sabato, Maggio 4, 2024
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Vela & sfide. A tu per tu con Testa Parla il maestro del campione del mondo

«Porto Benamati alle Olimpiadi»

La vela olimpica agli sportivi veronesi ha già regalato due medaglie olimpiche: nel 1968 in Messico con il compianto Fabio Albarelli che ha conquistato il bronzo nella classe Finn e nel 2000 a Sydney Luca Devoti con Cavallo Pazzo si è messo al collo la medaglia d’argento. C’è stato anche chi invece si è portato a casa la medaglia di legno, fermandosi a un passo dal podio. Successe 32 anni fa a Kiel: è un luogo mitico per la vela olimpica, ogni estate sulle acque di questa città che si affaccia sul Mar Baltico si disputa una delle più prestigiose regate d’Europa. Là il vento soffia sempre generoso, sono semmai la bonacce a fare notizia, come quelle che caratterizzarono le regate dell’Olimpiade del 1972. A quell’edizione dei giochi, che avevano come sede principale Monaco di Baviera, parteciparono, nella classe Star, due giovani velisti gardesani di belle speranze Flavio Scala (27 anni all’epoca) e Mauro Testa (25). La loro barca era la imprendibile Mumunha con la quale avevano annichilito gli avversari durante le qualificazioni olimpiche. «Eravamo pieni d’entusiasmo, le qualificazioni erano andate benissimo, il nostro affiatamento aveva raggiunto un livello ottimale, con vento teso era molto difficile superarci e la nostra barca, un’americana Duphlin, era tirata a puntino, un autentico Stradivari galleggiante», racconta con una punta di nostalgia Mauro Testa. «Ci eravamo allenati intensamente per tutta la stagione sia in Italia che all’estero. Allora viaggiare non era agevole come adesso, eppure, abbiamo regatato in paesi lontani come il Brasile e per due mesi quell’anno siamo stati in Svezia dove abbiamo disputato il campionato europeo e quello mondiale; ancora, la settimana di Kiel, la Coppa Tito Nordico a Trieste, la settimana di Genova, l’Intervela di Riva». Continua: «Io e Flavio ci siamo conosciuti sui campi di regata, ricordo che all’Intervela del 1966 abbiamo gareggiato con una Star che faceva acqua e lottavamo strenuamente per non arrivare ultimi. Dal 1969 però abbiamo iniziato a fare sul serio. Per quattro anni in barca abbiamo fatto coppia fissa; sono state stagioni esaltanti non solo sotto l’aspetto sportivo ma anche umano. La vela ci ha dato la possibilità di viaggiare, di conoscere luoghi e persone nuove, di fare esperienze di vita indimenticabili». Nell’estate del 1972, quattro anni dopo la splendida medaglia di bronzo conquistata da Fabio Albarelli con il Finn ad Acapulco alle Olimpiadi messicane, per la vela gardesana si prospettava un’altra splendida opportunità. «Sinceramente eravamo convinti che una medaglia olimpica fosse nelle nostre possibilità», confessa Testa, «su sette prove per cinque volte abbiamo virato per primi nella prima bolina poi il vento calava e si subiva il ritorno degli avversari. È stata una settimana strana, invece che a Kiel sembrava di essere in una località del Mediterraneo in pieno agosto con sole a picco e bonaccia. Solo nell’ultima regata, che abbiamo vinto abbastanza agevolmente, l’aria ha tenuto dall’inizio alla fine. Abbiamo chiuso al quinto posto, un risultato che ci ha lasciato l’amaro in bocca. È stata comunque una bellissima avventura. La medaglia d’oro è andata agli australiani Forbes-Anderson che hanno superato gli svedesi Petterson-Westerdahl; al terzo posto si sono piazzati i tedeschi Kuwheide-Meyer». Alle Olimpiadi di Montreal (le regate veliche si disputarono a Kingston) del 1976 la Star venne estromessa dalle classi olimpiche. Scala e Modena passarono al Soling ma alle qualificazioni per i giochi furono superati da Albarelli che in equipaggio con Gianfranco Oradini e Leopoldo Di Martino ottenne il 15° posto nelle acque canadesi. La Star ritornò nel lotto delle classi olimpiche in occasione dei giochi di Mosca del 1980. «Le selezioni della Star», riprende Testa, «si conclusero al campionato mondiale di Rio de Janeiro. In quell’occasione si qualificarono Giorgio Gorla e Alfio Peraboni che poi conquistarono la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Mosca e poi anche a quelle di Los Angeles del 1984. A quel mondiale in Brasile si mise in luce un altro velista veronese Albino Fravezzi, ora allenatore della nazionale olimpica, che conquistò il secondo posto superando Gorla che riuscì a piazzarsi in terza posizione. Io e Flavio, invece», continua, «abbiamo chiuso in quarta posizione con due primi di giornata che avrebbero potuto essere tre se non si fosse impigliato nella chiglia un sacco di iuta proprio quando eravamo davanti a tutti». Dallo sport praticato a quello insegnato. «Chiusa la parentesi con la vela olimpica», conferma Testa, «ho svolto anche il ruolo di istruttore. Sono stati miei allievi campioni del calibro di Roberto Benamati e i fratelli Mario e Claudio Celon. Tra marzo e giugno il mio ex allievo Roberto Benamati, già campione del mondo con la Star, si giocherà la qualificazione olimpica per i giochi di Atene. Sono riuscito a convertire alla vela, tra gli altri, anche un personaggio d’eccezione, mio cugino Gianni Testa, l’attuale presidente della Fraglia di Malcesine». Ora tra un soggiorno e l’altro ad Antigua dove Testa gestisce un ristorante, i due amici, entrambi albergatori e ristoratori, qualche volta tornano a gareggiare assieme su una splendida barca d’epoca nella Prada Challanger regata a tappe che ogni anno si corre tra la Liguria e la Costa Azzurra.

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