mercoledì, Maggio 1, 2024
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Tra i moltissimi curiosi anche la figlia dell'ingegner Moro

A bocca aperta davanti ai segreti della centrale

Si è rivelata davvero azzeccata l’idea dell’Enel Produzione di aprire alla cittadinanza, per un’intera mattinata, i cancelli della Centrale Idroelettrica di Riva. In diversi, ieri, dalle nove fino a mezzogiorno, hanno approffitato dell’occasione andando alla scoperta dei “segreti” della storica centrale. Accompagnati da alcuni tecnici dell’azienda i moltissimi curiosi, tra cui tanti studenti e persino qualche turista straniero in vacanza sul Garda, hanno potuto passeggiare in tutta tranquillità dentro l’enorme salone delle turbine, nei vari locali contenenti gli alternatori e i trasformatori, lungo tutto il tunnel che porta alla condotta forzata. Rimanendo poi ognuno letteralmente a bocca aperta, e con il naso in su, ad ammirare l’erta scalinata che sale a fianco del tubo fino al rifugio di S. Barbara. Ma è stata anche l’occasione giusta per apprendere un po’ di storia di questa centrale che all’epoca in cui è stata costruita (i lavori, durati complessivamente quattro anni, sono terminati nel 1928) era all’avanguardia grazie alle sue turbine che allora erano le più potenti al mondo. Per tutta la durata della visita è stato proiettato, su di un megaschermo allestito in un angolo della centrale, un documentario storico a testimonianza delle operazioni di realizzazione dell’imponente struttura che hanno visto impegnati centinaia di uomini tra operai e progettisti. E tra questi anche l’igegner Moro a cui è toccato il compito di fissare la carica di dinamite per l’abbattimento dell’ultimo diaframma di roccia. Ieri, in visita alla Centrale di Riva, c’era anche la figlia dell’ingegner Moro, Giuseppina. «Per me è una vera emozione tornare qui dentro – ci racconta – l’ultima volta che ci sono stata era il 1950 in compagnia di mio padre. In tutti questi anni la centrale è cambiata tantissimo. Certo hanno fatto tutto molto bene e nel nome della sicurezza ma è un’altra cosa rispetto ad allora. Soprattutto il fragore dell’acqua che quasi ti toglieva il fiato e che ora non si sente più. Questa, più che un’opera è stata una vera e propria impresa per tutti gli uomini che hanno contribuito a realizzarla. Erano tutti uniti verso un obiettivo comune».

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