venerdì, Maggio 3, 2024
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Sono al mulino di San Martino a Caprino le radici di una casata che nell’aprile scorso ha riunito per la prima volta 158 parenti nel paese d’origine

L’epopea di una famigliacon le mani in pasta

Tanti come il pane, ma tutti della stessa pasta. Quella del vecchio mulino di San Martino di Caprino da cui hanno origine. Sono volti luminosi, di gente intraprendente, colta, religiosa, patriottica: i Fioretta, una famiglia tra le più antiche del paese. La loro epopea è raccontata nel libro [FIRMA]I Fioretta. Cinque secoli di storia, 81 pagine curate da Virginia Cristini, diretta discendente per parte di madre. Votata al commercio, i Fioretta contano tra gli avi sacerdoti, un prete-poeta, suore, insegnanti, avvocati, un sindaco e un priore della Compagnia della Morte. La famiglia si è estesa nel Triveneto e in Lombardia. Agli inizi del secolo alcuni emigrarono in America, in Indiana, e pure là fecero fortuna. Il 6 aprile scorso i discendenti sono stati chiamati all’appello da Virginia Cristini e in 158 sono tornati al paese delle origini, Caprino.«Ho iniziato la mia ricerca sulla famiglia nel 1978, risalendo fino al 1500», dice Virginia Cristini. Sandro Fioretta, 80 anni, ora residente a Valeggio, veterinario in pensione, era tra i partecipanti più anziani alla rimpatriata. «È stata straordinaria», dice. «Il libro di Virginia è un documento che ricostruisce pezzi di storia locale».Racconta la ricercatrice: «Mia mamma, Maria Fioretta (figlia di Edoardo e Margherita Ferrari, sorella di Ernesto, Mina, Aristide e di suor Ildegrande Fioretta) morì a 38 anni, lasciandomi quando ne avevo 12, mentre mio padre, vedovo, sopravvisse solo altri cinque anni. Mi hanno trasmesso quella cultura che un tempo si tramandava spontanea di padre in figlio, l’educazione all’armonia. Nel primo registro «anagrafico» di Caprino (anni 1531-1547) si legge già di tale “Jac de Jac Fioreta da Pazon”. Il Campion de le Strade, redatto dalla Repubblica di Venezia nel 1589 e conservato all’Archivio di Stato di Verona, cita poi un “Mattè Fiorèta molendinaro”, ovvero mugnaio. Descritto anche in carte del Settecento, il nostro è uno tra i più antichi molini». Sorge ancora a San Martino ed è uno di quei luoghi dove, oltre i due grandi archi d’entrata, pare che il tempo si sia fermato.I Fioretta erano «di quei mercanti che girano il mondo con mente aperta», continua l’erede. «Fiore e Lucrezia, figlie di Giovanni, discendente del capostipite Giacomo, si sposarono a Ponti sul Mincio. Il cereali del Baldo andavano là e qui arrivava il bestiame del Mantovano e il “canel”, (la Canna palustris)». Il terzo figlio di Giacomo, Antonio, diacono nel 1656, divenne prete e fu fatto parroco di San Martino a Peschiera nel 1667, dove rimase per 13 anni. Poi fu trasferito arciprete a Caprino, dove morì. Sua sorella Placida, citata nel 1645, fu invece monaca professa nel Monastero delle Maddalene a Verona. Un’ altra figura particolare è quella di Giovanni Fioretta, già adulto nel 1634. «Nella chiesetta del Santo Sepolcro, alle Acque, avevano sede i confratelli della Compagnia dei Disciplinati di Caurino (Caprino). La chiesa apparteneva fin dal 1300 ai Cavalieri di Malta e solo nel 1814, dopo gli ordinamenti napoleonici, le fu creato accanto un cimitero. Sotto l’altare maggiore stava il famoso Compianto del Cristo morto che dagli anni Ottanta del Novecento è in municipio», precisa la ricercatrice. «Verso la fine del Seicento la Compagnia fu chiamata della Morte: i numerosi iscritti indossavano una lunga veste nera per accompagnare i defunti alla sepoltura. Giovanni Fioretta era il loro priore».Un altro Antonio Fioretta, nato nel 1874, si fece a sua volta sacerdote e si dedicò all’insegnamento, sia in seminario che all’università di Gorizia. Fu parroco a Montaner di Treviso, ma torno Caprino e vi morì, lasciando la sua casa alla parrocchia di Santa Maria Maggiore. Compose sonetti e poesie. «Io ne ho avute due, custodite dalla famiglia Bontempelli di Pesina», fa sapere Virginia. «Sono un inno alla nostra terra e alla nostra famiglia. Si intitolano La mia Rubiana e Scherzo poetico. Desidererei raccoglierle tutte le poesie di don Antonio. Rinnovo l’invito già fatto ai miei famigliari: cercatele nei bauli e nelle soffitte. Sarebbe bello ordinarle e pubblicarle». Tra gli altri religiosi di casa ci sono don Gino e sua sorella, suor Irma Fioretta. Il primo insegnò nel Novecento nell’istituto per sordomuti di Trento; la seconda, morta nel 1998, è stata missionaria in Somalia. Infine il sindaco, Roberto Vesentini, nipote di Marianna Fioretta, primo cittadino negli anni Novanta, da sempre residente a Caprino. Personalità famose o meno, «ma siamo tutti uguali», conclude Virginia, «e grazie ai molti Fioretta che hanno collaborato al libro».

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