giovedì, Maggio 9, 2024
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La scomparsa di un subacqueo ha drammaticamente riaperto il capitolo sulla sicurezza in acqua

Immersioni, un tuffo nel caos

Mancano regole certe e un protocollo di insegnamento per le scuoleViaggio nel mondo subacqueo tra i consigli da osservare e i costi da sostenere per seguire corsi di base in grado d’impartire le prime rudimentali nozioni. In Italia esistono 15 federazioni ma non ci sono un albo e nemmeno una legge che disciplini l’attività d’istruttore: in Parlamento c’è solo un disegno di legge presentato tre anni fa. Quali sono i pericoli maggiori di Stefano JoppiEnnesima tragedia nelle acque del lago di Garda. Dopo la morte a metà luglio di un trentunenne peruviano appassionato di snorkeling (escursione subacquea con il boccaglio) annegato al largo di Torri del Benaco forse per un malore, un secondo lutto si è registrato domenica sulla sponda bresciana. Questa volta a perdere la vita è stato un sub lombardo, un esperto, con centinaia di immersioni al suo attivo. Fatale, a quanto pare, l’imprudenza. Roberto Michelini, 57 anni sposato e padre di due figli si è immerso da solo nel lago, a pochi metri di distanza dall’abitato di Toscolano Maderno, con una bombola da 18 litri sulle spalle. «Uno dei primi accorgimenti da adottare quando si effettuano immersioni è quello di uscire sempre in coppia, in modo d’intervenire subito in caso di bisogno», afferma Gianni Calafà, istruttore subacqueo con una preparazione anche per le immersioni sotto i ghiacci. È buona abitudine, inoltre, pianificare l’immersione: decidere cioè a quanti metri scendere, calcolare il tempo dell’escursione e il tempo per la riemersione. «Tra le regole non scritte c’è quella di avere a portata di mano una lista delle camere iperbariche più vicine da raggiungere se si dovesse registrare, una volta usciti dall’acqua, problemi di decompressione», continua Calafà, pronto a segnalare quella di Villafranca per coloro che sono soliti frequentare la sponda veronese del lago di Garda. Per la Lombardia il punto di riferimento è invece a Zingonia, in provincia di Bergamo, mentre nel trentino è operante quella di Bolzano.Il Benaco rimane di fatto un bacino naturale per le immersioni non solo in estate, ma anche in altri periodi dell’anno. I sub frequentano soprattutto l’alto Garda, dove le acque sono più limpide e vi è anche la possibilità d’imbattersi in qualche vecchio relitto. Attenzione però. «Esistono delle zone, come ad esempio attorno all’isola Trimelone di Assenza, dove è vietato scandagliare i fondali», riprende Calafà, che ha al suo attivo decine e decine di immersioni ed è tra i promotori, insieme al bresciano Angelo Modina, del recupero della Diana, vecchio barcone affondato a fine anni Venti davanti al porticciolo di Castelletto. «Il consiglioè quello di fare una telefonata alla locale stazione dei carabinieri per sapere in anticipo quali sono le zone interdette alle immersioni. Si evitano così eventuali spiacevoli problemi». Nel campo delle immersioni sono poche le regole fisse da seguire. Senza dubbio basilare è, per il Garda, conoscere la normativa in vigore dal gennaio 1984. Si tratta di una legge d’intesa regionale che disciplina la navigazione a motore e gli altri usi turistici delle acque: dallo sci nautico alla vela, dalle tavole a vela alle imersioni. Nel caso delle immersioni è sempre obbligatorio segnalare la propria presenza mediante una boa con bandiera rossa a striscia diagonale bianca, e avere un natante di appoggio. È inoltre vietato praticare immersioni sulla rotta dei servizi di linea, in prossimità dei porti, delle zone riservate alla balneazione, dei canneti e dei corridoi di lancio dello sci nautico. Questi divieti non si applicano invece durante l’esercizio di attività professionali debitamente autorizzate. Oltre a conoscere le regole in vigore, è utile convincersi che l’attività subacquea, sempre più diffusa, non è immune da pericoli. Tra i rischi maggiori c’è quello di sentirsi eccessivamente sicuri, perché può capitare di prendere sottogamba qualcosa. «Il pericolo maggiore per i sub, ma anche per i bagnanti, è quello di abbassare il livello di attenzione una volta scesi in acqua», afferma Sergio Perazzoli, capo reparto dei vigili del fuoco di stanza a Bardolino. Il distaccamento ha in dotazione Viktor Uno, imbarcazione all’ avanguardia nel soccorso in acqua. «Uno dei primi consigli da dare (leggi scheda sopra) a chi si vuole avvicinare al mondo delle immersioni è quello di iscriversi a un corso di sub che non si esaurisca nello spazio di tre-quattro giorni», illustra Luca Turrini, che fa parte dei Volontari del Garda, con sede a Salò. «La validità del corso frequentato», prosegue, «è data appunto dalla sua durata: occorre prima fornire buone e diverse nozioni di teoria e poi passare alla pratica, che non si può esaurire in poche ore d’immersione. Non bisogna mai dimenticare che il Garda, per geologia, temperatura e correnti ha caratteristiche molto diverse dal mare, tanto da richiedere da parte dei suoi fruitori una maggiore attenzione». I costi per un corso di primo grado di sub, che dà la possibilità una volta conseguito il patentino di scendere fino a 18 metri, si aggira solitamente tra i 400 e i 600 euro. Tutti possono iscriversi (sono quattro-cinque le scuole presenti sulla Riviera degli olivi) a patto che non si soffra di patologie cardiache. «La differenza tra immersioni in acqua salata e lacustre è sostanziale», riprende Turrini. E prosegue: «I fondali marini sono limpidi e offrono maggiori possibilità di visione, mentre nel Benàco l’ambiente è tipicamente primitivo, cioè buio e sconnesso». «E pensare che molti una volta indossata la muta pensano già di essere a posto», sospira Armando Boschetti, istruttore. «Il problema vero è che a livello di normative regna il caos totale», ammette Oliviero Olivieri, presidente della Lega navale di Garda, «esistono in giro molte scuole di sub, ma non tutte seguono le stesse regole: mancando una vera Federazione subacquea ognuno alla fine si autogestisce». La conferma arriva da Roma. Stefano Saliola, segretario dell’associazione nazionale istruttori subacquei nata nel 1975, afferma infatti: «sono 15 le federazioni in Italia, non esiste un unico albo, e non c’è una legge che regoli l’attività d’istruttore subacqueo e delle scuole d’immersione. In Parlamento langue, ormai dal 2002, solo un disegno di legge».

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