venerdì, Dicembre 6, 2024
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Chiuso fino a tutto settembre il reparto ospedaliero: malati dimessi o trasferiti a Gavardo. Il sindaco Cipani rilancia: «E adesso l’ospedale nuovo»

Tutta l’estate senza Medicina

Il reparto non c’è più, e il primario è rimasto da solo. Senza pazienti. Resta a vigilare, come il tenente Drogo, nel «Deserto dei tartari». In attesa che i posti letti ritornino. A fine settembre, precisa la direzione dell’Azienda ospedaliera di Desenzano che sottolinea: «Si tratta di una sospensione esclusivamente temporanea». La divisione di Medicina dell’ospedale di Salò dispone di 24 letti, di cui 6 per le cure palliative (riguardano i malati terminali). A fine maggio il primario, Fausto Zuccato, ha ricevuto una e-mail da parte di Lucio Dalfini, dirigente medico del presidio di Gavardo e Salò. Diceva: «Il sottoscritto, d’accordo con il direttore generale (Mauro Borelli, ndr), ha deciso di sospendere l’attività di Medicina a Salò dal 7 giugno fino al 30 settembre, e il servizio di cure palliative sarà trasferito a Gavardo». Otto giorni di tempo per chiudere. Otto giorni, come succedeva per le domestiche. Così sono stati rifiutati nuovi ricoveri, e i pazienti dimessi (se in condizione di andare a casa) o trasferiti a Gavardo. Da lunedì il reparto è vuoto. In bacheca, la semplice fredda e-mail. All’esterno dell’ospedale nemmeno un avviso. Medici e infermieri sono stati dirottati in riva al Chiese. L’unico rimasto, Zuccato, si aggira come il capitano su una nave vuota. Lo hanno incaricato di attivare il servizio day hospital di diabetologia e, ovviamente, di proseguire con gli ambulatori. Nel corridoio del reparto di medicina non c’è nessuno. E la cosa fa più impressione di quando, nell’entrare, si ascoltavano i lamenti degli ammalati. Nel corso degli anni il nosocomio di Salò è stato sfogliato come un carciofo. Aveva più di 120 posti letto. Al momento ne ha appena 37, suddivisi tra Psichiatria (15), responsabile Gian Luigi Nobili, e Fisiatria e Recupero funzionale (22), con Massimo Prosdocimo. Poi ci sono la Dialisi (Angelo Testori), gli ambulatori, il punto-prelievi, la Radiologia, con un numero di pazienti esterni superiori a Gavardo. L’assessore alla sanità Maurizio De Giuli, medico all’interno dell’ospedale, è stato informato della decisione (Dalfini gli ha inviato per conoscenza l’e-mail). Lo stesso sindaco, Giampietro Cipani, l’ha saputo per tempo, dal primario. Cionostante il trasloco dei pazienti (o la loro dimissione) è passato come acqua che scivola sul vetro di una finestra. Con qualche mugugno delle famiglie, e i silenzi di troppi. «Io non posso entrare nel merito delle scelte del direttore generale Borelli – afferma il sindaco Cipani, da noi interpellato -. Non sono stato ufficialmente avvertito della decisione, che di certo non mi garba. Chiederò chiarimenti. Mi darò da fare affinchè il 30 settembre i posti letto ritornino». Ma un’attenta lettura della e-mail fa capire che i sei posti riguardanti le cure palliative rimarranno a Gavardo. Al massimo, Salò ne riavrà 18. Alla presenza di un paio di assessori e di un consigliere di minoranza, Cipani si infervora, spostando il discorso sulla costruzione di un nuovo ospedale. «Oggi sia Gavardo che la nostra struttura sono obsoleti – ripete -. In questi anni io e il presidente della Comun ità montana Alto Garda, Bruno Faustini, abbiamo lavorato all’ipotesi di un ospedale per acuti. Nessuno ci credeva, e invece siamo riusciti a far passare tale linea. Tanto che, ora, la Regione ha stanziato 70 miliardi di vecchie lire. Chiediamo, però, che il luogo di realizzazione sia baricentrico. E piacevole, dal punto di vista ambientale. Un po’ come a Desenzano. E non a fianco della tangenziale Salò-Brescia. «Abbiamo proposto Roè Volciano, incontrando forti opposizioni. Adesso la Regione Lombardia vuole sentire i sindaci della zona e i dirigenti dell’azienda ospedaliera». Intanto Renato Cobelli, della Margherita, ha presentato un’interpellanza urgente, chiedendo di discutere dell’argomento. «Mi sono recato a fare visita a una conoscente – scrive Cobelli -, e non l’ho trovata. Il giorno precedente gli ammalati del reparto di medicina erano stati trasferiti. Potrebbe trattarsi di un trasloco temporaneo. Ma alla cittadinanza, agli utenti e al consiglio comunale non è stata data nessuna informazione». Come se chiudere un reparto non meritasse almeno due righe di comunicato stampa e un avviso sul muro esterno.

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