverel­lo. Si las­ciano a destra nei prati alcune case, si pas­sa accan­to a un fie­nile e, poco più avan­ti, si las­cia la strad­i­na per una larga mulat­tiera che sale a sin­is­tra. In mez­zo al bosco, dove man mano diminuis­cono i fag­gi e crescono i pini, spar­si qua e là, se ne stan­no grossi mas­si di cal­care inter­val­lati a bloc­chi graniti­ci. Si arri­va così a una radu­ra con un palet­to seg­naleti­co da dove sono vis­i­bili i ripeti­tori sul­la vet­ta del Monte S.Martino: a destra un sen­tiero scende a Bive­do. Si pros­egue dirit­ti per immet­ter­si su una strad­i­na; la si segue a sin­is­tra e si sale alla som­mità che si tro­va un poco oltre i ripeti­tori. I numerosi alberi che la cir­con­dano non riescono a nascon­dere il panora­ma, che offre le Dolomi­ti di Brenta, la Pre­sanel­la, il Carè Alto, il Monte Sti­vo, il Monte Altissi­mo di Nago, le Alpi di Ledro con la Cima Sera e il Dos­so del­la Tor­ta, men­tre in bas­so si stende la graziosa piana di Fiavè. Si ritor­na per un trat­to sul­la strad­i­na e si las­cia a destra il per­cor­so fat­to in sali­ta. Si con­tin­ua sul­la ser­peg­giante strad­i­na che scende con vari tor­nan­ti sul ver­sante set­ten­tri­onale del­la mon­tagna. Si igno­ra­no alcune stra­dine sec­on­darie e meno evi­den­ti di quel­la prin­ci­pale e ci si por­ta sul ver­sante Nor­dovest, dove ci appare di nuo­vo l’in­con­fondibile sago­ma del Carè Alto. Dopo aver attra­ver­sato dis­tese di fag­gi, si ritor­na al biv­io poco sopra il pas­so Duròn e quin­di al pun­to di parten­za.

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