Il gruppo di volontariato «Solidarietà salodiana» ha celebrato i vent’anni di attività con un convegno e, ora, con una pubblicazione. «Il numero degli iscritti – ricorda il dottor Angelo Gasparotti, presidente della associazione – è 106, di cui 89 operanti, per un impegno di circa 25mila ore all’anno. Abbiamo iniziato nell’84, con l’obiettivo di servire gli anziani, sia all’interno della casa di riposo che fuori». Ed ecco le voci dei volontari. «In 20 anni – rammenta Alba- abbiamo assistito a domicilio più di 400 anziani. Il nostro aiuto ha consentito agli anziani di rimanere il più a lungo possibile nella sua casa, fino a quando le malattie invalidanti e l’esigenza di una assistenza sanitaria continua li abbiano costretti a entrare in casa di riposo. Abbiamo dato una mano a persone sole e a coppie senza parenti, con discrezione e umanità». Non sono solo numeri, ma vicende umane «Ricordo in particolare – dice la volontaria – il signor D., che aveva servito la patria combattendo in Africa, ricevendo medaglie al valor militare. Quando la moglie morì, lui decise di rimanere nella propria abitazione, finchè la solitudine e il decadimento fisico lo obbligarono a entrare nell’istituto. Accettò la nuova realtà con dignità. Continuammo a seguirlo. Intelligente e ricco di personalità, D. apprezzava la nostra amicizia. Tanto da destinare a Solidarietà un’offerta consistente». I ricordi della signora Gloria: «Alcuni anni fa mi sono trovata coinvolta in un progetto per aiutare i giovani. Ho accettato l’incarico. L’esperienza, durata molti anni, mi ha arricchito interiormente, e mi è stata di aiuto in momenti di grande sconforto. Per motivi familiari non ho più potuto continuare a operare quotidianamente, ma in seguito ho ripreso con gli anziani bisognosi di compagnia e di affetto». Poi parla la signora Bianca: «K. era rimasta vedova da poco. Sono andata a trovarla, e ci siamo subito piaciute. Ho dovuto abituarmi a stare ad ascoltarla con attenzione e pazienza. All’inizio il dialogo era faticoso. Ma col tempo tutto si è risolto, e i nostri incontri sono caratterizzati da un continuo scambio di idee e pareri. K. è una persona colta, ama vestire bene, con gusto ed eleganza. Non è mai in disordine, mai con una gonna non abbinata alla camicia. Io cerco sempre di portarle dei fiori. E’ un’esperienza positiva, a volte pesante quando bisogna seguire il lavoro, la casa e la famiglia. Ma se non riesco a passare da lei almeno una volta alla settimana, quasi mi sento in colpa». Anche Mirella ha vissuto le stesse vicende: «Assisto a domicilio una persona anziana, che ha bisogno di aiuto per la spesa, le medicine e altre piccole commissioni. A noi sembrano cose insignificanti, ma che diventano fonte di preoccupazione e di ansia per chi è solo. Lei dice che io sono il suo sole, e questo mi rende felice». Poi Betty: «Quanta fatica, per una come me che va sempre di corsa, dovermi abituare a camminare a passo lento, co n O. al braccio. La portavo a fare la spesa al supermercato, in posta a ritirare la pensione o in farmacia ad acquistare i medicinali. Momenti per lei importanti, poichè le consentivano di sentirsi parte di un mondo attivo. Ma col tempo non è più stata in grado di cucinare, di lavare la biancheria e di occuparsi di se stessa. Così è entrata in casa di riposo. All’inizio ha avuto momenti di rabbia e di rifiuto. E’ difficile accettare di non avere più la propria casa, i mobili, una vita autonoma. Io le sono rimasta vicina. Oggi i nostri rapporti sono sereni. Per lei credo di rappresentare un legame con il passato e l’anello di congiunzione con il mondo esterno». «In certi momenti – osserva poi Daniela – ho provato stanchezza e fastidio, ma sentivo che qualcosa mi univa alla signora I. L’importante è avere una persona vicino, che conosca il dolore e ci dia una mano». «Solidarietà» organizza anche corsi di educazione sanitaria. Prossimo incontro: giovedì, alle 14.30, nella sala conferenze del centro sociale, il dottor Felice Maugeri parlerà di diabete mellito.