Vittorio Bozzini, il reduce della Russia, preside e scrittore, ora porta appuntata sul petto la medaglia d’oro della sezione provinciale degli alpini per il contributo che ha dato con i suoi racconti a tener vivo il ricordo della tragedia di Nikolajevka. Una medaglia voluta da tutto il consiglio dell’Ana per sottolineare l’importanza dei suoi scritti, raccolti nel libro «Neve rossa», da poco ristampato a cura degli alpini di Lazise, che sta conquistando l’interesse delle penne nere non solo veronesi. La consegna della medaglia, come anticipato nell’edizione di ieri, è avvenuta domenica al cinema K2 di Verona, durante l’assemblea annuale della sezione dell’Associazione nazionale alpini. Ad accogliere sul palco il professor Bozzini è stato il capogruppo sezionale Alfonsino Ercole alla presenza di un folto parterre di autorità, fra cui il sindaco di Verona Paolo Zanotto, e davanti a una platea di penne nere rappresentanti i gruppi della provincia. Gli applausi all’indirizzo dell’alpino Bozzini sono stati calorosi e lunghissimi. La commozione del professore era evidente. Da uomo schivo e tutto d’un pezzo non ha proferito parola portando con sé, nel suo intimo, ogni emozione, analogamente a quanto vissuto nell’immane tragedia russa. Solo la sua abile penna è riuscita a far trasparire parte dei ricordi più intimi raccontando le pagine della guerra, la storia vissuta fra i ghiacci e nella steppa. «Avremo voluto che Vittorio Bozzini – spiega il capogruppo Carlo Parolini – fosse l’alpino dell’anno. Il consiglio provinciale ha invece preferito gratificare l’ex sindaco di Lazise, autore di “Neve rossa”, con una medaglia d’oro realizzata appositamente a titolo di perenne riconoscenza per il proprio sacrificio nella tremenda avventura russa e per la testimonianza che lo stesso ha lasciato ai posteri a ricordo dei tantissimi alpini che proprio in quella terra hanno lasciato la loro vita per la Patria». «Questa medaglia la dedico con tutto il mio animo e la mia infinita riconoscenza – sottolinea Bozzini – a quanti non sono più tornati e hanno colorato di rosso la neve con il loro sangue e con il loro più alto sacrificio». «Non è una riconoscenza alla mia umile persona – continua Bozzini – perché non amo onori, ma ribadisco, al ricordo perenne dei tanti alpini che nella morsa del gelo russo sono “andati avanti”».
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Prestigioso riconoscimento al professor Vittorio Bozzini, reduce dalla Russia