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Al MuSa di Salò

Da Giotto a De Chirico I tesori nascosti. Un progetto di Regione Lombardia a cura di Vittorio Sgarbi

E’ l’assessore alle Culture della Regione Lombardia Cristina Cappellini a inaugurare al MuSa di Salò con il Sindaco Gianpiero Cipani e il Direttore Generale del MuSa Giordano Bruno Guerri la grande mostra ‘Da Giotto a De Chirico, i tesori nascosti’ curata da Vittorio Sgarbi.
“Ancora una volta – commenta l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia Cristina Cappellini – dimostriamo concretamente la nostra volontà di sostenere e valorizzare lo straordinario patrimonio culturale lombardo”. “L’investimento di 200.000 euro per la realizzazione di questa splendida mostra curata dal Professor Vittorio Sgarbi – ha proseguito l’assessore – è in realtà un investimento per tutto il territorio lombardo in quanto siamo certi che iniziative come queste siano in grado di generale un importante incremento di turisti.

“Alla mostra – ha detto ancora l’assessore – si lega un altro progetto che ci sta particolarmente a cuore: l’Abbonamento Musei. Da oggi infatti il MuSa è entrato ufficialmente nel circuito del nostro Abbonamento Musei che in pochissimi mesi ha avuto già un grandissimo risultato. Tutti coloro che sono in possesso dell’abbonamento quindi potranno accedere al Museo gratuitamente”. “Un’altra concreta misura – ha concluso l’esponente lombardo – a favore dei cittadini lombardi”.

“La caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi,
è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le aspettative”.
Così Vittorio Sgarbi descrive il mistero del collezionismo: “L’interesse per ciò che non c’è”. Da qui l’idea della grande mostra che apre al MuSa di Salò: raccontare attraverso preziosi tesori “nascosti”, lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Giotto, l’artista che ha rinnovato la pittura, così come Dante,suo contemporaneo, è ritenuto il “Padre” della lingua italiana, a Giorgio De Chirico che, affascinato dall’arte antica, fu il principale esponente della pittura metafisica, attraverso la quale tentò di svelare gli aspetti più misteriosi della realtà.

La mostra così intesa viene dunque a porsi come naturale estensione della straordinaria esposizione ‘Il Tesoro d’Italia’ svoltasi all’Esposizione Universale di Milano nel 2015, nella quale si è documentato, dal Piemonte alla Sicilia, la varietà genetica di grandi capolavori concepiti da intelligenze, stati d’animo, emozioni che rimandano ai luoghi, alle terre, alle acque, ai venti che li hanno generati.

Le peculiarità “genetiche” delle diverse aree della “geografia artistica” italiana saranno verificabili anche in occasione di questa nuova grande mostra che nasce dal desiderio di illustrare attraverso una ragionata selezione di quasi duecento opere, tra dipinti e sculture, il Tesoro d’Italia “nascosto e protetto” nelle più importanti raccolte private italiane. In un arco temporale di oltre sette secoli, dalla fine del Duecento all’inizio del Novecento, da Giotto a De Chirico, si darà conto dell’evoluzione degli stili, delle correnti, degli snodi e delle figure principali della storia dell’arte italiana.

La mostra si apre con due magnetiche teste muliebri marmoree, prime sculture “italiane” riferite a un maestro federiciano della metà del Duecento, seguite da una tavola con la Madonna di Giotto che, per primo, superò gli schemi bizantini giottesca è il San Giovanni Evangelista del celebre scultore e architetto senese Tino di Camaino, la Croce del Maestro del Crocifisso Croci e la Croce astile del Vittoriale degli italiani. La selezione delle opere dalla fine del Quattrocento al Settecento offre al visitatore un’ampia panoramica sulla gloriosa scuola pittorica locale, con una larga rappresentanza di artisti lombardi o presenti sul territorio, tra Milano, Bergamo, Brescia e Verona: i leonardeschi Bernardino Luini, Giampietrino e Bernardino Ferrari, Agostino da Lodi e il Bergognone, Altobello Melone, Giovan Gerolamo Savoldo, Girolamo Romanino, Francesco Prata da Caravaggio, Tanzio da Varallo, Francesco Cairo, Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, Agostino Santagostino, Giacomo Ceruti, e ancora del veneziano Andrea Celesti e del lucchese Pietro Ricchi, attivi entrambi sul Lago di Garda. Ampiamente documentate sono le scuole pittoriche limitrofe: quella toscana (con le opere di Giovanni Martinelli, Pietro Paolini, Alessandro Rosi), quella veneta (con le opere di Bernardino Licinio, Veronese, Matteo Ponzone, Pietro Liberi, Giulio Carpioni, Giulia Lama, Pietro Longhi, Francesco Fontebasso) e quella emiliana (con le opere di Schedoni, Ludovico Carracci, Pietro Faccini, Guido Reni, Simone Cantarini, Guercino, Matteo Loves, Benedetto Zalone, Guido Cagnacci, Domenico Maria Viani, Donato Creti). Spiccano, oltre i dipinti, i capolavori degli scultori Stefano da Putignano, pugliese, autore di un Angelo con cartiglio, del Giambologna, di cui si espone un nobile Cristo redentore, del fiorentino Giuseppe Piamontini, autore di due importanti busti in marmo, e ancora del genovese Filippo Parodi, di cui si presentano due strepitose Allegorie dell’Inverno e della Primavera. Il percorso non poteva trascurare alcune delle personalità più significative della pittura del Seicento tra Roma e Napoli, come il Pomarancio, Giovanni Battista Gaulli detto Baciccio, Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, Andrea Sacchi, Jusepe de Ribera, Battistello, il Maestro di Fontanarosa, Francesco Cozza, Luca Giordano e Francesco Solimena.  L’avvincente stagione della pittura dell’Ottocento è rappresentata poi dai capolavori di Antoon Sminck Pitloo, Antonio Basoli, Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Odoardo Borrani, Federico Rossano, Niccolò Cannicci, seguiti da Antonio Mancini, Vincenzo Volpe, Vincenzo Migliaro, Gaetano Previati, Giovanni Boldini ed Ettore Tito. In chiusura, approdati al Novecento, attorno ad otto significativi dipinti di Giorgio De Chirico, sono raccolte altre importati opere di più celebri maestri del XX secolo, tra cui, solo per citare i più noti, Giorgio Morandi, Felice Casorati, Aroldo Bonzagni, Filippo De Pisis, Alberto Savinio, Achille Funi, Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Giacomo Manzù e Cagnaccio di San Pietro, nato a Desenzano del Garda.

In contemporanea sono state inaugurate altre due mostre:


SI PUO’ SCOLPIRE L’ANIMA? a cura di Vittorio Sgarbi

A margine della mostra “Da Giotto a de Chirico”, dieci scultori, variamente figurativi e tecnicamente agguerriti, mostrano al MuSa di Salò la loro speciale attitudine a rappresentare, attraverso la figura umana, e comunque la figurazione, una intensissima condizione spirituale, una verità interiore che li astrae da ogni realismo, al quale pure essi sembrano orientati. Si tratta di Giuseppe Bergomi, Livio Scarpella, Luigi Serafini, Gaetano Pesce, Girolamo Ciulla, Filippo Dobrilla, Ugo Riva, Santo Alligo, Sara Bolzani e Nicola Zamboni.
 
“L’IMMAGINE DELL’ITALIA ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA”
a cura di Italo Zannier e Vittorio Sgarbi

Non una mostra della fotografia italiana, ma una rassegna anche diacronica sulle Regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia, sintetizzata da circa venti fotografi, famosi o meno noti, senza esigenze descrittive o turistiche ma come sintesi emblematica scritta in immagini dai singoli autori:
 
Mariano Andreani, Giuseppe Cavalli, Giovanni Chiaramonte, Cesare Colombo, Ulderica Da Pozzo, Giuseppe Folchi, Cesare Gerolimetto, Guido Guidi, Max Laudadio, Giorgio otti, Floriano Menapace, Nino Migliori, Riccardo Moncalvo, Franco Pinna, Giuseppe Primoli,Donato Riccesi, Roberto Salbitani, Chiara Samugheo, Vittorio Sella, Pino Settanni, Nicola Smerilli, George Tatge, Giuliana Traverso, Theo Volpatti
 
“Con la mostra Da Giotto a De Chirico – i tesori nascosti si apre a Salò una nuova straordinaria stagione culturale” – dichiara il Sindaco di Salò, avvocato Gianpiero Cipani – “Non possiamo non essere particolarmente grati, da un lato, a Regione Lombardia, al suo Presidente Roberto Maroni e all’Assessore alle “Culture Identità e Autonomie”  Cristina Cappellini, dall’altro lato al prof. Giordano Bruno Guerri, Presidente del MuSa e al prof. Vittorio Sgarbi ideatore e curatore dell’evento.
Il MuSa, il nuovissimo e prestigioso Museo della Città, grazie a tutti loro, si riempie così di ulteriori fondamentali contenuti, caratterizzando sempre più la nostra Città sotto il profilo culturale in perfetta corrispondenza con il progetto e le aspettative della nostra Amministrazione e con la sua storica natura di Città d’arte”.
 
Giordano Bruno Guerri, direttore generale del MuSa, ritiene che con questa mostra straordinaria il MuSa, nato da meno di un anno, “inizierà la propria attività di centro culturale di rilevanza nazionale e internazionale”. Inoltre, sostiene Guerri, la mostra curata da Sgarbi “darà uno slancio ulteriore alla neonata associazione GardaMusei, che comprende già molti comuni e istituzioni culturali e che intende elevare l’offerta culturale del Garda”, terzo polo turistico italiano, con 23 milioni di visitatori l’anno.

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