giovedì, Marzo 28, 2024
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Incontro con i tecnici della Regione e gli esperti nella sede della polizia provinciale

L’orso c’è e vaga. «Ora impariamola convivenza»

Regole di buon vicinato. Poche, chiare e necessarie. Soprattutto se il condominio è il e l'ultimo inquilino è un orso. La riunione tecnica, nella sede della Polizia provinciale, si chiude con un vademecum per gli agenti e la certezza di dovere avviare al più presto una campagna di informazione. Sorvegliare e spiegare. «La convivenza con l'uomo è possibile, adesso anche la montagna veronese ha una ricchezza in più», garantisce Claudio Groff del Servizio faunistico trentino, coordinatore delle attività legate alla presenza dei plantigradi. Che, da quelle parti, sono ormai poco più di una ventina. E sfornano cuccioli.L'incontro dura ore. Ne esce un protocollo, «tarato» a misura di ogni scenario. «I segnali sono confortanti», spiega Sonia Calderola, veterinaria dell'Unità di progetto caccia e pesca della Regione. «Un solo episodio di predazione in quasi tre mesi e pochi avvistamenti depongono a favore di un animale schivo, tranquillo. Da non disturbare». «Questo», aggiunge Ivano Confortini, biologo alla guida del medesimo settore della Provincia, «è solo un ritorno dal passato: il plantigrado era storicamente parte della fauna baldense e il suo arrivo chiude una sorta di “cerchio” ambientale».La riunione interregionale include anche i rappresentanti dei Corpi forestali (statale e locale) e di Veneto agricoltura, L'intesa sulle procedure operative è facile, come la constatazione di quanto l'orso sia «compatibile col territorio» (Confortini). Il timore comune è legato, semmai, a una percezione sbagliata della sua presenza da parte degli umani: un plantigrado può anche fare danni. «Ma ogni segnalazione», interviene Davide Zeli, comandante della polizia provinciale, «è vagliata e, se accertata, la Regione ci fornisce i fondi per il risarcimento».L'orso («In attesa delle analisi sul Dna», spiega Calderola, «si può ipotizzare un esemplare giovane») intanto vaga. Lascia zampate intorno a una pozza (versante Garda) e, pare, anche segni su una briglia idrica del Corpo forestale regionale. Può percorrere decine di chilometri in un giorno (o una notte); per gli umani, di fatto, resta poco più di un fantasma, poco interessato agli incontri ravvicinati. Un vicino «orso», per davvero.«Meglio così», chiosa a fine riunione Katherine Cozza, agente con laurea e master ambientali ed esperienza pluriennale dell'etologia dei plantigradi, dall'Abruzzo all'Adamello Brenta. «Meno si fa vedere e meno rumore ha intorno meglio è per tutti». Ovvero: inutile (dannoso, pericoloso) cercarlo. «Ho passato giornate sulle sue tracce sull'Appennino, senza mai incontrarlo. Poi magari una passeggiata e te lo vedi sul sentiero…»Il codice di azione, frutto della riunione interregionale, mette le guardie in condizione di agire, con precisione, sul piano operativo e burocratico. «Ora l'importante», concordano tutti, «è spiegare, senza enfasi e con onestà, la realtà ai cittadini, ai Comuni coinvolti, alle associazioni venatorie e ambientali». «Su questo», dicono Zeli e Confortini, «ci concentreremo». «È la chiave di tutto», concorda Calderola.L'orso, intanto, vaga tra i due versanti. Tra poco si saprà dalle tracce se entrerà in letargo o passerà l'inverno a spasso. È un tipo schivo, l'ultimo inquilino del condominio Baldo. Buon per lui.

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