mercoledì, Maggio 1, 2024
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Tra 6 mesi la diocesi di Verona, a cui appartengono anche 24 parrocchie del Garda, cambierà vescovo. «Un grande uomo. La sua semplicità rispecchia gli ideali francescani»

Padre Flavio va in pensione

«Una persona estremamente dolce, molto attenta e umile. Un uomo dalla semplicità tutta francescana». Così il parroco di Desenzano, don Guido Romagnoli, commenta la notizia delle «dimissioni» di padre Flavio Roberto Carraro, vescovo titolare della diocesi di Verona, a cui appartengono anche 24 parrocchie del Garda.Il 3 febbraio del 2007 il religioso compirà i 75 anni. Compleanno che per i sacerdoti, e quindi anche per i vescovi, coincide, secondo il codice di diritto canonico, con la rinuncia al proprio incarico. Già alcuni mesi fa il presule cappuccino ha inoltrato l’annuncio del suo ritiro al papa, «consapevole – dice – che la nunziatura debba pensare a chi scegliere come successore nella diocesi». E ha annunciato di voler tornare «a quella vita francescana che fin da ragazzo prospettava come suo ideale». «Lo stimo molto. E’semplice, gioioso, ha una straordinaria facilità di comunicazione – dice don Gianni Guandalini, parroco di Lonato -. La sua bontà rispecchia in tutto e per tutto gli ideali francescani». I sacerdoti del Garda si dicono davvero dispiaciuti per il ritiro di padre Flavio, che pure risponderà in tutto e per tutto ad un adempimento previsto dalla legge canonica. Sembra quasi che in questi otto anni (fu trasferito a Verona nel 1998, e fece ingresso solenne nella diocesi il 3 ottobre 1998) abbia saputo conoscerli approfonditamente uno ad uno.«E’stato più volte in paese, anche in occasione della celebrazione di santa Maria della Neve – spiega don Evelino Dal Bon (Sirmione) -. E’un tipo sereno, allegro, che infonde coraggio».Ma è soprattutto don Bruno Negretto, parroco di Padenghe, ad avere toccato con mano l’umanità del vescovo, che ha saputo stargli accanto anche nei momenti più difficili della sua vita. «Quando sono stato malato mi ha telefonato ed è venuto a trovarmi – racconta -. Così anche quando è morta mia madre: mi ha scritto di suo pugno. Qualche vescovo, magari, incarica i segretari di farlo. Lui no, ha voluto essermi vicino personalmente. E’incredibile quanto sia abile a capire il disagio, il dolore, le sofferenze del mondo».

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