venerdì, Dicembre 8, 2023
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Padre Flavio va in pensione

«Una per­sona estrema­mente dolce, molto atten­ta e umile. Un uomo dal­la sem­plic­ità tut­ta frances­cana». Così il par­ro­co di Desen­zano, don Gui­do Romag­no­li, com­men­ta la notizia delle «dimis­sioni» di padre Flavio Rober­to Car­raro, vesco­vo tito­lare del­la dio­ce­si di Verona, a cui apparten­gono anche 24 par­roc­chie del Garda.Il 3 feb­braio del 2007 il reli­gioso com­pirà i 75 anni. Com­plean­no che per i sac­er­doti, e quin­di anche per i vescovi, coin­cide, sec­on­do il codice di dirit­to canon­i­co, con la rin­un­cia al pro­prio incar­i­co. Già alcu­ni mesi fa il pre­sule cap­puc­ci­no ha inoltra­to l’an­nun­cio del suo ritiro al papa, «con­sapev­ole — dice — che la nun­ziatu­ra deb­ba pen­sare a chi scegliere come suc­ces­sore nel­la dio­ce­si». E ha annun­ci­a­to di vol­er tornare «a quel­la vita frances­cana che fin da ragaz­zo prospet­ta­va come suo ide­ale». «Lo sti­mo molto. E’sem­plice, gioioso, ha una stra­or­di­nar­ia facil­ità di comu­ni­cazione — dice don Gian­ni Guan­dali­ni, par­ro­co di Lona­to -. La sua bon­tà rispec­chia in tut­to e per tut­to gli ide­ali frances­cani». I sac­er­doti del Gar­da si dicono davvero dispiaciu­ti per il ritiro di padre Flavio, che pure rispon­derà in tut­to e per tut­to ad un adem­pi­men­to pre­vis­to dal­la legge canon­i­ca. Sem­bra qua­si che in questi otto anni (fu trasfer­i­to a Verona nel 1998, e fece ingres­so solenne nel­la dio­ce­si il 3 otto­bre 1998) abbia saputo conoscer­li appro­fon­di­ta­mente uno ad uno.«E’stato più volte in paese, anche in occa­sione del­la cel­e­brazione di san­ta Maria del­la Neve — spie­ga don Eveli­no Dal Bon (Sirmione) -. E’un tipo sereno, alle­gro, che infonde coraggio».Ma è soprat­tut­to don Bruno Negret­to, par­ro­co di Padenghe, ad avere toc­ca­to con mano l’u­man­ità del vesco­vo, che ha saputo star­gli accan­to anche nei momen­ti più dif­fi­cili del­la sua vita. «Quan­do sono sta­to mala­to mi ha tele­fona­to ed è venu­to a trovar­mi — rac­con­ta -. Così anche quan­do è mor­ta mia madre: mi ha scrit­to di suo pug­no. Qualche vesco­vo, mag­a­ri, incar­i­ca i seg­re­tari di far­lo. Lui no, ha volu­to esser­mi vici­no per­sonal­mente. E’in­cred­i­bile quan­to sia abile a capire il dis­a­gio, il dolore, le sof­feren­ze del mon­do».

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