giovedì, Maggio 2, 2024
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Dalle voci bianche che furono anche registrate dalla Rai alla musica sacra: le passioni contagiose di un rimpianto trascinatore. Giuseppe Castellani, tenore e animatore del coro, è morto dopo aver cantato nella basilica di San Pietro a Roma. Quell’esecu

ESTIMATORI DI DOTE PRIMA CHE MUSICISTI

La musica ha sempre accompagnato i momenti importanti della vita non solo delle persone ma anche degli interi paesi. Forse per questo in quasi tutte le comunità vi è una realtà musicale importante, che si tratti della banda piuttosto che di un coro. Lazise conferma la regola: le voci della sua Schola Cantorum rappresentano in qualche modo il suo cuore spirituale e artistico. Un legame che perdura da trent’anni, da quando il coro venne fondato da Giuseppe Castellani, scomparso poche settimane fa. Alberto Castellani, fratello del musicista, ha raccolto l’eredità artistica di Giuseppe, lui che lo aveva aiutato a far nascere la Schola cantorum proprio come gli era stato accanto nelle attività di famiglia.«Giuseppe aveva iniziato da ragazzo come sarto, ma le sue vere passioni sono sempre state la musica e il canto», racconta con grande pudore Alberto Castellani, quasi in punta di piedi per non disturbare la figura del fratello tanto amato e ammirato. «Era davvero una grande persona», continua Alberto. «In ogni attività cui si è dedicato, dalla politica all’impegno sociale, aveva dimostrato la sua passione a favore degli altri e del paese. Questi valori occupavano il primo posto nei suoi pensieri».All’attività sartoriale esercitata a Colà, località di origine dei Castellani, venne presto affiancata quella di vendita delle stoffe e fu in quel momento che si rese necessario l’aiuto di Alberto.«Giuseppe non poteva seguire tutto», spiega Alberto castellani, «e, pur trovandomi bene dove lavoravo, mi sembrò giusto aderire alla sua richiesta di collaborazione. Così accanto al laboratorio abbiamo aperto il negozio: prima sempre a Colà, quindi nel 1954 a Lazise, vicino a porta San Zeno. Infine nel 1955 ci siamo trasferiti poco distante, su piazza Vittorio Emanuele».L’attività cresceva, ma per Giuseppe la musica e il canto rimanevano le passioni più grandi.«Aveva una voce stupenda. D’altra parte tutti noi di famiglia ci siamo cimentati in queste discipline: mio nonno era tenore, e cantava nella parrocchiale. Mio padre Silvio cantava come basso. Anch’io ho questo timbro, e da bambino ho iniziato nel coro della parrocchia. La stessa cosa ha fatto Giuseppe: aveva una bellissima voce e dopo essersi diplomato in canto al conservatorio Dall’Abaco di Verona ha perfezionato i suoi studi a Milano».Una passione talmente intensa da non poter restare confinata in sé stesso. Il primo coro a essere formato da Giuseppe Castellani fu quello dei bambini delle Voci d’oro del Garda: il complesso si esibì anche in Rai, a Milano, e diede vita a un concerto nel castello laciniense ospitando il coro dell’Antoniano di Bologna diretto da Mariele Ventre, quello famoso per accompagnare le esecuzioni dello Zecchino d’oro, il festival della canzone per bambini.In seguito arrivò la corale degli adulti, la Schola cantorum. «Se ne parlava da tempo», ricorda Maria Lucchini, soprano di questo gruppo sin dalla sua formazione. «Decidemmo di mettere degli avvisi in chiesa e le adesioni furono tante da portare alla nascita di un coro di 60 elementi. Era il 1976».Da allora il coro di Lazise, composto oggi da una trentina di elementi, ha mantenuto la peculiarità di esibirsi solo accompagnando le cerimonie religiose. «Siamo stati chiamati a cantare in numerosissime località in Italia. Quest’anno, il 23 aprile, abbiamo celebrato il trentennale cantando a Roma, dall’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro, la messa delle 12.30. Cantare lì è un’emozione indescrivibile. Per noi, poi, si univa a questa tensione la consapevolezza di vivere un momento straordinario», si commuove Maria Lucchini, «perché conoscevamo bene le condizioni di salute del maestro Castellani». Il canto del cigno all’altare del Papa.«Giuseppe ha scritto anche molte pagine di musica. Note che continueranno a parlare di lui soprattutto a Lazise: il paese», conclude il fratello Alberto, «che è sempre stato nel suo cuore».

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