sabato, Luglio 27, 2024
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La Giunta Galan anticipa il decreto di scioglimento del governo nominando i commissari ad acta che si dovranno occupare della liquidazione

Le Comunità montane al capolinea

Sta arrivando la parola fine per le comunità montane veronesi. È già firmato dai ministri Raffaele Fitto (Rapporti con le Regioni) e Giulio Tremonti (Economia e Finanze) e sarà controfirmato a giorni dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il decreto di scioglimento. Avrà efficacia appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.In previsione di questo, nell’ultima giunta regionale di martedì si è provveduto a deliberare la nomina di commissari ad acta, «per tutte le comunità montane venete», spiega l’assessore veronese Massimo Giorgetti, «perché nel riordino previsto dalla finanziaria 2008 non ci sono solo scioglimenti, ma anche accorpamenti ed esclusioni. Per questa ragione, per le comunità che restano in vita, la giunta ha previsto di nominare commissari i presidenti in carica, mentre per quelle abolite saranno resi noti a giorni i nomi dei funzionari regionali incaricati».Dunque spariscono dall’elenco degli enti montani veneti le comunità veronesi di Baldo e Lessinia, quelle trevigiane (Grappa e Prealpi trevigiane) una bellunese (Belluno-Ponte nelle Alpi) e tre vicentine (Astico-Brenta; Agno-Chiampo; Leogra-Timonchio).Ne restano in vita undici, otto bellunesi (Feltrina, Alpago, Val Boite, Comelico e Sappada, Centro Cadore, Cadore-Longaronese-Zoldano, Agordina e Val Belluna) e tre vicentine (Sette Comuni, Alto Astico-Posina, Brenta).Non è servita a nulla, allora, la memoria presentata in extremis dalla Comunità montana della Lessinia, che dimostrava come quattro centesimi di area montana (0,9 ettari), ricavati dal Comune di Vestenanova, facessero rientrare l’ente fra quelli salvabili in base ai parametri previsti dalla finanziaria 2008?«Troppo tardi: non la si presenta tre giorni prima della firma e questo, se ce n’era bisogno», affonda il colpo Giorgetti, «è ancora una dimostrazione della totale inefficienza, incapacità e dell’assoluta inconsistenza politica e amministrativa di chi doveva eventualmente attivarsi, se riteneva di avere le carte per farlo: bastava andare a Roma, contestare i dati e portare le proprie ragioni».Ma anche la Regione avrebbe potuto deliberare per tempo, come hanno fatto tutte le altre Regioni del nord: «Non abbiamo legiferato», spiega l’assessore veronese di An, «perché non riteniamo legittima la norma nazionale che cancella gli enti montani, giacché la materia è prettamente di competenza regionale. C’è infatti in atto un ricorso alla Corte costituzionale promosso dalla Regione che si ritiene scavalcata dallo Stato su una materia di sua competenza».Ma ci vorranno anni prima che la Corte si pronunci e intanto? «Intanto lavoriamo per ricostruire. Dopo la nomina dei commissari, il primo provvedimento da fare sarà di inserire nelle norme di bilancio di previsione un collegato alla finanziaria regionale che stabilisca chi sia l’ente gestore del Parco della Lessinia e che strumenti abbia per continuare a garantire il funzionamento dell’ente», precisa l’assessore Giorgetti.Il Parco, che non viene abolito, ma costituito in ente autonomo, avrà un suo commissario per gli atti ordinari e straordinari, distinto da quello della Comunità montana. Si dovrà costituire un consiglio di amministrazione di cui faranno parte obbligatoriamente i 15 Comuni che hanno materialmente porzioni di territorio all’interno del Parco e precisamente: Dolcè, Fumane, Marano, Sant’Anna d’Alfaedo, Grezzana, Erbezzo, Boscochiesanuova, Roverè, Velo, Selva di Progno, Vestenanova, San Giovanni Ilarione, Roncà e i due vicentini Altissimo e Crespadoro.Quanto ai fondi di sostegno per la montagna, Giorgetti tranquillizza: «I finanziamenti ordinari legati al fatto di essere aree montane restano, tanto per Cancello, in Comune di Verona, come per Boscochiesanuova», spiega l’assessore, «non arriveranno più invece i fondi trasferiti dallo Stato per le strutture e che comunque sono destinati a sparire perché già ridotti del 70 per certo».

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