sabato, Dicembre 7, 2024
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Il grido di dolore del parroco e degli abitanti della frazione, in ginocchio dopo l’evento sismico. Parrocchia inagibile, stop al centro sportivo. E chiude l’unico bar

Villa, tante ferite da ricucire

Villa di Salò, la frazione che sorge lungo la strada provinciale Tormini-Manerba-Desenzano, lancia un grido di dolore e chiede una mano per risolvere i gravi problemi causati dal terremoto del 24 novembre. Il parroco, sfollato (è l’unico della Riviera ad avere ricevuto ordinanza di sgombero), ha trovato un paio di stanze in zona. La chiesa è sprangata. La canonica, gravemente lesionata, viene utilizzata solo al piano terra: l’unica sala agibile è diventata pluriuso, dato che serve come studio del sacerdote, per dire messa, tenere corsi per alimentaristi, concertini e spettacoli di burattini. Il sabato i bambini vanno a fare catechismo un po’ ovunque: nella pizzeria Ca’ dei Manni, dagli Alpini, all’hotel Panoramica, in case private. Non bastasse, dal 1 gennaio ha chiuso anche l’unico bar esistente: altra tegola per la vita sociale del paese. E sì che, negli anni scorsi, con la realizzazione degli appartamenti delle cooperative economico-popolari (e altri ne stanno ancora costruendo), Villa e la frazione vicina, Cunettone, sono cresciute in maniera notevole, tanto che i residenti hanno ormai raggiunto quota duemila. Il bar «Palmina», aperto nel dopoguerra e gestito negli ultimi vent’anni da Amleto Cobelli, detto Frignani (il cognome di un’ala del Milan calcio), frequentato anche per la cucina casalinga (baccalà in primis), ha smesso l’attività per volere dei proprietari dell’immobile. «Col risultato che al momento – spiega il parroco, don Dino Bressanelli- manca un centro di aggregazione. La scorsa primavera abbiamo iniziato l’intervento riguardante il centro sportivo. Ma il terremoto ci ha costretto a fermare le ruspe, per concentrare le nostre attenzioni su altri obiettivi». Il preventivo per il centro sportivo era di 450 mila euro: fondi raccolti attraverso eredità, contributi regionali, offerte delle famiglie. Il progetto comprende il campetto in erba sintetica, la piastra per il basket, il volley e il pattinaggio, un campo in terra battuta per i bambini, la tribunetta e gli spogliatoi, con annesso bar e locale per le riunioni. «Dalla primavera all’autunno – prosegue don Dino – abbiamo realizzato circa il 40% dell’opera. Il sisma del 24 novembre ci ha obbligato a interrompere e i lavori e a cambiare strategia». Così le attenzioni si sono concentrate sulla chiesa, disegnata dall’architetto Luigi Arcioni agli inizi del secolo e appaltata agli Artigianelli di Brescia, che presero manovali e muratori locali. All’epoca tutti gli abitanti si misero all’opera, andando a prendere le pietre con carri e buoi nella cava di Ponte Pier, ai Tormini. La sabbia veniva dal Pradarì, il monte delle monache. Al momento dell’inaugurazione, nel 1914, ci si accorse che la chiesa era venuta un metro più alta del progetto. La giustificazione di un testimone: «Eravamo contadini, e di misure non capivamo gran che». L’edificio, messo a posto nel secondo dopoguerra da don Domenico Ferrari, originario di Campoverde (un parroco che si faceva dare pezzi di terra, per coltivarli, e vendere fiori), contiene tempere del Benedini e, da tempi più recenti, vetrate e controfacciate decorate. «Il terremoto – spiega Renato Cobelli, geometra con due lauree, scalatore di sesto grado, pensionato, professore, ex responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Salò – ha lesionato in modo cospicuo le volte, fatte in mattoncini forati da sei centimetri. Da terra si vedono due grandi crepe, ma sopra sono centinaia. Bisognerà consolidarle». Ieri la ditta Benaco di Muscoline ha iniziato a collocare i ponteggi interni, per realizzare un sottopalco. Poi si proseguirà con a mettere in sicurezza la chiesa. Occorreranno circa 100 mila euro. Si andrà avanti di settimana in settimana, secondo le disponibilità. Il consiglio pastorale si avvale della collaborazione dell’ingegner Angelo Sandrini, dell’architetto Federico Bana, dello stesso Cobelli (che ha partecipato all’impresa del Duomo), della Edil Effe di Calcinato, degli alpini, di Giuseppe Lorenzini per la parte riguardante il restauro conservativo. «Contiamo di rientrare per la Domenica delle Palme – afferma don Bressanelli -. Certo che sarebbe gradito l’aiuto degli sponsor. Anche perchè bisogna riparare pure la canonica, costruita sulla vecchia chiesa del ‘500. E l’oratorio col teatrino o il piano soprastante l’asilo, senza dimenticare la casa del custode: la famiglia di ghanesi (papà, mamma, due bambini) è ora ospitata in un alloggio di via Cavagnina». Villa vuole risollevarsi. E per non diventare una frazione-dormitorio deve recuperare in fretta i i propri centri di aggregazione.

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