giovedì, Maggio 2, 2024
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Convegno sul Romanico: «Urge un piano di recupero artistico»

«Salviamo la nostra storia dall’invasione del cemento»

Dal convegno sul Romanico nell’area del Garda, i cui atti sono stati presentati a Desenzano per iniziativa dell’assessorato alla Cultura, scaturisce un messaggio chiaro e allo stesso tempo forte: occorre definire un piano strategico di recupero e di valorizzazione dell’ingente e straordinario patrimonio storico-artistico per salvarlo da ulteriori urbanizzazioni. Per dirla più brutalmente, dalle colate di cemento. La ricerca sul Romanico, eseguita da un gruppo di ricercatori e studiosi tra i quali Renata Salvarani (manager didattico per la progettazione e coordinamento del corso di laurea in attività turistiche e valorizzazione culturale del territorio della Cattolica di Brescia), Giancarlo Andenna (Università Cattolica di Milano), Eugenio Turri (Politecnico di Milano, Francesca Flores D’Arcais (Cattolica di Milano) ed altri ancora, ha individuato la bellezza di un centinaio di edifici prevalentemente religiosi e riconducibili ai due secoli a ridosso del Mille, che videro in Europa i grandi fenomeni del pellegrinaggio e delle Crociate, della Riforma della Chiesa, della nascita delle municipalità, dell’elaborazione di nuovi linguaggi figurativi. Era quello un contesto di grande apertura e di intensa circolazione di persone e di idee che produsse anche nell’area gardesana monumenti artistici di alto livello e di calore artistico unici. Una traccia indelebile lasciata dalla storia sul territorio. «Gli studi e i materiali di ricerca – spiega Renata Salvarani, autrice di altre pubblicazioni pregevoli e collaboratrice per la terza pagina di un quotidiano nazionale – sono la base per la realizzazione di una rete di itinerari di turismo culturale, un’occasione di valorizzazione del territorio attraverso la riscoperta di monumenti che lo caratterizzano in modo peculiare». L’indagine dei ricercatori ha portato alla luce situazioni ancora sconosciute, altre ben note ma mai approfondite. Sotto la chiesa romanica di Bardolino, per esempio, è stata valorizzata una cripta sotterranea. Il battistero di Pontenove a Bedizzole era vicino ad un centro di passaggio sul fiume Chiese. Ma altri edifici, purtroppo, risultano in stato d’abbandono o, più semplicemente, ignorati dall’opinione pubblica o dalle stesse amministrazioni. È quest’ultimo il caso della chiesetta di San Pietro in Oliveto, a Limone sul Garda, che non è visitabile. Ma il rischio per alcune di queste testimonianze antichissime è sempre grave. Gli esempi non mancano. A Padenghe il complesso di Sant’Emiliano, di recente riscoperto e rilanciato grazie alle sollecitazioni del Fai e del professor Gian Carlo Quaglia, potrebbe venire «nascosto» da una lottizzazione di prossima apertura. Una colata di cemento di oltre 145 mila metri quadri, che vedrebbe la luce a poche centinaia di metri dalla stupenda chiesetta. Particolarmente significativo un passaggio dell’intervento del presidente della Comunità del Garda, Pino Mongiello. Una presa di posizione che non dovrebbe rimanere inascoltata. «L’arte è un bene che si è costruito e modificato nel tempo, com’è accaduto per i borghi e le attività dell’uomo: per quanto riguarda il Garda questo bene è di raro pregio, delicato, e quindi in molti casi ha bisogno di essere, oltre che vissuto, anche protetto. Questo bisognerebbe fare».

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