«Nessuna paura dei terremoti, ma capacità nell’affrontare l’eventuale emergenza». E’ stata la parola d’ordine lanciata dal geologo Piero Fiaccavento che, dopo avere guidato con megafono, walkie-talkie, cinepresa e telefonini l’esercitazione di domenica (salvati boy scout vocianti, trasportandoli a Portese su motovedette e gommoni, ritrovata con sonde, monitor e motosega una neodottoressa di matematica ferita sotto un cumulo di macerie, aiutati due anziani nella casa di riposo vuota, curata con l’intervento dei barellieri una ragazza accovacciata nel bagno di casa sua), è stato tra i relatori del convegno dell’altra sera nella Sala dei Provveditori del comune di Salò. Fiaccavento ha parlato dei movimenti della crosta terrestre, ha spiegato le pressioni magmatiche del monte Baldo (64 milioni di anni fa), accennato alle faglie che percorrono il Garda. Pasquale Maggi, il consigliere delegato alla Protezione civile, ha ricordato che «a Salò la situazione di sismicità, purtroppo, è medio-alta», senza dimenticare «il rischio di frane sul colle San Bartolomeo e lungo la valle del torrente Barbarano o, nel caso di piogge abbondanti, di esondazioni sia del lago, come accaduto lo scorso autunno, che dei principali corsi d’acqua». «Non vanno poi trascurati – ha detto – gli incendi dolosi, anche se appaiono in calo. In passato alcune zone verso Renzano, la Madonna del Rio, le località Pignino e Seggiovia sono state percorse dal fuoco. La Protezione civile comunale è importante sia per gli eventi imprevedibili che per altre calamità, spesso frutto di errate gestioni umane». Maggi ha sollecitato la creazione di un servizio informatizzato per la raccolta e la gestione dei dati, esteso a tutte le località della Comunità montana parco. Il presidente di questo ente, Bruno Faustini, si è soffermato sulle difficoltà di stesura di un piano generale. «Ci sono paesi con 15 frazioni, problemi di viabilità, ecc. – ha detto -. La fascia rivierasca, stretta fra il lago e la montagna, va dai 60 metri di altitudine ai 2000 di Magasa e Valvestino». L’assessore provinciale Enzo Cossu ha portato i suoi saluti, sottolineando il rischio sismico del territorio bresciano. Sul Garda l’elenco delle scosse è piuttosto lungo (l’ultima, nella notte tra sabato e domenica). La più violenta, tra l’ottavo e il nono grado della scala Mercalli, risale al 1936, epicentro fra Torri e Peschiera. Nella seconda parte della serata si è rievocato il terremoto del 30 ottobre 1901, di cui ricorreva il centenario. Classificato tra il 7° e l’8° grado, provocò un morto a Salò (una donna che correva trafelata in via Gasparo venne colpita in testa da un comignolo) e uno a Cacavero, l’attuale Campoverde, allora comune autonomo (era un ragazzo). Crollarono soffitti, cornicioni, fumaioli, croci dalle chiese, cupole di campanili e parte dei fabbricati di antica e difettosa costruzione. Nelle case si aprirono fenditure, quasi sempre verticali. Sulla spiaggia a lago si abbassarono alcuni giardinetti e terrazzini. Il periodo sismico, iniziato bruscamente con un movimento eccezionalmente gagliardo, durò 102 giorni. 38 le scosse complessive. Giuliano Fusi ha ripercorso il dramma di quei giorni, con le strade impraticabili, più di 50 case pericolanti e 200 famiglie costrette a ricorrere alla carità. La gente dormiva sulle carrozze e nelle tende. Vittorio Pirlo, presidente dell’Ateneo, ha rammentato il coraggio e il senso di responsabilità del sindaco Marco Leonesio. Giuseppe Zanardelli, capo del Governo, fece approvare il nuovo piano regolatore e una legge speciale che finanziò gli interventi. «Da tempo si pensava alla riforma edilizia – ha detto Pirlo -. Salò sentiva la necessità di proiettarsi verso l’acqua». Da qui la costruzione del lungolago, inaugurato l’8 settembre 1906. Zanardelli e Leonesio, deceduti nel frattempo, non ebbero la soddisfazione di vedere conclusa l’opera. Al loro posto, sul palco delle autorità, il senatore Pompeo Molmenti e Donato Fossati. Il neogeometra Marco Ghiselli e il vicepreside dell’Istituto tecnico «Battisti», Piercarlo Belotti, hanno infine parlato della ricerca effettuata, che verrà stampata entro dicembre. «Anni molto significativi, quelli dopo il terremoto del 1901 – ha concluso Belotti -. Salò ha cambiato volto, con 600 mila lire di finanziamenti pubblici. Dopo la realizzazione del lungolago, nel 1907 cominciarono i lavori di risanamento del quartiere di Sant’Antonio, assai degradato». I segni del terremoto sono ancora oggi visibili. Basta guardare le facciate delle case della stretta via centrale (via S. Carlo, via Butturini), leggermente inclinate.