martedì, Febbraio 18, 2025
HomeManifestazioniAvvenimentiTra Barnard e il Benaco un’alleanza di solidarietà
Conclusa positivamente la visita del celebre cardiochirurgo. La sua ricetta anti-infarto: vino rosso, olio doc, pesce e verdure

Tra Barnard e il Benaco un’alleanza di solidarietà

Fra i suoi 50 consigli per un cuore sano, c’è anche quello che invita a seguire il «metodo cretese»: ovvero, allinearsi alle abitudini alimentari dell’isola greca, dove l’infarto è una specie di rarità esotica. I capisaldi del metodo? Vino rosso, olio extravergine di oliva, pesce e verdura fresca: guarda caso, tutti prodotti che fanno parte anche del paniere agroalimentare del lago di Garda. Dev’essere per questo che il professor Christian Barnard, il pioniere dei trapianti di cuore, si è invaghito profondamente della riviera gardesana, fino al punto di inaugurare proprio qui un rapporto in esclusiva con una delle più dinamiche e prestigiose aziende vitivinicole del Garda Classico: la Costaripa di Moniga, di proprietà dei fratelli Imer e Mattia Vezzola, produttrice come noto del vino ufficiale della fondazione del professore sudafricano. Un rapporto che nei giorni scorsi ha avuto modo di consolidarsi ulteriormente durante la visita in Riviera che ha visto Barnard ospite per due giorni dei Vezzola. Il soggiorno valtenesino dello scienziato, 79 anni magnificamente portati, si è concluso martedì, con una visita al comune di Moniga, mentre lunedì sera Barnard è stato ospite dell’«Esplanade» di Desenzano, dove ha incontrato anche alcuni rappresentanti della stampa locale per parlare sia della sua storia che della sua fondazione, dei risultati che essa ha ottenuto in così pochi anni di attività, come la costruzione di un ospedale per bambini malati di Aids nello Zimbabwe. «Con il “Garda Classico Barnard Foundation” contribuiamo a finanziare i progetti della fondazione – ha spiegato Mattia Vezzola -. L’altra fonte è il libro di Barnard, che ha già venduto oltre 700 mila copie in 22 paesi del mondo. Noi, nel nostro piccolo, ci siamo posti l’obiettivo di arrivare ad un contributo di mezzo miliardo in cinque anni». Ma al di là delle cifre, quel che conta è il valore simbolico di questa partnership, perfettamente in sintonia con le convinzioni del professore sulle proprietà terapeutiche del vino rosso come coadiuvante nella prevenzione delle malattie cardiache. «Se mi fossi occupato prima di prevenzione, invece di salvare 150 vite avrei potuto salvarne 150 milioni», ha spiegato Barnard lunedì, ormai pienamente convinto del fatto che un approccio morbido e positivo alla vita e una sana alimentazione possano fare miracoli per combattere gli infarti. Il Garda e il suo vino rosso quindi non sono che l’ultima tappa di un percorso di ricerca straordinario, cominciato nella notte del 3 dicembre 1967 con quel primo, storico trapianto di cuore. Una notte che Barnard ricorda ancora perfettamente, e che non manca di rievocare con fare divertito. «Noi stavamo semplicemente facendo il nostro lavoro: studiando eravamo arrivati alla conclusione che alcune malattie di cuore erano impossibili da curare senza ricorrere al trapianto. Non ci siamo resi conto che quello sarebbe diventato un così grosso evento. L’ho capito solo dopo, quando ad esempio ho scoperto che i guanti da me utilizzati per l’intervento sono diventati dei cimeli per collezionisti».

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