mercoledì, Settembre 11, 2024
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Una vita difficile quella di uno degli ultimi pescatori "romantici e tradizionali" tornato a fare il pescatore professionista dopo una vita passata tra i banconi delle reception di alberghi

Il mestiere del pescatore

“Scusi signore, non avrebbe filetti di persico”? “Se lo desidera glieli posso preparare per domani, mi lasci il nome che prendo nota…”. Nelle ceste del motoveicolo che Tracisio Dagnoli, nato a Limone sul Garda il 23 gennaio 1936, professione pescatore, mette in bella mostra tutte le mattine in Piazza delle Erbe, lucci, cavedani, persici e coregoni si muovono ancora. Quel pesce è davvero fresco e le richieste di prelibate prede dal nostro lago non mancano. Una vita difficile quella di uno degli ultimi pescatori “romantici e tradizionali” come egli ama definirsi, tornato a fare il pescatore professionista dopo una vita passata tra i banconi delle reception di alberghi o degli altri locali da lui gestiti tra Limone e Malcesine. “C’era bisogno di lavorare in famiglia, e allora nel ’52 ho iniziato a fare il cameriere ma da dieci anni a questa parte il fascino della barca e della pesca hanno avuto il sopravvento. Ho dato un taglio a tutto e ho deciso di calare le reti”. Licenza elementare, famiglia numerosa, cinque tra fratelli e sorelle con il maggiore, Valerio, portatore della Apolipoproteina A-l Milano, quel gene sconosciuto che fu scoperto nel ’79 nel suo sangue. Un gene che preserva cuore e arterie in presenza di elevati valori di colesterolo e trigliceridi. “In me non l’hanno trovata – dice – ma sono quello che sta meglio di tutti”. Avvia numerose attività in cui profonde impegno e passione, nei ritagli di tempo va ad aiutare gli amici pescatori, ma la genetica ereditata dal nonno Giacomo, lenza accanita, padre di undici figli e sacrestano a Limone non poteva, alla fine, non affiorare. “Si certo è una vita difficile, fatta di sacrifici, ma si vive a contatto con la natura e col lago, con la pesca. Il lavoro che poi comporta il pescato va fatto con cura, con amore, solo così ti puoi realizzare in ciò che fai”. Inizia dieci anni fa comprando una barca in società, le reti, l’attrezzatura, cose che poco dopo rileva per intero restando da solo. “Ho iniziato sulla “frega” del coregone, andando a Malcesine da amici, uscendo assieme si è anche più sicuri. Si parte alle due e mezza del pomeriggio e si posano le reti che si salpano attorno alle nove di sera, perché se si alza il vento è pericoloso – prosegue Tarcisio – è meglio qualche pesce in meno ma portare a casa la pelle”. Episodi brutti? “Avete visto ancora il lago in tempesta? Beh, vi auguro di non trovarvici mai in mezzo su di una barca. Una volta è intervenuta la nostra protettrice, la Madonna di Montecastello, alla quale siamo tutti devoti. Sta lassù a Tignale, e ci guarda dall’alto”. Un groppo di commozione nel ricordare un episodio che deve averlo segnato, ma sul quale preferisce glissare presto. Ora ha un sogno: organizzare delle serate-incontro per far conoscere e valorizzare il pesce di lago. Dagnoli sarà ben lieto di mettere a disposizione la sua esperienza.

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