Sulla sanità altogardesana e valsabbina i punti fermi sono tre: «Coinvolgimento delle autorità locali, a partire dai sindaci, che occupano la loro posizione grazie al consenso dei cittadini e dopo avere vinto le elezioni; secondo, deve essere operativa una struttura riabilitativa pubblica sull’alto Garda, non importa in quale comune ubicata; terzo e più importante: la sanità altogardesana e valsabbina necessita di un piano programmatico di intervento e non di un avvicendarsi di accelerate e di frenate, che offrono l’impressione di trovarsi di fronte a notevole improvvisazione». Queste, senza giri di parole, le affermazioni di tre sindaci altogardesani: Paolo Elena di Toscolano Maderno, Marcello Festa di Gargnano e Manlio Bonincontri di Tignale che, pur se di posizioni politiche diverse, parlano la stessa lingua. I tre hanno partecipato, assieme al collega Sandro Bazzani di Gardone, al tavolo di confronto dell’Asl di Brescia, dopo il Consiglio comunale aperto della scorsa estate a Gardone sul S.Corona. Riunione interlocutoria, dicono i sindaci, ma importante perché è stato affermato il principio che «talune fondamentali decisioni relative alla salute pubblica non possono essere prese sopra la testa degli amministratori locali che devono, invece, essere ascoltati in maniera ufficiale». «Non accettiamo che il servizio pubblico ospedaliero cessi e non abbia alternative pubbliche» dicono i sindaci riferendosi al fatto che Salò dovrebbe chiudere a fine anno e che il futuro di Fasano vive sotto la spada di Damocle della ventilata chiusura entro il 2005. «Se per quanto riguarda l’ospedale per acuti va sempre più imponendosi la proposta-Borelli – potenziare l’ospedale di Gavardo e i presidi di Gargnano e Nozza -, in merito alla riabilitazione riteniamo che non si possa solo fare riferimento a strutture private. Siamo contrari alla chiusura di Salò e S.Corona ma, se è necessario, si proceda pure, a patto di sostituirli con altre strutture pubbliche. Una struttura riabilitativa può equivalere ad un buon albergo tre stelle e non avrebbe, perciò, costi inverosimili da affrontare, tenendo in considerazione l’eventualità di possibili cessioni, ad esempio di Salò, che fa riferimento a Desenzano. Ma se Brescia, da cui dipende Fasano, decidesse di mantenerla in attività, a noi andrebbe comunque bene». Una linea, dicono i sindaci, condivisa dai colleghi valsabbini e da Gianantonio Girelli, presidente della Comunità di Valle Sabbia. Poi, i sindaci mettono sul tavolo la carta più pesante: «Abbiamo avuto la sensazione che sia stato meglio spiegare i problemi sanitari della zona, che ci sono parsi poco conosciuti. Chiediamo un piano completo, che non c’è. Siamo soddisfatti che l’Asl abbia deciso l’elaborazione di un documento di analisi. E questo anche sulla base delle nostre considerazioni».
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