sabato, Luglio 27, 2024
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Questa mattina gli artificieri all’isola Trimelone faranno brillare residuati bellici emersi dal lago. Il sindaco: «Bene, ma non sarà quella totale che invochiamo da anni»

Scatta l’operazione bonifica

Scatta l’operazione di bonifica di alcuni dei residuati bellici emersi dal fondale dell’isola Trimelone. Questa mattina, a partire dalle 9, una squadra di artificieri di Padova inizierà a recuperare e a far brillare gli ordigni venuti a galla con l’abbassamento delle acque del Benaco. L’operazione è stata ordinata dal prefetto di Verona, dopo la segnalazione giunta dai carabinieri della stazione di Torri. Durante una perlustrazione di routine gli uomini della motovedetta dell’Arma hanno scorto in superficie parte del materiale bellico, che trova ospitalità nello spazio d’acqua che circonda l’isolotto di 4.165 metri quadri posto a circa 300 metri da Assenza. Dalla segnalazione è scaturita la decisione dell’ispettorato di porto della Regione Veneto d’interdire il passaggio dei mezzi nautici pubblici e privati per una fascia di sicurezza attorno all’isola di 200 metri. Ordinanza valida fino alla rimozione degli ordigni, decisa venerdì dal prefetto e comunicata all’amministrazione comunale, che ieri ha avvisato la popolazione con un volantino distribuito nei locali pubblici. I cittadini sono invitati a tenersi a debita distanza dall’isola Trimelone «per evitare il crearsi di situazioni di pericolo e intralcio agli artificieri incaricati della bonifica». «Oltre ad avvertire la popolazione ci hanno chiesto», spiega il sindaco Giovanni Zappalà, «di mettere a disposizione un’ambulanza. Altro non è stato comunicato. Si dovrebbe trattare di un intervento parziale e non di totale bonifica dell’area, come invano attendiamo dal 1998, quando l’allora presidenza del Consiglio dei ministri invitava il ministero della Difesa a provvedere in tal senso. A tutt’oggi nulla si è mosso». A suo tempo per bonificare l’isolotto di proprietà comunale e le acque circostanti era stata calcolata una spesa di circa un miliardo e trecento milioni. Una ricognizione subacquea effettuata all’epoca dal XV Centro di rifornimento e mantenimento della Direzione del centro militare di Padova aveva evidenziato la presenza di numerosissimi ordigni inesplosi, ancora giacenti a seguito dell’esplosione del cantiere di dispolettamento della ditta Catelani, avvenuta nel 1954. Si tratta per la maggior parte di proiettili da artiglieria della prima e seconda guerra mondiale, di bombe a mano tedesche e di fucili Universal, di bombe e mine anticarro e di proiettili per panzerskreok (bazooka). Un arsenale sommerso quantificato, ancora 17 anni fa dal genio militare di Padova, in circa 150 tonnellate. Molto di questo materiale è stato fotografato e filmato ed è stata anche tracciata una mappa della zona da bonificare. L’intervento prenderebbe in considerazione solo il recupero degli ordigni posti a una profondità di 30 metri, dove si concentra il 90 per cento delle bombe. Il recupero del restante 10 per cento rimane invece estremamente oneroso e nel contempo difficile da realizzare, anche per eventuali gruppi eversivi. Già, perché in passato sono stati ipotizzati dall’autorità giudiziaria utilizzi impropri dei residuati sia per gli attentati (strage di Bologna), sia per rifornire le organizzazioni terroristiche d’esplosivo.

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