domenica, Settembre 8, 2024
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Un nostalgico: «La qualità della clientela oggi corrisponde alla professionalità degli operatori»

Quando a Torbole c’era turismo di classe

Come ogni anno, la massiccia affluenza di turisti, con annesse feste, manifestazioni e disagi, forniscono motivo di dibattito. E c’è anche chi, osservando la situazione attuale, rimpiange il turismo “vecchia maniera”. E’ il caso di Bruno Civettini, “un pensionato che ha vissuto comunque di turismo, pur non essendo un albergatore”, che fa alcune riflessioni sull’argomento. A proposito delle consuete polemiche sui rumori notturni, dice, in una lettera al giornale, di trovare “semplicemente ridicolo che gli stessi albergatori che vivono di turismo si lamentino del turismo che dà loro da vivere, quel tipo di turismo che loro stessi hanno voluto e si sono creati. Il turismo che abbiamo adesso è frutto di una scelta avvenuta 20-25 anni fa. Non è vero – prosegue Civettini – che un tempo la stagione durava meno; negli anni Cinquanta, quando io iniziai la mia carriera, i contratti alberghieri erano di almeno sei mesi, e ciò è continuato per molti anni, fino all’arrivo dei famosi surf, quando il personale ha cominciato a vedersi ridotti i contratti di lavoro e le strutture sono state utilizzate più nei fine settimana che a tempo pieno. Nel boom turistico degli anni Cinquanta gli hotel venivano riempiti con clientela “singola” di mezza età, con famiglie che consumavano i tre pasti giornalieri, un paio di bottiglie di vino, e acquistavano regali e souvenirs. Clienti che prenotavano già a Natale, se non al momento della partenza, permettendo un’organizzazione alberghiera perfetta e facile. Ovviamente questa clientela richiedeva un certo tipo di mantenimento: concertini, balere, escursioni e un buon livello del servizio in albergo, con personale qualificato e competente. La scelta fatta del turismo di massa non ha tenuto conto del fatto che per fare turismo di massa servono grandi spazi: far stare diecimila e più persone in un contenitore che ne ospita regolarmente tremila comporta molti disagi. Alcune considerazioni poi vanno fatte sulla professionalità degli operatori turistici di cui si parla tanto: siamo certi che siano tutti all’altezza del compito o ci troviamo di fronte a molta improvvisazione? Siamo arrivati a tanta semplificazione che il servizio non esiste più, così il cliente si porta da solo in camera le sgangherate valigie assieme alle borse di plastica dei supermercati del Paese di provenienza e a volte anche il rampichino, perchè gira la voce che in Italia vengano rubati, salvo poi scoprire che sono gli stessi turisti a simulare furti. Il personale alberghiero è altrettanto improvvisato: si pensa che basti infilare una giacca per essere autorizzati a rovinare un’arte che è stata ridicolizzata ed umiliata, incominciando da alcune scuole alberghiere che hanno assunto insegnanti non qualificati. Oggi abbiamo anche turisti che dormono in macchina, in riva al lago, fra le gallerie, portando molte immondizie ma pochi euro; in compenso, un paio di volte l’anno gettano i gerani dal ponte sul Sarca. Non se la prenda signor Sindaco se non riesce a mettere d’accordo gli albergatori e si ricordi che ogni albergatore ha la clientela che si è procurato. Personalmente, a costo di sembrare un nostalgico, rimpiango quel tipo di clientela che ti diventava amica e lasciava mance generose. Agli albergatori mi permetto di dire “chi è causa del suo mal…” e chiedo: non è forse meglio ridimensionare l’afflusso turistico per rendere il nostro Paese più vivibile? Se non volete questo smettetela di lamentarvi.Infine un’ultima domanda: è meglio lavorare molto (e conseguentemente male) e guadagnare poco come dite voi oggi, o lavorare poco (e quindi bene) e guadagnare molto come ha dimostrato il boom dello sviluppo alberghiero degli anni Cinquanta-Sessanta?”»

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