giovedì, Novembre 7, 2024
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Presentata la «mnemoteca di comunità»: raccolti i ricordi di vita, privata e sociale, degli anziani della cittadina. Otto protagonisti, dal pescatore Cavallaro alla centenaria Lisetta Bonometti

Le memorie dei «nonni» in dvd

di Una mnemoteca a Desenzano, per creare una memoria collettiva da lasciare in eredità ai giovani. L’iniziativa è stata presentata dal sindaco Fiorenzo Pienazza, dal vice Rudy Bertoni e dall’assessore ai servizi sociali Silvia Colasanti nel corso di una serata organizzata dal Lyons della Riviera gardesana, guidato da Giuseppe Lanfranchi, che da tempo propone incontri di particolare interesse. Finora sono stati realizzati otto Dvd. Ognuno ha come protagonista un personaggio locale che ripercorre la propria vita in una sorta di galoppata nel tempo. Ecco scorrere il racconto e i ricordi del professor Simone Saglia: una ventina di minuti semplici, incisivi, sereni. E poi Andrea Bordignon, coltivatore diretto di S.Martino della Battaglia, per 25 anni consigliere della Democrazia cristiana, Bruno Cavallaro, pescatore, Lisetta Bonometti, che ha tagliato il traguardo dei 100 e fa parte della Caritas parrocchiale, Omero Doneddu, primo consigliere del Movimento sociale italiano. Franca Gandini, professoressa, Piergiorgio Zanetti, bancario. Nell’ultimo Dvd, un gruppo di donne (la casalinga, la sarta, l’operaia, la commessa, ecc.) che discutono tra di loro, e rammentano fatti, episodi, curiosità. «A Desenzano – spiega Silvia Colasanti- abbiamo superato i 26mila residenti, ma i domiciliati sono 31.500. Sentiamo l’esigenza di fare qualcosa perchè la città riscopra le proprie radici. Da qui la decisione di raccogliere storie di vita. Per noi è un investimento, anche se non dà risultati economici». L’iniziativa è curata da Lorenzo Moreni, di Lonato, educatore professionale che collabora con enti e strutture (cooperative di solidarietà sociale, comuni, scuole, carcere), soprattutto nel campo dell’emarginazione. Nel ’94 ha fondato, con due pedagogiste, il gruppo di ricerca e formazione «Cronos», che opera sul territorio nazionale con una metodologia specifica legata alle storie di vita. Ha scritto un paio di libri, e aderisce all’Università dell’autobiografia di Anghiari, in provincia di Arezzo. «Occorre recuperare la propria identità, a livello familiare, culturale, personale – afferma Moreni -, in modo da ritrovare il filo che ci unisce agli antenati, offrendo prospettive a figli e nipoti. Le persone ascoltate mi hanno mostrato una Desenzano che non conoscevo. Una volta i ruoli e gli spazi erano ben definiti, e, per apprendere, bastava guardare in famiglia. Adesso le comunità non sono più unite dalla consanguineità, ma dalle idee. E’ come se avessimo tagliato la coda (il passato) e la testa (il futuro). Il presente è diventato il momento centrale. Il senso del nostro lavoro è di lasciare una memoria». Per cui la biblioteca, piena di libri, si popola di voci, volti, vicende. Antonio Foglio, che, con altri autori, ha curato parecchie pubblicazioni («Borghi, ville e contrade di Toscolano Maderno», «Pesca e pescatori sul Garda», «Vite e vignaioli» e altri), si è invece soffermato sul dialetto. «Una lingua da sempre espressione di vitalità della gente, nata (come l’italiano) dal latino medievale – ha detto Foglio -. Pensate all’immediatezza di certi termini, come “pelèr”, il vento che fa il pelo all’onda. Poi è stata sentita come la lingua dei poveracci, e ora ha perso la sua funzione di comunicazione. I giovani lo parlano in modo imbastardito, e il dirompente “magnà” edulcorato in “mangià”. Io cerco di recuperare proverbi, filastrocche, i rapporti tra la gente, la cultura quotidiana delle piccole cose. Il dialetto racchiude una notevole ricchezza, ma è anacronistico riproporlo come lingua parlata. Negli ultimi anni è stato un fiorir di libri: Matilde Razzi sui termini usati a Salò, Trimeloni su Malcesine, Sabbadin su Desenzano, Vedovelli su Torri e Brenzone, Zanetti su Lazise. Io sto preparando da anni il volume sul dialetto di Toscolano Maderno». Il sindaco Pienazza ha espresso «l’apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal Lyons rivierasco nel percorso di ricerca e conoscenza. Ma attenzione. Questo lavoro di approfondimento e recupero delle radici potrebbe indurre a considerarci come cittadini privilegiati. Sarebbe sbagliato. Non deve infatti diventare motivo di esclusione. Bisogna essere aperti al riconoscimento delle identità altrui. Ben venga un sano campanilismo. No, invece, a chiudersi nelle proprie particolarità, innescando paure ingiustificate. Ormai la società è multietnica e multirazziale. A Desenzano il 10% della popolazione è giunta dall’estero. E noi, per favorire l’integrazione, abbiamo organizzato, il lunedì, nel Palazzo del turismo, una serie di incontri. Così, una volta, è toccato agli albanesi, poi ai pakistani, e così via». Gli extracomunitari si presentano alla popolazione, parlano dei loro problemi, chiedono comprensione. Da un lato la conservazione della memoria, delle tradizioni, del passato. Dall’altro il ponte verso il futuro.

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