sabato, Luglio 27, 2024
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Presentati a Cassone i risultati dell’esperimento riuscito per la prima volta ai tecnici dell’Istituto di San Michele.
Buone prospettive di sopravvivenza per il pesce a rischio di estinzione

I carpioni si sono riprodotti in allevamento

Fernando Lunelli, tecnico, e Francesca Ciutti biologa, sono riusciti a far riprodurre il carpione in cattività. Non era mai accaduto prima e la scoperta apre uno spiraglio di speranza sulla sopravvivenza del salmonide, endemico al lago di Garda, sostanzialmente scomparso dalle reti dei pescatori da una ventina d’anni tanto da farlo inserire nella lista delle specie in via d’estinzione. La biologa ha studiato la specie «salmo carpio», che vive in branchi a grande profondità, arrivando ad escludere attraverso l’analisi del dna d’un frammento di pinna, una parentela con la lacustre e prospettando invece un incrocio fra la marmorata ed il ceppo adriatico della fario. Nessuna certezza sulla riproduzione che alcuni ritengono avvenga in due differenti periodi dell’anno ma che potrebbe invece occupare un unico lungo periodo fra autunno e primavera inoltrata, e nemmeno sui luoghi di frega, che i vecchi pescatori ritengono avvenire sui fondali lungo strisce di costa ripulite dai depositi algali dalle frane inabissatesi dalla montagna. In passato nell’incubatoio di Bardolino si ottenevano, mungendo esemplari pescati, avannotti da reimmettere nel lago in superficie, con risultati quantomeno discutibili. Quando è stato deciso di avviare, con San Michele, un esperimento nell’alto lago, Riva ha dato ampia collaborazione: in particolare il veterinario Franco Gatti ha accertato che l’acqua dell’Albola presentava caratteristiche di purezza compatibili, l’assessore Matteotti ha accettato di stanziare un finanziamento, il proprietario ha messo a disposizione il terreno in fianco all’Albola dove sono state sistemate tre vasche in cui gli avannotti sono cresciuti decisamente bene durante l’estate 2007. Nel novembre i maschi cresciuti in cattività sono andati in frega, ma non le femmine. La svolta è arrivata nell’agosto successivo quando anche le femmine (lo sfasamento è naturale anche nelle trote) si sono dimostrate pronte per la riproduzione, subito seguite, per una seconda volta, dai maschi. Solo un quinto delle 25.000 uova fecondate ha dato seguito ad esemplari belli e sani: delle altre -dato l’altissimo rapporto di consanguineità- una parte sono morte, le altre hanno prodotto esemplari deformi. Il che, ha spiegato Lunelli, pone un problema che solo i pescatori sono in grado di risolvere: siccome non è più possibile continuare ad incrociare gli esemplari in cattività data la consanguinetà, servono esemplari maschi da mungere per avere la possibilità di fecondare le uova con dna nuovo. La collaborazione è stata assicurata: basta una telefonata dopo la cattura d’un maschio col latte. Ma i problemi da risolvere sono ancora molti: per esempio, anzichè avannotti in superficie, sarebbe forse meglio immettere uova embrionate nelle aree di frega. Nell’incontro avvenuto nel vecchio incubatoio di Cassone che, con la consulenza dell’architetto Lucio Donatini, il comune ha trasformato in museo della pesca, sono state gettate le basi per una collaborazione che a sostegno dell’ittiologo Ivano Confortini e dell’Istituto di San Michele dovrebbe venire dalle tre province del Garda.

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