Una lezione semplice, diretta, immediata, spesso sconvolgente. Un’ora e mezza passata tutta d’un fiato ad ascoltare, meditare, rielaborare una vicenda vera portata in piazza da un professionista della comunicazione e da Gabry, un giovane come tanti altri, protagonista suo malgrado di una storia che mai avrebbe voluto raccontare. Tutto questo è My City, un’ampia pagina dedicata all’handicap promossa dall’amministrazione provinciale, dalle Ulss 22, 21 e 20, dall’Azienda ospedaliera, dal Centro servizi amministrativi e da Glaxo Smith Kline. L’incontro è stato presentato ieri mattina nella sala congressi ad una platea di studenti delle ultime classi del liceo scientifico, dell’istituto professionale commerciale e della scuola alberghiera. Circa 200 giovani coinvolti con un linguaggio immediato dal giornalista Luca Pagliari, già autore di apprezzati programmi di Rai 3 (ai tempi della direzione di Minoli) dedicati alle tematiche del mondo giovanile. Aria scanzonata, atteggiamento sciolto da compagno di banco più che da docente, il pimpante Pagliari ha subito messo le carte in tavola: «Niente paternali o moralismi da salotto televisivo. Via discorsi tediosi o fiorettate relazioni». «Sono cose che non ci appartengono e che vanno bene per i programmi di Vespa dove tutti si parlano addosso. Qui non c’è nessun grillo parlante, nessuna morale, alcun filtro. Le cose stanno così e basta», ha esordito Pagliari che nell’ottobre scorso ha presentato per la Presidenza del Consiglio il programma My City ad una platea di 50 ministri europei. Giornalista pronto a coinvolgere la platea con la domanda più banale e di facile presa: «Dove sono i tifosi del Verona?» Una ventina, scarsa, di mani si alzano: non di più. Quanto basta per rompere il ghiaccio, sfottere gli juventini («chissa perché quando perdono non alzano mai la mano») e capire che per il Chievo l’appeal in sala non è alle stelle. Battute subito accantonate. Sul palco disadorno lasciato in oscurità un raggio di luce illumina un paio di scarpe da calcio. «Sono quelle di un portiere di belle speranze. Adesso ve lo presento», e da dietro le quinte arriva un ragazzone di ventisei anni seduto sulla carrozzella. Bolognese, voce pacata, sorriso sulle labbra, Gabry ascolta l’amico e conduttore. «Dai ragazzi, questa non è una mattinata che porta sfiga, non cerchiamo il pietismo», rompe l’improvviso silenzio il buon Pagliari «Gabry l’ho conosciuto a Montecatone, un centro di riabilitazione in provincia di Bologna (600 i ricoverati ogni anno, l’80 per cento sono ragazzi tra i 16 e i 26 anni), pochi giorni dopo l’incidente stradale». «Era il 7 giugno del 1997», racconta lo stesso Gabry mentre sul maxi schermo appaiono le fotografie della sua auto distrutta, subito dopo la sbandata fatale. «Ero da poco uscito dalla discoteca e correvo». L’incidente, le urla dell’amico (alla fine illeso), l’attesa di circa mezz’ora per l’arrivo dei soccorritori. In ospedale l’arrivo dei genitori. «Mamma piangeva a dirotto, papà in silenzio. Lui è infermiere e il suo sguardo, perso nel vuoto, parlava da solo». Poi la cruda e triste realtà. «Vista come era ridotta l’auto, mi ritengo fortunato ad essere qui a raccontare la mia storia. Certo, lo scoramento è sempre dietro l’angolo, ma se ora sono totalmente autosufficiente, nonostante la paralisi dal torace ai piedi, è per la mia forza di volontà e per le ore e ore di riabilitazione. Guido l’auto, carico da solo la carrozzina. Faccio una vita normale». I problemi spesso sono di altra natura. «Locali senza adeguati servizi igienici, assenza di rampe d’accesso, posti auto per disabili occupati da chi se ne infischia del prossimo». Serve dell’altro?. Le luci si riaccendono in sala e il silenzio vale più di mille morali. My City proseguirà il suo viaggio di sensibilizzazione tra le scuole di tutta la provincia.
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Prima tappa della campagna di sensibilizzazione sull’handicap promossa da Sanità e Istruzione. Invalido per incidente lancia un messaggio contro l’alta velocità