sabato, Luglio 27, 2024
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Da Hayez a Boldini

L’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, in collaborazione con la Provincia di Brescia, grazie alla direzione artistica effettuata da Davide Dotti, ha organizzato per gli amanti dell’arte, l’esposizione, “Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento”.

La mostra fa conoscere e valorizza la straordinaria stagione dell’arte italiana del XIX secolo, periodo nel quale si svilupparono movimenti pittorici originali di alto valore creativo, dinamico, incisivo a livello europeo, dei quali dovremmo essere orgogliosi.
Il percorso espositivo si apre con Amore e Psiche, gioiello di Antonio Canova, il Fidia italiano, per la grazia con cui riprese canoni di estetica greca, in versione neoclassica. Sulle pareti della sala l’opera è circondata da tele rappresentative di autori a lui ispiratisi. Andrea Appiani, prediletto da Napoleone, gli evocava la perfezione raffaellesca nel riprendere miti classici è presente con Venere allaccia il cinto a Giunone.
La sezione seguente è dedicata al Romanticismo nel quale Francesco Hayez è protagonista significativo: in Maria Stuarda sale al patibolo, è presente la sua capacità scenografica complessa e suggestiva. Fra i personaggi sono ritratti amici contemporanei e lui stesso, con tocchi di realismo psicologico e registico propri delle rappresentazioni teatrali dell’epoca. Significativo anche il Ritratto del Principe Filippo di Belgioso orgoglioso del suo stile aristocratico. Mentre Pelagio Pelagi si sofferma sulle interpretazioni di eventi storici: Newton scopre la rifrazione della luce; Giovanni Carnovali detto il Piccio, anticipa fremiti dei maestri della Scapigliatura: intenso il suo autoritratto, come il ritratto di Bambina con bambola, dagli occhi sgranati.
Una stanza unica per Giuseppe Molteni: Elegante ritratto di un collezionista che con aria smarrita si accinge a pescare in vasi di porcellana cinese con mani guantate.
La terza sala è dedicata agli Scapigliati milanesi, innovatori dell’arte accademica del periodo. Fra diverse tele interessanti il gradevole Ritratto dell’attrice Emma Ivon fino ai tratti nervosi sovrapposti de la Farfalla, volutamente sospesa in pennellate rapide e frizzanti, opere di Tranquillo Cremona. Vivacissimo il coro che si prepara per la vigilia della sagra di Mosè Bianchi: una folata di vento scuote una tenda, un ragazzo lancia il suo acuto, un anziano violinista concentrato solo sulla musica, mentre altri coristi si gingillano distratti. La nevicata di Francesco Filippini: scorcio di un borgo sotto la neve, da rimandi affettuosi. Aurora di Previati è tanto graziosa che l’ammira lui stesso estasiato.
Negli stessi anni, a Firenze, si faceva largo un gruppo di artisti giovani e agguerriti, e dava vita al Movimento dei Macchiaioli, promosso, negli incontri al Café Michelangelo, da Giovanni Fattori. Famoso per le sue scene militari, come Le ordinanze e per le sue elegie sulla natura: La mandriana, una giovane tenta di trascinare dietro sè, due placide mucche bianche, nell’ampia distesa di campi, tra carro e covoni col fieno, sotto un cielo pieno di nuvole e di vento. Di Silvestro Lega le Sorelle Bandini nel roseto, momento di serena quotidianità. Ne la veglia l’artista riprende una ragazza in un frammento di fragilità, con le palpebre socchiuse si dondola sulla sedia, appisolata, ma ricca di calore, grazie al tocco magistrale del pittore.
Telemaco Signorini, è incisivo nei paesaggi, con intensi rimandi alla pittura di impegno sociale, come ne Il ghetto di Firenze: frammenti di luce spiovono su un vicolo animatissimo; mattino sull’Arno: sotto un cielo già nuvoloso ai primi albori, sul fondo di un terreno melmoso avanzano i regnaioli.
Nelle sale successive seguono dipinti a Soggetto Orientalista, famoso per il gusto del colore Caffi in Veduta della piazza dell’ippodromo di Costantinopoli, Fontana con una sontuosa odalisca, Parisi con accampamento persiano e Sosta alla porta del bazar, mentre Morelli ritrae momenti di preghiera araba. Sono stati artisti e viaggiatori curiosi.
In dialogo con essi scene di vita quotidiana tutta italiana, pittura di realtà: venditrici di frutta, lavandaie, risaiole. Bambini e animali ripresi con tenerezza in gestualità spontanee:il pescatorello di Induno, beffe al gatto di Chierici. Pittura retorica quando vuol diventare toccante, sincera quando Inganni rende, con effetti luminosi, gli scorci sempre affollati di Piazza della Loggia, e Piazza della Scala sotto la nevicata. Ai paesaggi del cuore Angelo Inganni aggiunge il dettaglio vivido di Donna che cucina lo spiego: il calore del fuoco riverbera sul suo volto, sul busto e sulla parete. Milesi celebra lo spiritoso e spontaneo corteggiamento al mercato;Tito è presente con la rosa tra le labbra di minuziosa intensità; Michetti con pastorella che la pittura mossa e vibrante fa balzare sul prato all’improvviso.
Proseguendo lungo percorso e nel tempo, giungiamo fino all’epoca dell’impressionismo francese, mentre gli italiani si soffermavano su temi più profondi, ciò che è oltre il reale (Simbolismo), e utilizzavano come tecnica pittorica il divisionismo, caratterizzata da intrecci di brevi pennellate cariche di colore. Giovanni Segantini si immedesima nella natura con Alpe di maggio, ove traspare una sottintesa sofferenza e la ricerca incessante di serenità sui monti; ne l’ora mesta la malinconia si fa umana, intima, nel momento del vespro, sui campi accanto al fuoco appena acceso, una donna è inginocchiata, una mucca le si avvicina.
Giuseppe Pellizza da Volpedo affronta temi sociali: Membra stanche, la fatica di migranti:in un paesaggio quasi lunare, ma illuminato dal sole, madre col piccolo in braccio, due ragazzine guardano l’orizzonte, mentre lui è sdraiato a terra. Presagio autobiografico di una prossima tragedia?
Morbelli, è l’artista che racconta meglio di tutti i suoi contemporanei la solitudine: giovinetta malata, anticipa s’avanza…istantanea di una figura femminile sullo sdraio, posto sul terrazzo, con lo sguardo rivolto verso i giardini, in un attimo di attesa dolorosa, quando scende la sera…forse l’ ultima?
Antonio Mancini presenta saltimbanco con violino, elegante e curato in ogni dettaglio, uno scugnizzo immedesimato nella parte che la scena gli offre, attento e curioso .
La mostra si chiude con la rievocazione del clima culturale parigino verso la Belle Époque. Ecco Federico Zandomeneghi, impressionista veneziano, esportato a Parigi, ma con tutta la carica emotiva del paese d’origine, rappresenta la freschezza della femminilità borghese e la vivacità degli incontri. In Serata di gala esprime una ricchezza cromatica che scende dall’abito, ai guanti, al manto allo sfondo, mentre i gesti sono di intima suggestione.
Giuseppe De Nittis racconta con toni pastello, donne fragili e luminose come in Signora in giardino e Il pasto degli anatroccoli nel laghetto dei giardini.
Giovanni Boldini è il pittore della nobiltà, con pochi tratti esalta la bellezza femminile altolocata, da la visita che nel rosa frusciante rimanda al ‘700 elegante, si lancia verso il ’900 con i sensuali ritratti di principesse e contesse: Ritratto della baronessa Malvina-Marie Vitta, che pure ha uno sguardo malinconico. Lascia intravvedere aspetti misteriosi e intriganti come nel dipinto-logo della mostra, Ritratto della principessa Radziwil, potremmo dire che abbia ispirato il diavolo veste Prada.
Sicuramente dopo un primo percorso, sarete invogliati a ripeterlo, per rivedere tanti ritratti suggestivi e soffermarvi in quelli che più vi hanno emozionato.

Note informative
Catalogo Silvana Editoriale.

DA HAYEZ A BOLDINI. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento
Brescia, Palazzo Martinengo
(via dei Musei 30)
21 gennaio – 11 giugno 2017
Orari: da mercoledì a venerdì, dalle 9.00 alle 17.30; sabato, domenica e festivi,  dalle 10.00 alle 20.00; lunedì e martedì chiuso
Biglietti: intero 10€; ridotto 8€; ridotto gruppi 8€; scuole 5€
Visite guidate: gruppi 80€; scuole 45€
Info e prenotazioni:
tel. 380-4650533;
email: gruppi@amicimartinengo.it
Sito internet: www.mostra800.it

M.T.

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