domenica, Settembre 24, 2023
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Restauro con sorprese

Sono in cor­so i lavori di ristrut­turazione inter­na di Vil­la Car­lot­ti. Il prog­et­to prevede «restau­ro e inte­grazione degli appa­rati dec­o­ra­tivi interni, opere edili di restau­ro, risana­men­to e mes­sa a nor­ma del nucleo quat­tro­cen­tesco orig­i­nario, impianti tec­no­logi­ci ed elet­tri­ci». E l’ed­i­fi­cio munic­i­pale già sem­bra «un altro».La polverosa aula con­sigliare, dove una moquette gial­log­no­la copri­va il pavi­men­to, è lumi­nosis­si­ma. I 14 dip­in­ti, incor­ni­ciati da stuc­chi, sono sta­ti recu­perati; altri sono inaspet­tata­mente affio­rati in cor­so d’opera. Lo scalone d’in­gres­so ha riac­quis­ta­to i chiaro scuri nat­u­rali dei «mar­mori­ni». Nel­l’ala est si pro­cede e tra un po’ si met­terà mano anche al risana­men­to del­la sala al piano ter­ra per sal­vare dal­l’u­mid­ità i ric­chissi­mi dip­in­ti e le vez­zose dec­o­razioni «a grottesca» sei-set­te­cen­tesche che ornano la «Sala dei sog­ni», sede del civico.L’operazione è segui­ta dal diret­tore ai lavori, l’ar­chitet­to veronese Mario Bellavite, che ha incar­i­ca­to del recu­pero dei dip­in­ti murali il restau­ra­tore scaligero Mas­si­mo Tisato. Sono sem­pre al cor­rente delle oper­azioni il vicesin­da­co e asses­sore ai lavori pub­bli­ci, Moreno Dal Bor­go, quel­lo al pat­ri­mo­nio, architet­to Fabio Bel­trame, e il sin­da­co Ste­fano Sandri.Resta, per adesso, il prob­le­ma del «capret­to». È il sogget­to del­lo stem­ma di Capri­no, che l’am­min­is­trazione ha deciso di ripro­durre in cen­tro sala. Una spe­sa non pre­ven­ti­va­ta dal­lo stu­dio d’ar­chitet­tura, che però il Comune vuole real­iz­zare e di cui s’oc­cu­perà un artista del­la pietra locale. Nel­la stes­sa sala con­sil­iare sono state recu­per­ate le antiche travi lignee e rifat­ti i sof­fit­ti. Gli stuc­chi degli ovali che incor­ni­ciano gli affres­chi sono tor­nati all’an­ti­co splen­dore. Le raf­fig­u­razioni, scene di vita campestre, pae­sag­gi locali con scor­ci su cime, piana e colline attribuiti al pit­tore scenografo par­mense Gian Anto­nio Paglia (pri­ma metà del ‘700) sono state pulite dal nerume del­la pol­vere che le rico­pri­va; idem per gli ovali con i put­ti a tem­pera di Enri­co Kel­mak­er (sec­on­da metà del ‘700). Ora i dip­in­ti, sep­pur velati da nylon, las­ciano intravedere gli antichi col­ori: vivi­di e tersi.Intanto, sopra la por­ta che con­duce al ter­raz­zo che dà sul gia­rdi­no, sono emerse dec­o­razioni insospet­tate già parzial­mente recu­per­ate. Si trat­ta del­lo stem­ma nobil­iare di una famiglia che sarà iden­ti­fi­ca­ta da uno stori­co locale. Altre sor­p­rese sono arrivate lavo­ran­do allo scalone prin­ci­pale nel­l’in­gres­so lib­er­a­to dalle for­ti alter­azioni delle decine di strati di tinte e intonaci ste­si negli anni per inter­ven­ti di manuten­zione. Recu­peran­do i mar­mori­ni orig­i­nari, com­posti di gras­sel­lo di calce e pol­vere di mar­mo, è com­parsa, sopra la vol­ta del por­tone d’ac­ces­so, una scrit­ta parziale da decifrar­si. Inoltre, più inter­es­sante, è emer­so sul lato oppos­to lo stem­ma del­la famiglia De Medici. Qua­si inte­gro ma illeg­gi­bile, ora è sta­to puli­to con ritoc­chi limitati.[FIRMA]

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