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Ne dà notizia Arabella Abbiati nell’ultimo numero di Quaderni della Fondazione. Parte degli oggetti del Museo Da Como catalogati con l’informatica

La Casa del Podestà sul computer

Una parte degli oggetti della casa-museo che fu a Lonato dell’umanista senatore Ugo Da Como sono stati inventariati e schedati con sistema informatico.A darne notizia è Arabella Abbiati nel saggio «Il museo «Casa del Podestà» e il sistema informativo regionale per i beni culturali», accolto nell’ultimo numero dei «Quaderni della Fondazione Ugo da Como».Nel 2004 la «Casa del Podestà» è stata riconosciuta dalla Regione Lombardia tra i musei della provincia di Brescia. Il decreto regionale con cui è stato ufficializzato il riconoscimento invitava la Fondazione Ugo Da Como a completare la catalogazione, già avviata nel 2000 ma non ancora informatizzata.«La Fondazione Ugo Da Como – scrive Arabella Abbiati – si è impegnata a portare a termine la catalogazione di tutte le raccolte artistiche di cui è in possesso. A tale scopo ha richiesto e ottenuto dalla Regione il cofinanziamento necessario a realizzare la prima tranche del progetto, iniziata nel gennaio 2006 e conclusa nel settembre dello stesso anno. La Casa del Podestà, dimora di origini quattrocentesche, venne restaurata all’inizio del Novecento in chiave neogotica e l’obiettivo di Ugo Da Como (1869-1941) era quello di attribuire all’edificio storico l’antica aura veneta e di riempirlo di arredi antichi, ritenuti in sintonia con il carattere della dimora. Gli ambienti rappresentano una chiara testimonianza del gusto e del sentimento dell’abitare borghese di fine Ottocento e inizio Novecento. Le raccolte sono costituite da circa 1.300 pezzi, suddivisi in varie tipologie, tra cui dipinti, arredi lignei, mobili, sculture, maioliche, vetri, peltri, oggetti di rame e di ferro».La prima tranche della catalogazione ha riguardato 151 oggetti, attualmente ubicati nelle due sale iniziali del percorso museale-espostitivo, la Galleria e lo Studio del Senatore.E’ stata quindi effettuata la campionatura fotografica degli oggetti, che ha prodotto 157 immagini digitali (con dettagli degli oggetti fotografati) e altrettante «diacolor».In un secondo tempo si è passati alla catalogazione informatica vera e propria, con la realizzazione di 154 schede.«La vastità del patrimonio artistico della Fondazione Ugo Da Corno è tale – scrive ancora l’Abbiati – che si è ritenuto opportuno procedere non per categorie (maioliche, rami, dipinti, ecc.), ma per singoli ambienti, censendo l’intero contenuto di ogni stanza. Il lavoro può così essere meglio organizzato, evitando di tralasciare oggetti. Va inoltre detto che questa metodologia segue il criterio precedentemente adottato nella schedatura realizzata nel 2001 per il Salottino Glisenti: il ripristino complessivo di questa stanza ha fornito una prima fondamentale occasione per riflettere sugli arredi di uno degli ambienti della Casa del Podestà».L’utilità di tale catalogazione non necessita d’illustrazione. Oltretutto costituisce un deterrente contro possibili furti, che già hanno causato gravi danni al nostro patrimonio artistico.Assai ricco il sommario del numero 12 marzo 2007 dei «Quaderni della Fondazione Ugo da Como»: Silvia Mastella, «Vetri dipinti della raccolta Da Como»; Paola Bonfadini, «Il raro e il prezioso: antichi libri di Giovanni Ludovico Luchi presso la Fondazione Ugo Da Como di Lonato»; Ornella Foglieni, «Per la tutela dei beni librari»; Giancarlo Pionna, «La mostra di libri e documenti antichi per la storia di Lonato»; Luca Rivali, «Prime note su alcuni libri del Carmine di Brescia»; Chiara Assolari, «Attività didattica 2006»; Andrea Quecchia, «La famiglia Gambara di Verolanuova al principio del Cinquecento»; Alexandra C. Arnau, «Risultati preliminari dello scavo archeologico presso l’abbazia di Santa Maria Assunta di Maguzzano»; Roberto Sissa, «”Le forme resistenti”. Un architetto al convento dell’Annunciata in Lonato»; Valentino Volta, «La chiesa ed il convento dell’Annunciata di Lonato, detto dei Minori Osservanti».

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