sabato, Maggio 4, 2024
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Ieri le operazioni di recupero degli ordigni della Seconda guerra mondiale Neutralizzate 40 bombe

Oggi seconda giornata di bonifica

Tutto è filato liscio come l’olio nella mattinata di ieri nel corso delle operazioni di recupero delle 76 bombe d’aereo, che giacevano da 55 anni sui fondali antistanti Lugana Marina, a una profondità di 7-8 metri. Operazioni delicate viste le eccezionali condizioni di conservazione dell’esplosivo. Poco dopo le 13 una serie di dieci piccoli botti ha messo fine a 40 bombe d’aereo di fabbricazione tedesca, con spoletta SS11, da 25 libbre ciascuna – circa 13 chilogrammi – e contenenti ognuna 3 chilogrammi di polvere di tipo «Amatolo». Una polvere all’alluminio, il cui potere esplosivo risulta essere assai superiore al tradizionale tritolo. Stamane, seconda e ultima fase, con il recupero delle rimanenti 36 bombe e conseguente completamento della bonifica di quel tratto di lago, compreso fra Sirmione e Peschiera. Una sorta di secca in cui le acque non superano la profondità, per oltre un chilometro dalla riva, di 7/8 metri. All’operazione, nella mattinata di ieri, sono intervenuti, oltre al sindaco di Sirmione, Maurizio Ferrari, numerosi carabinieri coordinati direttamente dal comandante della Compagnia di Desenzano, capitano Franco Giandinoto, sette uomini del Gruppo Sommozzatori «Comsubin» della Marina Militare di La Spezia con il loro capitano di corvetta Massimo Pegazzano, sei uomini del Genio Militare con il colonnello Arturo Porrino ed il maresciallo D’Amico – presente quest’ultimo anche nel 1982 in occasione delle operazioni di recupero di oltre 400 granate avvenuto a Manerba del Garda – i vigili urbani di Sirmione con il comandante Carlo Caromanni, uomini del vicino centro intercomunale di Protezione civile appartenenti ai Volontari del Garda, due ambulanze della Croce Rossa Italiana ed un’autobotte dei vigili del fuoco di Brescia. Come si vede un enorme dispiegamento di forze dovuto proprio alla pericolosità di questi residuati che, una volta raccolti dai fondali, sono stati trasportati a riva con un paio di gommoni del Nucleo Sommozzatori e poi caricati su un Ducato militare e trasportati in un luogo isolato, in campagna, al di là della statale 11 dove, in dieci enormi buche profonde circa 2,5 metri e larghe poco più di un metro, sono state prima coperte da sacchi di sabbia e poi da terriccio. Le bombe erano 4 per ogni buca. Accanto ad ognuna è stata collocata una saponetta di esplosivo che, collegata con una miccia a lenta combustione, ha provocato lo scoppio. Lievi anche gli inconvenienti per il traffico veicolare e, lungo la statale Milano-Venezia, bloccata a più riprese, e solamente per pochi minuti, per consentire al veicolo militare l’attraversamento della sede stradale. A Sirmione si è giunti alla scoperta di questi 76 pezzi – che venivano montati sotto le ali degli aerei impegnati in operazioni di supporto agli attacchi svolti dalle truppe a terra, a gruppi di 30/40 pezzi, e che scoppiavano all’impatto con il suolo – nel corso delle ricerche di quegli ormai famosi missili che aerei Nato scaricarono il 15 aprile dello scorso anno, per liberarsi da pesi eccessivi. Ciò in previsione di un eventuale atterraggio di fortuna essendo, gli aerei supersonici, rimasti a corto di carburante dopo un’operazione nella vicina Jugoslavia. Un vero e proprio cimitero bellico risultano così essere i fondali del più grande lago d’Italia. Un deposito di polvere da sparo che in passato, sulla sponda veneta, fu anche oggetto di indagini giudiziarie in quanto era emerso che la malavita organizzata recuperava proprio da ordigni esplosivi, residuati bellici adagiati sui fondali gardesani, polvere da sparo che poi veniva utilizzata per attentati vari. Da più parti e in più occasioni venne richiesta un’operazione di bonifica generale e totale dei fondali gardesani, ma date le enormi profondità nonchè l’estensione del lago di Garda l’eventuale operazione avrebbe presentato serie ed insormontabili difficoltà. Tutto ciò è chiaro se si pensa che sino ad ora non è stato ancora possibile individuare e recuperare i missili Nato. I ritrovamenti sono spesso casuali. Anche agli stessi pescatori capitava, e forse capita, di imbattersi, nel ritiro delle reti – e soprattutto in giornate di burrasca – di trovare impigliati vecchi, ma ancora pericolosissimi, ordigni della Seconda guerra mondiale.

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