venerdì, Giugno 9, 2023
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I genitori del giovane Principe — 2a Parte

Sec­on­do la costru­i­ta dal poeta tedesco Paul Heyse intorno alla notizia del­la morte a Gar­done nel novem­bre 1900 del ven­tunenne Borís Gorčakóv, i gen­i­tori del gio­vane non ave­vano mai indugia­to nel sod­dis­fare un qual­si­asi deside­rio del figlio mala­to. Evi­den­te­mente la famiglia pote­va per­me­t­ter­si un viag­gio lun­go e cos­toso dal­la Rus­sia al Gar­da. E Paul Heyse immag­i­na che

Notte e giorno per la vas­ta pia­nu­ra
viag­gia­rono in un pro­prio vagone
e sul lago sopra uno yacht pri­va­to
fino alla riva dove c’è Gar­done.

É ris­a­puto che nel­la sec­on­da metà dell’800 Gar­done si era trasfor­ma­ta da pic­co­lo paese di pesca­tori in una stazione cli­mat­i­ca gra­zie al sin­da­co Lui­gi Wim­mer e a sua moglie, la quale nel 1883 ave­va ottenu­to la licen­za di aprire l’Ho­tel Gar­done Riv­iera. La vedo­va Wim­mer s’era data poi molto da fare per divul­gare in tut­ta Europa le par­ti­co­lar­ità cli­matiche del­la local­ità, val­oriz­zate dai medici Rohden e Koeniger. In breve tem­po com­in­cia­rono ad affluirvi tur­isti dal­la Ger­ma­nia, dal­l’Aus­tria, dal­la Scan­di­navia, dal­l’Olan­da, dal­la Gran Bre­tagna, dal­la Fran­cia, dagli Sta­ti Uni­ti e dal­la Rus­sia (A. Maz­za, 2005). Sec­on­do il dr. Her­fried Schlude, i Rus­si cos­ti­tu­iv­ano addirit­tura, dopo i Tedeschi, la mag­gior parte dei forestieri pre­sen­ti allo­ra a Gar­done.

Paul Heyse con le ali del­la fan­ta­sia pen­sò che la famiglia di Borís avesse noleg­gia­to un treno per farvi salire non solo il mala­to, ma anche tutte le per­sone a lui più care, com­pre­so il medico per­son­ale. Li vide nel­la sua mente viag­gia­re ore e ore per vaste pia­nure fino ad arrivare al . Li immag­inò pren­dere pos­to su uno yacht pri­va­to per rag­giun­gere il paese di des­ti­nazione, e trat­teggiò, lì davan­ti all’az­zur­ro spec­chio lacus­tre, un gio­vane incan­ta­to, per non dire stre­ga­to, dal­la bellez­za del panora­ma che si tro­vò di fronte. Nei ver­si ded­i­cati all’in­can­tes­i­mo subito da Borís, Paul Heyse trasferisce tut­ta la sua ammi­razione per il lago di Gar­da. In con­trasto con tale seduzione, raf­figu­ra la sua immag­ine di crea­tu­ra del­i­ca­ta, pal­l­i­da, debole, esten­u­a­ta, sdra­ia­ta tra piante d’al­loro, palme e olivi, sen­za però alcu­na voglia di morire.

Il poeta com­men­ta che per Borís forse sarebbe sta­to meglio non vedere una tale mag­nif­i­cen­za, ben nota ad Heyse per aver­la con­tem­pla­ta negli anni del­la sua per­ma­nen­za a Gar­done. E pre­sup­pone l’a­maro rimpianto del gio­vane per non ess­er rimas­to a morire al suo paese

… nel­la tenu­ta inneva­ta
come il paese dei mor­ti silente.
Le bufere inver­nali urlereb­bero
den­tro il camino vio­lente.

Là sarebbe sta­to più facile spi­rare tra i fameli­ci lupi ulu­lan­ti nel bosco allo stri­dente gelo.

A Paul Heyse non inter­es­sa­va la famiglia del gio­vane, quan­to piut­tosto la reazione di questi alla vista di una natu­ra assai dif­fer­ente da quel­la rus­sa.

Tut­tavia la curiosità del let­tore dei ver­si del poeta tedesco segue per­cor­si dis­sim­ili e il cer­ti­fi­ca­to di morte del gio­vane, rin­venu­to da Attilio Maz­za, riv­ela indizi inequiv­o­ca­bili: i gen­i­tori di Borís sono il principe Kon­stan­tin Alek­san­drovič Gorčakóv e la principes­sa Maria Stur­dza. Si dovrebbe dire: niente pò pò di meno che i prin­cipi Mar­i­ja e Kon­stan­tin Gorčakóv.

Kon­stan­tin Gorčakóv (1841–1926) era uno dei due figli di un impor­tan­tis­si­mo uomo politi­co rus­so, forse il più impor­tante del­l’e­poca, per essere sta­to pri­ma Min­istro degli Esteri del­la Rus­sia dal 1856 al 1882, poi Can­cel­liere del­l’Im­pero. Kon­stan­tin era nato a San Pietrobur­go e ave­va acquisi­to per mer­i­to di suo padre il tito­lo ered­i­tario di Sua Altez­za Serenis­si­ma. Fre­quen­tò la facoltà di giurispru­den­za all’ di San Pietrobur­go. Nel 1863 entrò nel servizio del­lo Sta­to ed ebbe suc­ces­so, con­seguen­do vari titoli d’im­por­tan­za sem­pre cres­cente, fino ad essere aggre­ga­to al min­is­tero degli affari interni. Occu­pa­va una posizione notev­ole e possede­va enor­mi sostanze, ma cer­ca­va in ogni caso di insin­uar­si con l’adu­lazione nelle gra­zie di chi ave­va potere. La sua car­ri­era era sem­pre in un con­tin­uo crescen­do. Tra il 1877 e il 1878 divenne vice gov­er­na­tore di Kiev e con­seguì in segui­to il tito­lo di con­sigliere seg­re­to.

Vive­va in uno sfar­zoso edi­fi­cio a San Pietrobur­go ed era pro­pri­etario di vaste terre nel gov­er­na­tora­to di Polta­va, allo­ra facente parte del­l’Im­pero rus­so. Si nar­ra che fos­se un gran bel­l’uo­mo, sem­pre ele­gan­tis­si­mo e atten­to al pro­prio aspet­to este­ri­ore, anche se risul­ta­va alquan­to antipati­co.

Nel 1868 ave­va sposato a Pari­gi la principessi­na Mar­i­ja Micha­jlov­na Stur­dza (1849–1905), figlia del min­istro delle finanze rus­so nei Prin­ci­pati danu­biani e in segui­to voivo­da (sovra­no) del Prin­ci­pa­to mol­da­vo. Quan­do il padre di Mar­i­ja s’era riti­ra­to dagli impeg­ni politi­ci, s’era trasfer­i­to con la famiglia in Fran­cia. Per questo la gio­vane figlia, molto graziosa, andò sposa a Pari­gi.

Il mat­ri­mo­nio tra Kon­stan­tin e Mar­i­ja però non fu felice. Nonos­tante la nasci­ta di cinque figli (Borís era il loro quar­to­gen­i­to), Mar­i­ja nel 1886 volle divorziare e andò a vivere a Sor­ren­to.

Sec­on­do Michail Grig­or’e­vič Talalaj, stori­co rus­so ricer­ca­tore spe­cial­iz­za­to in ital­ian­is­ti­ca, la vil­la det­ta dei Gorčakóv a Sor­ren­to appartene­va in realtà ai gen­i­tori di Mar­i­ja Micha­jlov­na Stur­dza, che l’ered­itò alla morte dei suoi (M. Talalaj, 2016). Quan­do Mar­i­ja si fu lib­er­a­ta dai doveri di moglie, mise le sue radi­ci in Italia nel­la baia di fronte a Napoli nel­la vil­la di sua pro­pri­età, con­ser­van­do il tito­lo rus­so di principes­sa.

Moltepli­ci e d’al­to liv­el­lo era­no le sue relazioni in Europa. A Sor­ren­to ospitò gen­erosa­mente varie per­son­al­ità come il futuro re Gior­gio V e la futu­ra zari­na Alek­san­dra Fedoro­va, musicisti di gran fama, nonché l’ex mar­i­to, che vive­va per lo più a Pari­gi, ma non dis­deg­na­va fare viag­gi in Italia. Mar­ja non rimase tut­tavia sta­bil­mente a Sor­ren­to, ma divise il suo tem­po tra l’I­talia e la Fran­cia.

Come l’ama­tis­si­mo Borís, anche sua madre Mar­i­ja morirà di tuber­colosi (1905), cinque anni dopo la scom­parsa del figlio. Suo padre invece dopo la riv­o­luzione emi­grò defin­i­ti­va­mente in Fran­cia e morì a Pari­gi nel 1926.

(con­tin­ua)

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